Dichiarazione del MIR sul terremoto in Cile

Che i rivoluzionari siano in prima fila nel recupero e nella distribuzione di cibo, acqua potabile e abbigliamento!

Ai lavoratori e al popolo del Cile
Ai nostri sostenitori e collaboratori, ai militanti del MIR

Come già noto in tutto il mondo, la mattina di Sabato 27 febbraio, un terremoto, la cui grandezza è stata misurata in 8,8 gradi della scala Richter,  ha squassato il nostro paese distruggendo totalmente le comunità vicine. Il sisma è stato uno dei più devastanti del mondo, già si contano oltre 700 morti e non c’è una stima realistica dei dispersi, soprattutto nelle regioni costiere del Maule e Biobío, a causa dello tsunami che ha seguito il forte terremoto.

Il terremoto ha smascherato nel modo più brutale la catena di interessi dei protagonisti legati al regime dominante, politico ed economico. Anche se riteniamo che ciò di cui c’è bisogno è un’azione concreta di solidarietà, per quanto piccole possano essere, siamo tenuti a fare alcune puntualizzazioni:

1. Le vecchie strade e i vecchi ponti costruiti dallo Stato hanno resistito al terremoto. Le nuove autostrade della capitale no. Le autostrade privatizzate durante i governi della Concertacion invece, propagandate come un esempio di sinergia pubblico-privato, non hanno resistito ad una sola scossa tellurica e sono state distrutte. Nonostante le sovvenzioni statali del valore di milioni, nonostante i balzelli quotidiani a danno degli utenti, sono crollati cavalcavia, argini, passerelle e ponti pedonali, uccidendo diverse persone e ferendone molte altre, tagliando il paese in due, lasciando migliaia di famiglie in difficoltà e senza poter giungere in soccorso dei loro cari.

2. La DC e il suo feudo del Ministero degli alloggi, dopo una scia di scandali legati alla corruzione e alla negligenza nella costruzione di alloggi sociali, è responsabile; responsabile è il governo di Concertacion che ha portato avanti per tanti anni la privatizzazione dell’edilizia popolare. Ora con il terremoto, interi quartieri popolari in diverse parti del paese sono pericolosi e debbono essere sgomberati e tanta gente sarà senza casa. Colpevole è la frenesia speculativa immobiliare che ha consentito l’arricchimento di personaggi famosi della coalizione e della destra. Il caso dell’edificio di 15 piani crollato a Concepción è un esempio, tanti progetti di edilizia per le stesse classi medie hanno gravi problemi strutturali e sono sul punto di crollare. Il fatto è che l’affarismo capitalista nel settore immobiliare non ha puntato a costruire solidamente, ma ad accumulare capitali. Si è abbassata  la qualità delle costruzioni, quella dei materiali, si sono falsificate le relazioni tecniche, sono stati corrotti i controllori.

3. Importanti istituzioni dello Stato hanno lavorato lentamente e funzionato malissimo.
Il servizio  Idrografico e Oceanografico (Shoah) ha commesso una negligenza criminale, nel non sapere come interpretare i propri strumenti fornendo informazioni sbagliate alla ONEMI sull’allarme tsunami, lasciando indifese le popolazioni costiere e insulari del nostro paese, che sono state le più colpite dal disastro. C’è stato un ritardo di quasi 24 ore nell’avvisare del pericolo di uno tsunami sulle coste della Costituzione Iloca, Pelluhue, Curanipe, Talcahuano, Concepcion, Contulmo, Juan Fernandez e, quindi il ritardo negli aiuti ai sopravvissuti.
Inoltre, nonostante per anni lo Stato del Cile abbia sostenuto in vari modi la coordinazione tra l’esercito e la ONEMI (Sistema per la simulazione a la gestione di situazioni di emergenza-SIGEN), e il Sistema per la gestione delle emergenze (SEGI); nonostante tutte le esercitazioni di simulazione condotte in più di una occasione per sviluppare un modello efficace di intervento di emergenza, la lentezza e la mancanza di coordinamento tra governo centrale (ONEMI) e le varie istituzioni dello Stato; vaste aree del paese sono restate completamente isolate, senza acqua, senza elettricità, senza cibo, senza vettovaglie, senza carburante, una situazione che col passare del tempo è addirittura peggiorata. Pur avendo tutte le risorse finanziarie, materiali, e umane, gli aiuti non sono giunti ai terremotati.
Non sono stati forniti servizi di base, non è stata organizzata la distribuzione di cibo e acqua a chi ne ha bisogno.

