Una Quinta Internazionale?

Il documento conclusivo dell’incontro svoltosi a Caracas

Se son rose fioriranno

Il 21 novembre scorso iniziava a Caracas il primo congresso straordinario del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), partito nel quale, sotto l’egida di Chavez, sono confluiti diversi spezzoni della sinistra venezuelana vecchia e nuova, nonché diversi organismi sociali e antimperialisti. Nel suo discorso d’apertura Chavez, tra le altre cose, ha parlato della necessità di fondare al più preso una “Quinta internazionale socialista”. La proposta ha avuto una certa risonanza internazionale, quasi nulla in Italia.

 

Un giorno prima, il 20 novembre, si concludeva, perorato fortemente da Chavez, l’Incontro Internazionale dei Partiti di Sinistra. Pubblichiamo d’appresso il documento conclusivo approvato all’unanimità. Un Documento condivisibile dato il suo carattere antimperialista, non fosse che saltano agli occhi tre cose. La prima, che esso non fa alcun riferimento alla idea della Quinta internazionale, lasciando trasparire il sospetto che la proposta di Chavez abbia incontrato subito delle opposizioni tra i suoi più stretti amici. La seconda, un certo strabismo per cui tutta l’attenzione è dedicata all’America latina, considerata come il centro del mondo, mentre poco o nulla si dice delle battaglie in corso in Medio Oriente, in Asia e in Africa. Per non parlare dell’Europa. La terza, la scelta etica esclusionistica e settaria della “non violenza”, che sembra riportarci alle ambiguità del Social forum mondiale. A parte questo il “documento conclusivo dell’incontro di Caracas”, proprio nello stile agitatorio del Social forum, si limita a promuovere una sterminata serie di iniziative di lotta, che non solo riflettono lo strabismo di cui sopra (per cui tutte ruotano attorno al perno latino-americano), ma tutto è meno che una base programmatica e ideologica degna di questo nome per dar vita ad una nuova Internazionale.
Vedremo cosa ci dirà il prossimo incontro, previsto per il prossimo aprile.  Se son rose fioriranno.

L’IMPEGNO DI CARACAS

Dichiarazione politica sottoscritta dall’Incontro Internazionale dei Partiti di Sinistra svoltasi a Caracas il 19 e 20 novembre 2009

Come partiti politici e organizzazioni dell’America latina, dei Caraibi, dell’Europa, dell’Africa, dell’Asia e dell’Oceania, celebriamo e festeggiamo l’unità e la solidarietà che ci uniscono, qui a Caracas, Repubblica Bolivariana del Venezuela, e da questa città libertaria esprimiamo la nostra ribellione rivoluzionaria. Ci rallegriamo per la presenza fiera delle forze del cambiamento in un momento così speciale della storia. Allo stesso modo siamo orgogliosi e riaffermiamo la nostra convinzione di seminare per raggiungere definitivamente il socialismo del XXI secolo.

In questo senso, sottoscriviamo l’“Impegno di Caracas” come guida per le sfide rivoluzionarie che abbiamo davanti. Ci siamo incontrati allo scopo di unificare i criteri, di fornire risposte concrete che ci permettano di  difendere la sovranità, le conquiste sociali e la libertà dei nostri popoli, di contro alla crisi generale del sistema capitalistico mondiale e alle nuove minacce che si estendono in tutta la nostra regione e nel resto del mondo con l’installazione e il rafforzamento delle basi militari nelle repubbliche sorelle di Colombia, Panama, Aruba, Curacao, Antille olandesi, così come con l’aggressione al territorio dell’Ecuador, con l’invasione dell’Iraq e dell’Afghanistan.

Noi riteniamo che il sistema capitalistico mondiale è attraversato da una delle sue crisi più gravi, che lo ha scosso alle fondamenta e ha provocato conseguenze che mettono in pericolo la sopravvivenza dell’umanità. Per di più il capitalismo e la sua logica distruggono l’ambiente e le biodiversità, causando i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale e la distruzione della vita.

