Uno Stato assassino, l’ipocrisia dell’Europa, il silenzio dell’Italia

E’ di ieri la notizia secondo cui la polizia di Dubai ha identificato altri 15 responsabili dell’omicidio di Mahmoud Al Mabhouh (foto), il dirigente di Hamas assassinato nell’emirato il 20 gennaio scorso da agenti israeliani.
Anche queste persone avevano utilizzato identità false. Sei si erano presentati a Dubai con passaporti inglesi, 3 irlandesi, 3 francesi e 3 australiani. La stessa cosa era avvenuta per i primi 11 membri del gruppo omicida identificati una decina di giorni fa. Allora risultò che costoro avevano usato false identità britanniche (6), irlandesi (3), tedesche (1) e francesi (1).

 

Come noto, Mahmoud Al Mabhouh – uno dei fondatori delle brigate Ezzedin al-Qassam – è stato tramortito, si dice con una scossa elettrica, soffocato ed alla fine avvelenato. Un’azione spietata che aveva probabilmente non solo lo scopo di eliminare un nemico e di carpire informazioni, ma anche quello di inviare un segnale. Le incredibili tracce lasciate dagli agenti israeliani fanno infatti pensare ad una scelta deliberata, una sorta di rivendicazione firmata e controfirmata, secondo una ben precisa logica del terrore. Come se Israele avesse voluto manifestare al massimo livello la sua spietatezza, la sua spregiudicatezza, anche per verificare le reazioni internazionali.

A conferma di questa ipotesi c’è anche il coinvolgimento di diversi stati europei (ed ora dell’Australia). Ad un certo punto era sembrato che sulla questione delle identità rubate potesse scoppiare almeno una piccola crisi nei rapporti tra i paesi europei interessati ed Israele, ma poi si è ben presto capito che si trattava della solita tempesta in un bicchier d’acqua. L’Europa non ha alcuna intenzione di contrastare in nessun modo il terrorismo israeliano, agli agenti del Mossad tutto è permesso. Il comunicato dell’Unione Europea di 3 giorni fa è in questo senso esemplare. Bruxelles parla di «interrogativi perturbanti», di una «violazione dei diritti dei cittadini» (il riferimento è agli europei di cui sono state utilizzate le identità), ma il comunicato non cita mai Israele, né spende una parola sull’uccisione di Al Mabhouh. E dagli uffici dell’Unione si fa infatti sapere che non ci saranno conseguenze nei rapporti con Israele.
Eppure dagli Emirati l’accusa è piuttosto precisa, al punto che il capo della polizia, Khalfan Tamim, ha chiesto un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo del Mossad (fonte The Indipendent). Ma l’ipocrisia dell’Europa è nota, e se si tratta dei sionisti non di sola ipocrisia si tratta.

A rendere la posizione europea ancor più grottesca c’è stata due giorni fa una cena informale tra la signora Ashton (ministra degli esteri europea) ed il suo collega israeliano, il ben noto Avigdor Lieberman, che alla sua partenza da Tel Aviv aveva avuto la spudoratezza di dichiarare che: «Non c’è un solo elemento, una sola informazione, che indichi un coinvolgimento di Israele» (Corriere della Sera, 23 febbraio 2010).
Una faccia tosta incredibile, ma una faccia tosta consentita anche dalla subalternità della posizione europea.

Ma le notizie di ieri tirano in ballo anche il nostro paese.
Secondo la polizia di Dubai, 8 membri del commando omicida sono partiti dall’Italia, per l’esattezza 6 da Fiumicino e 2 da Malpensa. Ha niente da dire il governo Berlusconi su questo uso del territorio nazionale da parte del Mossad? Ovviamente no. Né gliene chiederà conto la finta opposizione che siede in parlamento che in quanto a filo-sionismo non ha da imparare da nessuno.

A Dubai è caduto un combattente della causa palestinese, probabilmente anche per il tradimento (ma questa non è una novità) dell’ANP che vede due suoi ex funzionari coinvolti nell’attentato.
Su questo aspetto riprendiamo la posizione di Hamas così come riferita dal quotidiano al-Quds al-Arabi: «Hamas, pur attribuendo al Mossad la paternità dell’operazione che ha portato all’assassinio di Mabhouh, ha accusato Mohammed Dahlan – membro di Fatah ed ex “uomo forte” dell’ANP a Gaza, prima che Hamas prendesse il potere nella Striscia – di essere coinvolto nell’operazione; i due palestinesi arrestati in Giordania e consegnati alle autorità di Dubai con l’accusa di aver fornito supporto logistico alla squadra che ha commesso l’omicidio, avevano lavorato in passato nei servizi di sicurezza dell’ANP, e secondo Hamas lavoravano attualmente per una società immobiliare di proprietà di Dahlan a Dubai».

Concludiamo osservando che l’omicidio di Dubai non è un semplice episodio della guerra sporca del Mossad. E’ invece qualcosa di più, un tassello di una situazione mediorientale che si va facendo sempre più incandescente.