4. Con il passare delle ore il terremoto ha mostrato chi sono le vere vittime: i poveri.
Nella regione del Biobio, una delle più povere del paese, dove la disoccupazione raggiunge il 10,4% dei lavoratori e in cui la maggioranza di coloro che hanno posti di lavoro riesce a malapena a sbarcare il lunario, la gente si è ritrovata senza acqua corrente, niente elettricità, niente cibo, impossibilitata di tornare alle loro case, e molti di loro senza nemmeno i vestiti. I veri sciacalli sono quelli che speculano sulla povertà, quelli che stanno vendendo il pane a 3.500 pesos e l’acqua a mille dollari al gallone. Così si spiega perché  gli abitanti dei villaggi sono riusciti a rompere le barriere di accesso ai supermercati allo scopo di acquistare i prodotti necessari per sopravvivere, o per venderli o barattarli col necessario: l’acqua, il latte, i pannolini, la farina, il cibo. Situazioni analoghe si sono verificate nella parte settentrionale della regione metropolitana, a Renca a Quilicura a Conchalí.
Sono le donne che hanno avviato questo movimento, come tante volte nella nostra storia, per i loro figli, per le loro famiglie. Anche se alcuni gruppi criminali hanno fatto ricorso spudoratamente a saccheggi dei negozi organizzati a scopo di lucro la realtà è chiara: gli aiuti dello Stato non arrivano o sono insufficienti a soddisfare le pressanti esigenze della gente . Il popolo sta rispondendo istintivamente e sta riappropriandosi di ciò che è necessario per sopravvivere. Essi non hanno danneggiato i piccoli investitori e commercianti, ma hanno attaccato direttamente i grandi supermercati e distributori come Leader e Santa Isabel.
Il popolo reagisce all’aumento drastico dei prezzi del 2008, alle conseguenze della cattiva gestione del governo, alla disoccupazione che ha colpito circa un milione di lavoratori e le loro famiglie nel 2009, a cui si è ora aggiunto il terremoto e lo tsunami, lasciando quasi due milioni di famiglie nella disperazione. In queste condizioni nessuno poteva avere dubbi che il popolo avrebbe reagito positivamente.

5. Per questo è stato obbligatorio, per il popolo, il ricorso all’azione diretta per soddisfare i bisogni di base, ecco allora che i ricchi hanno lanciato l’allarme. Jacqueline van Rysselberghe, sindaco di Concepcion, ha richiesto l’intervento immediato dell’Esercito, sostenuta dal neoeletto presidente di destra Sebastian Pinera. Poco più tardi, al Palacio La Moneda sono arrivati trafelati il direttore della catena di Supermercati del Sud, Gonzalo Dulanto, il general manager di D & S Wal-Mart, Enrique Ostale e Horst Paulmann, proprietario di Cencosud (Jumbo) e un rappresentante di UNIMARC.
Quasi magicamente, il governo ha immediatamente dichiarato lo Stato di catastrofe, ovvero lo Stato di emergenza sospendendo le garanzie costituzionali e cancellando i diritti fondamentali, scavalcando il Parlamento, mentre il ministro della Difesa ha annunciato la mobilitazione di 10.000 soldati.
Tali risorse logistiche, per più di dodici ore, non erano disponibili per le vittime del terremoto, sono state però immediatamente mobilitate per tutelare gli interessi delle imprese capitalistiche e ripristinare l’”ordine” all’interno del centro della città di Concepción. Nessun militare andrà a difendere i pochi beni ai poveri, lasciati alla mercé dei lumpen o a reprimere gli speculatori.
Il governo Bachelet, così facendo, non solo si dimostra come il più repressivo di tutti i governi di Concertacion; non solo è il governo che ha facilitato il ritorno della destra al governo; ha finito anche per cedere il controllo delle regioni Biobío Maule ai militari imponendo il coprifuoco.

6. In questa situazione, i militanti del Movimento della Sinistra Rivoluzionaria (MIR), sono perfettamente d’accordo sulla necessità, la legittimità e la giustizia del popolo di aprire le porte dei supermercati, dei distributori e dei centri commerciali di grandi dimensioni, per recuperare direttamente i prodotti di primaria necessità per  contribuire ad alleviare in qualche modo gli effetti del terremoto. I nostri militanti debbono essere attivi in questo movimento e integrarvisi al più presto.
Siamo d’accordo con l’organizzazione e l’azione coordinata degli abitanti per il recupero e la distribuzione di acqua, cibo, vestiti e lenzuola nelle regioni, settori, distretti e nelle località più duramente colpite dalla catastrofe. Non accettiamo invece che bande di criminali e di speculatori si impossessino loro dei beni di prima necessità. Non possiamo permettere che bande organizzate prendano tutto e nulla sia lasciato a chi ha perso la casa e si trova in mezzo alla strada. La legge della giungla non può prevalere sui poveri, che sono stati duramente colpiti nel nostro paese, mentre i soldati tutelano solo gli interessi delle classi dominanti e l’”ordine pubblico” dei capitalisti.
I cittadini stessi si debbono autorganizzare.

Pertanto, invitiamo le organizzazioni rivoluzionarie, tutte le organizzazioni di sinistra, a partecipare attivamente all’organizzazione delle comunità più colpite dal terremoto e a prepararsi davanti alla mancanza di beni di prima necessità.

Chiamiamo le organizzazioni rivoluzionarie e tutte le organizzazioni di sinistra a difendere la popolazione, a combattere la speculazione sui bisogni primari del popolo e al contrasto delle bande criminali.

Chiamiamo le organizzazioni rivoluzionarie e tutte le organizzazioni di sinistra, a contribuire, per quanto possibile, alla costruzione di un movimento d’emergenza che aiuti le lotte e le rivendicazioni del popolo e dei lavoratori.

Di fronte al disimpegno del governo borghese, il popolo si mobiliti!
Espropriare gli sfruttatori è un diritto del popolo!
Che i rivoluzionari siano in prima fila nel recupero e nella distribuzione di cibo, acqua potabile e abbigliamento!

E’ lottando che avanza il popolo!
Movimiento de Izquierda Revolucionaria
MIR del Cile

Danilo Neira
28 febbraio 2010

(traduzione a cura del Campo Antimperialista)