Uno degli epicentri della crisi capitalistica è nella sfera economica, e ciò evidenzia i limiti dell’insaziabile libero mercato dominato da monopoli privati. Ciò ha portato alcuni governi a intervenire per evitare il crollo di  vitali settori economici, ad esempio attraverso un sostegno con centinaia di miliardi di dollari alle istituzioni finanziarie. Si è chiesto a questi governi di stimolare le loro economie attraverso una maggiore spesa pubblica al fine di contrastare la recessione e il declino del settore privato, ciò che evidenzia la fine delle presunte intangibili “verità” del neoliberismo e del non-interventismo dello Stato nell’economia.

In questo senso, è opportuno promuovere una discussione approfondita sulla crisi economica e il ruolo dello Stato, e la costruzione di una nuova architettura finanziaria mondiale.

Sintetizzando, la crisi del capitalismo non può essere ridotta a semplice crisi finanziaria, è una crisi strutturale del capitale, dove la crisi economica si combina con una crisi ecologica, con la crisi alimentare e una crisi energetica, ciò che rappresenta nel suo complesso una minaccia mortale per l’umanità e la Madre Terra. Di fronte a questa crisi, noi, movimenti e partiti di sinistra, consideriamo come pietre angolari della nostra lotta per un mondo migliore, la difesa della madre terra e la costruzione di una società ecologista e sostenibile.

In questi ultimi anni le organizzazioni di sinistra e progressiste della regione latino-americana hanno accumulato forze e avviato grandi  trasformazioni, sono emersi alcuni dirigenti che occupano importanti posizioni di governo. Questo ha rappresentato un duro colpo per l’impero, perché i popoli si sono sollevati contro il suo predominio, essi si sono lasciati alle spalle la paura di esprimere i propri valori e principi, dimostrando all’impero che non consentiremo ulteriori interferenze nei nostri affari interni, e che siamo pronti a difendere la nostra sovranità.

Questo incontro di Caracas avviene in un momento storico caratterizzato da un nuova offensiva imperialista contro i popoli e i governi di questa regione e del mondo, offensiva che conta sul sostegno delle oligarchie creole e delle destre ultraconservatrici, con l’obbiettivo di recuperare lo spazio che hanno perso a causa dell’avanzata dei processi rivoluzionari e di liberazione sviluppatisi soprattutto in America Latina. Questi processi si manifestano nella creazione di organismi regionali, come l’ALBA, UNASUR, PETROCARIBE, Banco del Sur, il Foro di São Paulo, COPPPAL, per citarne solo alcuni, ed i cui principi ispirativi fondamentali sono la solidarietà, la complementarità, la priorità del sociale sul profitto economico, il rispetto  dell’autodeterminazione dei popoli; in aperta opposizione con le politiche di dominio imperiale. E’ per questo che è in atto, da parte delle forze di destra alleate all’impero un’offensiva per fermare l’avanzata e lo sviluppo delle lotte dei popoli, specialmente quelle contro il supersfruttamento degli uomini e delle donne, contro la discriminazione razziale, contro l’oppressione culturale, per la difesa delle risorse naturali, della terra e del territorio, nell’ambito della prospettiva di sinistra e dei movimenti progressisti e di trasformazione del mondo.

Noi crediamo che questi eventi hanno portato il governo “usamericano” a perseguire strategie atte a silenziare, sovvertire, sabotare e destabilizzare il processo di cambiamento e di recupero della sovranità. Per questo esso ha messo in atto politiche di offensiva ideologica e mediatica che pretendono  di screditare i governi rivoluzionari e progressisti della nostra regione, chiamandoli governi totalitari, stupratori dei diritti umani, legati al traffico di droga e al terrorismo; mettendo così in dubbio la loro legittimità. Di qui il furore col quale tutti i mezzi di propaganda dell’impero (e dei suoi agenti nei nostri paesi) sviluppano l’offensiva quotidiana contro le esperienze come quelle del Venezuela, dell’Ecuador, del Nicaragua, della Bolivia, del Paraguay, sempre mantenendo il blocco informativo contro Cuba, rivoluzionaria e indipendente.

