120 morti in un attacco aereo americano-saudita
Il generale David Petraeus, capo delle forze armate statunitensi, ha ufficialmente confermato quanto da noi denunciato un mese fa, che cioè gli americani sono pienamente coinvolti, assieme ai sauditi, nel conflitto che sta dilaniando lo Yemen, ovvero in appoggio al regime di San’a che da mesi sta conducendo un’offensiva per stroncare la guerriglia Houthi (nella foto il leader della resistenza Abdul-Malik al-Houthi) forte soprattutto nella provincia settentrionale di Sa’ada. In un’intervista rilasciata al canale televisivo al-Arabiya sabato 12 dicembre, Petraeus ha testualmente affermato: “Stiamo offrendo allo Yemen la nostra assistenza in difesa della sua sicurezza, come del resto facciamo con diversi paesi della regione, e a questa assistenza va aggiunto l’addestramento che noi forniamo all’esercito yemenita”. Fonti indipendenti yemenite precisano che navi americane sono al lavoro nei pressi delle coste di questo paese per “evitare infiltrazioni di armi”, cioè ogni eventuale rifornimento ai guerriglieri. In verità il portavoce della guerriglia Houthi, mostrando ai giornalisti prove fotografiche inoppugnabili, ha denunciato il coinvolgimento diretto dell’aviazione americana nel bombardamento di alcuni villaggi della provincia di Sa’ada. Si parla di almeno una ventina di raids che avrebbero ucciso nella giornata di ieri 120 persone, ferendone almeno 44 (fonte Press Tv). Secondo queste stesse fonti i bombardieri americani a fianco di quelli sauditi hanno preso di mira zone abitate, mercati, campi profughi e villaggi.
Dopo l’intervento dell’esercito saudita in appoggio al traballante regime di Sa’na, quello americano dimostra che il conflitto yemenita si è internazionalizzato. Gli stessi paesi del corno d’Africa, ad eccezione dell’Eritrea, si sono apertamente schierati con lo Yemen. Il Sa’na Cooperation Forum (di cui fanno parte, oltre allo Yemen, l’Etiopia, la Somalia e il Sudan) riunitosi ad Addis Abeba il 22 novembre scorso, ha infatti espresso il suo pieno appoggio al governo yemenita di Abdallah Saleh e la condanna di ogni “interferenza straniera negli affari interni dello Yemen”. Il riferimento implicito è all’Iran e all’Eritrea, accusati di sostenere la guerriglia Houthi. Vedremo se dopo la plateale conferma, fatta di persona dal generale Petraeus, del diretto coinvolgimento americano, il Forum saprà esprimere una netta condanna dell’interferenza americana e saudita.
Ne dubitiamo. Questa stramba alleanza tra Sauditi, americani, etiopi e sudanesi, giustificata in nome della “lotta al terrorismo”, si pone in realtà l’obbiettivo di salvare il corrotto regime yemenita dal molto probabile crollo.
Esso non è infatti minacciato solo dalla guerriglia del nord, ma da moti di protesta popolare nel sud del paese, dove da mesi si susseguono sommosse contro il carovita, la miseria e la corruzione generalizzata. Solo nella prima settimana di dicembre, secondo fonti dell’opposizione, sono stati uccisi undici dimostranti e feriti altri dodici. Imprecisato il numero di persone detenute per avere partecipato alla proteste, si parla di migliaia di arrestati.