Il caso del Madagascar
Nel marzo 2009 il Madagascar ha subito un nuovo colpo di stato. Le elezioni presidenziali del 2002 e del 2007, che si erano svolte, almeno a parole, nella massima correttezza, avevano visto vincitore Marc Ravalomanana.
Ora certa stampa europea sostiene che Marc Ravalomanana era un ladro, un dittatore sanguinario, mentre colui che è salito al potere col golpe, Andry Rajoelina, un salvatore della patria, uno che vuole solo il bene del popolo. In realtà si tratta di un altro satrapo, solo benvisto dagli imperialisti francesi, diventato infatti presidente con un colpo di stato nel più puro stile franco-africano.
Dietrologia? Poco prima del colpo di stato c’era stata la firma di un accordo che dava a Total il 60% del giacimento petrolifero di Bemolanga, uno dei più importanti giacimenti al mondo con una capacità di 16 miliardi di barili, e una produzione di 180.000 barili al giorno per i prossimi 30 anni.
C’è una connessione tra il fatto che l’ex-presidente Marc Ravalomanana non ha sostenuto il progetto dei francesi di Total preferendo i cinesi della China National Petroleum Corp.? Difficile escluderlo.
Nell’aprile 2008, Ravalomanana aveva infatti annunciato al presidente francese le sue intenzioni, il che aveva deteriorato le relazioni franco-malgasce.
La Francia non ha mai nascosto la propria preferenza per Andry Rajoelina, da sempre vicino agli interessi di Parigi.
Non a caso il colpo di stato, condannato dalla comunità internazionale, è stato giustificato da Parigi nella più classica tradizione francoafricana.
Vale la pena ricordarsi i casi recenti, quelli di Faure Gnasingbé nel 2005 in Togo, di Deby nel Ciad nel 2008, e del congolese Sassou Nguesso nel 2009. Va avanti così dal 1960!
Marc Ravolamanana non aveva fatto mistero delle sue opinioni, e aveva denunciato anche pubblicamente la Francia di voler ricolonizzare il Madagascar. Non è che Ravolamanana sia un antimperialista, quanto piuttosto che, nella tradizione cleptomane di molti regimi africani, egli preferiva vendersi e farsi corrompere più lautamente da altri pescecani.
Sta di fatto che il Madagascar conosce sommosse intermittenti, come l’ultima, nel fine settimana del 12 e 13 settembre 2009, che ha preso di mira i simboli della Francia. L’Hotel de France è stato devastato, una granata è stata lanciata in una stazione Total di Antananarivo, la concessionaria automobilistica Sicam, filiale del gruppo francese Caillé è stata attaccata dai cittadini malgasci inferociti. Gli interessi francesi sono quindi minacciati sul serio ed un sentimento francofobo è in costante aumento nella grande isola come in tutta l’Africa francofona.
Che Marc Ravolamanana non fosse un antimperialista, che non avesse intenzione di difendere gli interessi del popolo e della sua disgraziata ed etnicamente esplosiva nazione, ma un politico scaltro e senza principi pronto a vendersi al miglior offerente, lo si era visto nel caso del contratto con la multinazionale coreana Daewoo. Malgrado l’accanita resistenza dei sindacati dei contadini malgasci Ravolamanana aveva dato l’ok all’affitto alla Daewoo Logistics di ben 1,3 milioni di ettari di terra fertile per 99 anni. Un caso esemplare che attesta quali siano i meccanismi della ricolonizzazione e di saccheggio in corso in Africa (e a cui nemmeno i cinesi sono estranei).
Il contratto avrebbe dato alla Daewoo Logistics il diritto di esportare del mais e dell’olio di palma verso la Corea del Sud per 6 miliardi di dollari.
La confederazione dei contadini malgasci (Fekritana) ha mobilitato i suoi aderenti per resistere contro questo contratto. Il suo portavoce, Rihatiana Rasonarivo, dichiarò che una tale transazione non era nell’interesse del Madagascar, e aggiunse “non siamo d’accordo con l’idea che gli stranieri acquistino delle terre in Madagascar a spese dei nostri contadini. Il governo dovrebbe facilitare l’accesso alla terra della nostra gente prima di metterla a disposizione agli stranieri”.
Non senza il beneplacito della Francia, e anche per accalappiare consensi tra i cittadini, il nuovo presidente Andry Rajoelina ha dichiarato che la terra malgascia non è in vendita. La terra no, ma il petrolio alla Total lo venderà di sicuro.