E’ in questa strategia attivata dall’impero usamericano che si inscrive il colpo di stato in Honduras, come pure le altre iniziative destabilizzanti in America Centrale, allo scopo di imporre gli interessi oligarchici, facendo  centinaia di vittime, e che con una ripugnante ondata di cinismo cerca di mascherare con le elezioni la dittatura imposta dal governo usamericano. Contemporaneamente, esso sviluppa una offensiva sul piano militare al fine di mantenere l’egemonia politica e guerriera nella regione, per questo esso  promuove anche nuove alleanze geopolitiche, causando così la destabilizzazione della pace regionale e mondiale, attraverso l’intimidazione militare, con l’aiuto dei suoi alleati oligarchici interni, che si mostrano complici di queste azioni imperiali, cedendo la loro sovranità e aprendo spazi all’azione dell’impero.

Riteniamo che questa offensiva si esprima in particolare in due importanti eventi che hanno avuto luogo nel continente quest’anno, il colpo di Stato in Honduras e l’installazione di basi militari usamericane in Colombia e a Panama, così come il rafforzamento di quelle già esistenti nella nostra regione. Il colpo di stato in Honduras non è altro se non la dimostrazione da parte dell’impero del suo discorso biforcuto, è un modo di intimidire il resto dei governi della regione, è un test di laboratorio che mira a creare un precedente, un nuovo modello di Colpo di stato destinato ad essere applicato altrove, un modello per incoraggiare la destra a congiurare contro i processi di trasformazione indipendenti.

Denunciamo l’accordo militare tra il Governo della Colombia e gli Stati Uniti d’America, il quale rafforza la strategia degli USA nell’ambito militare, il cui contenuto si esprime nel “Libro bianco”, che conferma che lo sviluppo dell’accordo garantirà una proiezione della potenza militare continentale  ed intercontinentale dell’impero, il rafforzamento della sua capacità di trasporto e mobilità nell’area per garantire il miglioramento della capacità imperiale di azione allo scopo di assicurarsi le condizioni di accesso alle fonti di energia. Esso consente anche di rafforzare l’alleanza con le oligarchie della regione per il controllo del territorio colombiano e la sua proiezione a livello andino e Sud Americano. Tutto questo sistema e il consolidamento della relativa architettura militare, rappresentano una seria minaccia per la pace nella regione e nel mondo.

L’installazione di basi militari usamericane nella regione e la loro interconnessione con le diverse basi installate nel mondo, non producono effetti solo nell’ambito militare, ma fanno parte dello sviluppo di una politica integrale di dominio e d’espansione degli Stati Uniti, essendo queste basi punti strategici per il dominio di tutti i paesi dell’America Centrale e del Sud America come del resto del mondo.

Il trattato per la creazione di basi militari in Colombia ha come precedente il “Plan Colombia”, che era già un modello di ingerenza degli Stati Uniti negli affari di questo paese fratello e della regione, e che aveva come pretesto la lotta contro il traffico di droga e il terrorismo. Tuttavia, è dimostrato che il traffico di droga in Colombia è aumentato, per questo la giustificazione per il Trattato è del tutto svanita, visto che da quando il piano è stato attuato, non sono stati raggiunti dei risultati che possano giustificare un trattato supplementare con gli USA.

La strategia globale perseguita dagli Stati Uniti riguardo al traffico di droga si è risolta in un totale fallimento, i suoi risultati si riassumono in un processo accelerato d’accumulazione di capitale di provenienza illecita, nell’aumento del consumo e nell’esacerbazione del crimine, le cui vittime sono i popoli dell’America latina, in particolare della Colombia. Questa strategia deve essere rivista e modificata, adottando una logica che tratti il consumo di stupefacenti come un problema di salute pubblica. In Colombia il narcotraffico prende la forma del paramilitarismo e si è trasformato in un progetto politico i cui responsabili dovrebbero essere processati affinché si conosca la verità, e la giustizia è necessaria per fermare il terrore contro la popolazione civile.

