Incontri con i dirigenti di Nashet
Tour italiano, 10-18 marzo 2010 – da www.sumud.org
Provate ad immaginare come vivono le ragazze e i ragazzi in un campo profughi.
Come in un campo di concentramento, da cui si può uscire solo attraversando i check point dei militari. Case fatiscenti affastellate l’una sull’altra. La grande maggioranza sopravvive in condizioni di miseria arrangiandosi come può. Padri di famiglia che se trovano lavoro all’esterno debbono accontentarsi di salari che sono un terzo degli altri. Servizi pubblici inesistenti. Acqua e luce che vanno e vengono. Soprattutto la gioventù, nata e vissuta nei campi, è privata dei suoi più elementari diritti allo studio, al lavoro e allo svago.
Tuttavia colpisce la dignità e la fierezza di questi uomini e di queste donne che non cessano di sognare che un giorno non lontano possano ritornare nella loro terra, da cui sono stati cacciati con le guerre e la violenza. Non è il sapore della paura ma quello della speranza che si respira. Il sapore della Resistenza.
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