Di cosa ci parlano le vicende della Val di Susa

Prima di tutto vogliamo esprimere la nostra solidarietà ai feriti dei pestaggi polizieschi della Val di Susa. Solidarietà a Simone Pettinati, fortunatamente ormai fuori pericolo dopo essere stato ricoverato in ospedale in prognosi riservata. Solidarietà alle due donne ferite, per una delle quali – Marinella Alotto – si parla di frattura del setto nasale, frattura a volto, mandibola, costole. I testimoni riferiscono di come i feriti siano stati ripetutamente colpiti dalla polizia alla testa ed alla schiena quando erano già a terra.

I recenti avvenimenti della Val di Susa sono noti, ed al di là della solita manipolazione mediatica tutti hanno capito la volontà di intimidire il movimento NO TAV. Intimidirlo con la violenza poliziesca e con quella non meno feroce delle dichiarazioni politiche bipartisan che sono seguite. Se i manganelli servono ad intimidire fisicamente, il compatto schieramento politico a favore dell’Alta Velocità vorrebbe isolare l’opposizione ad un’opera assurda, che serve soltanto a soddisfare gli appetiti del grande partito trasversale degli affari. Solo il tempo potrà dirci se questo tentativo di terrorizzare la popolazione della valle avrà successo. Fino ad oggi il movimento ha retto, e siamo convinti che continuerà a resistere.

La base di questa resistenza popolare sta nella comprensione di che cosa sia veramente la TAV: una macchinetta mangiasoldi al servizio dei soliti gruppi affaristici che, mentre devasterebbe irrimediabilmente il territorio della Val di Susa, avrebbe una ricaduta vicino allo zero sul sistema dei trasporti del nostro paese.
A questo proposito citiamo il punto di vista del noto meteorologo Luca Mercalli:
«La linea, per la parte di competenza italiana, costerebbe tra i 15 e i 20 miliardi di euro, come tre ponti di Messina. I contributi europei coprirebbero meno del 30% della sola tratta internazionale (la galleria di base), il resto lo pagherebbe lo Stato italiano, quello che lamenta carenza di risorse e fatica a mantenere la sostenibilità della finanza pubblica.
La domanda è allora: quale sarà il beneficio dell’opera? Gli studi disponibili mostrano che la ricaduta della Tav Torino-Lione sul sistema economico italiano ed in particolare piemontese sarebbe assai limitata. La Torino-Lione consentirebbe una riduzione dei tempi di spostamento di persone e merci di circa un’ora verso la Francia, ma si tratta di una quota intorno all’1% dei movimenti che si effettuano in Piemonte e meno dello 0,1% a scala nazionale. Non siamo nella situazione di centocinquanta anni fa, quando fu costruito il traforo ferroviario del Frejus. La realizzazione di quel traforo significò ridurre i tempi di spostamento da un paio di giorni, a dorso di mulo, a poche ore
».
(http://lavallecheresiste.blogspot.com/)

Che la smettano, allora, di venderci la TAV come la panacea del dissestato sistema dei trasporti nazionali!, che si dedichino piuttosto a far viaggiare i treni dei pendolari, possibilmente rendendoli un po’ più dignitosi, un po’ più puntuali, un po’ meno costosi.
E invece vanno nella direzione completamente opposta. E siccome il popolo la favola del «progresso» non la beve più tanto facilmente, ecco i pestaggi, per reprimere, intimidire ed «avvertire» ogni opposizione sociale, non solo quella contro la TAV.

E’ un potere, però, non troppo sicuro di sé, se deve perfino scortare di notte una trivella. Ed è forse in questo fotogramma l’importanza della lotta della Val di Susa. Un lotta che va avanti da anni, un popolo che non si è fatto fregare dai politicanti che popolano le istituzioni, una lotta che ci parla di una frattura netta tra una comunità ed il Palazzo (o, meglio, i Palazzi) del potere. Lo schieramento bipartisan a favore della TAV è infatti impressionante. Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino (tutte amministrazioni di centrosinistra) sono al fianco del governo Berlusconi per realizzare l’opera. Non a caso il comunicato più vergognoso sui fatti di mercoledì notte è stato stilato proprio da due parlamentari del Pd, Stefano Esposito e Mimmo Portas, noti esponenti di quel partito degli affari parente stretto del partito delle emergenze che ha il suo simbolo nazionale in Guido Bertolaso. I SI TAV non hanno però un grande seguito popolare, tant’è vero che il loro recente tentativo di manifestazione è sostanzialmente abortito. Come fallito, almeno in questo caso, è il loro tentativo di dividere il movimento tra «buoni» e «cattivi».

Ovviamente ci riproveranno. Intimidire, diffamare, dividere: questa è la loro linea, niente di nuovo sotto il sole. Ci riproveranno anche perché vogliono sconfiggere una vera esperienza di resistenza popolare come quella della Val di Susa. Una ragione di più per sostenere in ogni modo il movimento NO TAV di quella valle, non solo perché ha ragione, ma anche per quello che ormai rappresenta.