Dichiariamo che noi, popoli del mondo, non siamo disposti a cedere gli spazi conquistati dopo tanti anni di lotte e di resistenza, così come ci impegniamo a recuperare quelli che ci sono stati tolti, dobbiamo difendere i processi di cambiamento e le rivoluzioni in corso, perché poggiano su decisioni sovrane dei popoli.

ACCORDI

1. Mobilitazione e rifiuto delle basi militari usamericane

1.1. Promuovere una Giornata mondiale di protesta contro le basi militari usamericane dal 12 al 17 dicembre 2009. I diversi partiti di sinistra e i movimenti sociali organizzeranno nei loro rispettivi paesi forum, concerti, marce e altre attività creative nel quadro di queste giornate.

1.2. Costituire un fronte mondiale di mobilitazione per la denuncia  politica delle basi militari USA; questo gruppo sarà composto da dirigenti sociali, dai partiti di sinistra, parlamentari, artisti, tra gli altri, che visiteranno i vari paesi, con la proposta di far conoscere attraverso il forum, appelli, conferenze stampa, in particolare con degli incontri con i loro rispettivi popoli.

1.3. Organizzare movimenti degli studenti, dei giovani lavoratori e delle donne, per la creazione di un’agenda di lavoro comune e di vigilanza per la denuncia delle basi militari in tutto il mondo.

1.4. Organizzare il Forum  giuridico mondiale di contestazione delle basi Militari statunitensi. Questo forum è inteso come uno spazio di denuncia dell’illegalità per ciò che riguarda la violazione della sovranità dei popoli, la loro autodeterminazione e l’imposizione di un ordine mondiale egemonico imperialista.

1.5. Organizzare un processo mondiale contro il paramilitarismo colombiano e fornire testimonianze e prove alla giustizia internazionale.

1.6. Promuovere un processo mondiale contro George Bush per crimini contro l’umanità. Processarlo come il principale responsabile del genocidio contro i popoli di Iraq e Afghanistan.

1.7. Promuovere una campagna per stabilire disposizioni costituzionali in tutti i paesi contro la creazione di basi militari e armi nucleari di distruzione di massa.

1.8. Promuovere, a cominciare dalle diverse organizzazioni e movimenti sociali dei paesi presenti a quest’incontro, una soluzione politica del conflitto colombiano.

1.9. Organizzare la solidarietà con il popolo colombiano davanti all’aggressione imperiale rappresentata dalle basi statunitensi sul suo territorio.

2. Consolidamento e sviluppo di una piattaforma d’azione congiunta tra i partiti di sinistra del mondo

2.1. Fondare uno spazio d’articolazione dei partiti politici e delle organizzazioni di sinistra e progressiste, che aiuti a coordinare le politiche contro l’aggressione ai popoli, il rifiuto delle aggressioni contro legittimi governi, l’installazione di basi militari, la violazione della sovranità e la xenofobia. La lotta per i diritti dei migranti nel mondo, la pace, l’ambiente, i movimenti dei contadini, degli operai, degli indigeni e dei discendenti afroamericani.

2.2. Istituire un Segretariato Esecutivo Temporaneo (SET), che permetta di coordinare un’agenda comune di lavoro, l’elaborazione di politiche che facciano seguito agli accordi decisi in questo incontro internazionale. Questa Segreteria si impegna a fornire informazioni sulle situazioni importanti nel mondo, definire le linee di azioni specifiche: dichiarazioni, condanne, mobilitazioni, invio di osservatori e ciò che sarà deciso.

2.3. Stabilire un calendario di continuo dibattito ideologico permanente sugli aspetti fondamentali nel processo di costruzione del socialismo.

2.4. Stabilire delle agende di lavoro articolate su  America, Europa, Africa, Asia e Oceania.

2.5. Organizzare la solidarietà mondiale con la rivoluzione bolivariana e il presidente Hugo Chávez davanti agli attacchi incessanti dell’impero.

2.6. Commemorare il 100 ° anniversario della proposta di Clara Zetkin di celebrare l’8 marzo come giornata internazionale delle donne, in occasione della quale le parti si impegnino a celebrare questa giornata, nella misura del possibile.

2.7. Convocare per l’aprile 2010 una riunione a Caracas in occasione del Bicentenario delle indipendenze latino – americane e caraibiche.

3. Organizzazione di un movimento mondiale di militanti per la cultura della pace

3.1. Promuovere la costituzione di basi di pace, implementate dai militanti per la Pace, che coordineranno le azioni e le denunce contro l’interventismo e la guerra promossi dall’imperialismo, ciò attraverso attività quali: creazione di forum, attività culturali e dibattiti, nei quali saranno promossi il comportamento etico della non-violenza, la piena partecipazione alla vita sociale, il rispetto per i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali, il riconoscimento delle identità culturali dei popoli e il rafforzamento dello schema d’integrazione. Questo spazio si propone di creare consapevolezza tra tutti i cittadini del rigetto di tutte le forme di dominio, d’intervento interno ed esterno, del rafforzamento della cultura della pace. Lottare per un mondo senza armi nucleari, senza armi di distruzione di massa, senza basi militari, senza interferenze straniere, senza blocchi economici; perché le persone hanno bisogno di pace e hanno il diritto allo sviluppo. Promuovere il continente americano come un territorio di pace, per costruire un mondo libero e sovrano.

3.2. Organizzare il Parlamento per la Pace, come spazio politico di scambio degli sforzi congiunti tra parlamentari progressisti e di sinistra per conoscere gli aspetti storici, economici, giuridici, politici, ambientali, in difesa della pace. Si suggerisce, come data della prima riunione, il mese di febbraio 2010.

4. Artiglieria della comunicazione internazionale per l’emancipazione della coscienza rivoluzionaria

4.1. Discutere di una politica pubblica di comunicazione  a livello interregionale che permetta di affinare la battaglia mediatica e trasmettere alla gente e ai popoli i valori del socialismo.

4.2. Promuovere la creazione e il consolidamento dei mezzi di comunicazione alternativi e comunitari per spezzare l’accerchiamento  mediatico, promuovere un Coordinamento internazionale dei Media Alternativi di Sinistra alternativa che generi dei legami di scambio di informazioni da un paese all’altro, dove Telesur e RadioSur possano fungere da punta di lancia di questa azione.

4.3. Creare una pagina web dei partiti e dei movimenti progressisti del mondo come mezzo per lo scambio permanente e lo sviluppo del concetto di comunicazione emancipatrice e alternativa.

4.4. Promuovere un movimento di artisti, di designer, di cineasti per lo sviluppo di spot, corto- e lungometraggi che riflettano l’avanzata e la lotta dei popoli rivoluzionari.

4.5. Svolgere un incontro o un forum internazionale dei media alternativi di sinistra.

5. Mobilitare tutte le organizzazioni popolari per un sostegno incondizionato al popolo dell’Honduras

5.1. Attivare un processo internazionale contro i golpisti in Honduras dinanzi al Tribunale Penale Internazionale per i crimini e gli abusi commessi.

5.2. Non riconoscere il processo elettorale illegale che si vorrebbe legittimare in Honduras.

5.3. Fare una veglia mondiale durante il giorno delle elezioni in Honduras, con la quale il Colpo di stato pretende di autolegittimarsi, coordinata dal  Comitato permanente emerso da questo incontro.

5.4. Coordinare delle azioni dei partiti di sinistra a livello mondiale per contrastare le pretese dell’impero di prendere a modello il Colpo di Stato in Honduras, ciò nell’ambito della strategia contro i governi progressisti in America Latina e nei Caraibi.

5.5. Accompagnare il popolo di Honduras con un movimento di solidarietà mondiale, con la resistenza popolare e la ricerca di percorsi democratici e partecipativi che instaurino governi progressisti per il bene comune e la giustizia sociale.

5.6. Mettere in atto azioni dirette a denunciare agli organismi multilaterali, nel quadro del diritto internazionale, il sequestro di cui è stato vittima il legittimo presidente di Honduras, José Manuel Zelaya, che ha causato la rottura dell’ordine costituzionale in quel paese. È necessario stabilire le responsabilità di chi abbia partecipato direttamente a questo delitto, compresi coloro che hanno facilitato i voli di trasporto, in entrata e uscita dal Costa Rica, senza dunque cercar di arrestare chi ha rapito il presidente dell’Honduras.

6. Solidarietà con i popoli del mondo

6.1. I partiti di sinistra dell’Incontro Internazionale di Caracas si  pronunciano per l’immediata liberazione dei Cinque Eroi cubani che ingiustamente soffrono in cattività nelle prigioni usamericane. Si tratta infatti di autentici combattenti antiterroristi che non hanno causato alcun danno alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, la cui attività mirava, invece, a prevenire gli atti terroristici tramati dalla controrivoluzione, essa sì terroristica, avversa a Cuba. I Cinque Eroi sono stati sottoposti a un processo farsa, condannato dalla gran parte dell’umanità, e stigmatizzato da una congiura del silenzio dei grandi media. Di fronte all’impossibilità che si faccia  giustizia attraverso i tribunali, noi chiamiamo tutte le forze politiche di sinistra del mondo ad intensificare le loro azioni per la loro immediata liberazione. Esigiamo dal presidente Obama che eserciti le sue prerogative esecutive e liberi i Cinque Eroi dell’Umanità.

6.2. L’Incontro Internazionale dei Partiti di Sinistra si pronuncia risolutamente per la cessazione immediata e incondizionata del criminale Blocco degli Stati Uniti che ha causato tanti danni e sofferenze al popolo cubano nel corso degli ultimi cinquanta anni. Il blocco deve cessare per compiere la volontà dei 187 paesi che hanno espresso recentemente all’Assemblea generale delle Nazioni Unite il loro assoluto rifiuto di questo atto di genocidio.

6.3. Accompagnare il popolo haitiano nella lotta per il ritorno del presidente Jean-Bertrand Aristide nel suo paese.

6.4. Si propone di studiare la possibilità di concedere la residenza in  Venezuela a Jean-Bertrand Aristide, che è stato rapito e rimosso dalla sua carica di Presidente di Haiti da parte dell’imperialismo americano.

6.5. È  necessario dichiarare un’allerta permanente allo scopo di evitare qualsiasi tipo di rottura costituzionale che possa far indietreggiare il processo di cambiamento democratico in atto in Paraguay.

6.6. Denunciamo l’avanzata neo-liberista privatizzatrice in Messico (vedi il caso della Azienda di  energia elettrica, azienda dello stato e patrimonio del popolo), privatizzazione che porta al licenziamento in massa di 45mila lavoratori, nonché di spaventare il sindacato “Luz y Fuerza”, nel quadro di un’ennesima offensiva dell’impero in America centrale e del Nord.

6.7. Dichiarare la solidarietà con i popoli del mondo che hanno sofferto e subiscono gli attacchi dell’impero, in particolare il blocco genocida che dura da più di cinquanta anni contro il popolo cubano e il sequestro dei Cinque Eroi; la minaccia contro il popolo del Paraguay; il massacro del popolo palestinese, l’occupazione illegale di una parte del territorio della Repubblica Saharawi e l’invasione di Iraq e dell’Afghanistan che adesso si è estesa al Pakistan; le sanzioni illegali imposte allo Zimbabwe e la costante minaccia contro l’Iran.

Caracas, November 21, 2009

Traduzione a cura della redazione