Brian Stelter del New York Times documenta la profonda riluttanza da parte dei chiaccheroni dei telegiornali e degli ufficiali governativi a definire l’incidente come un atto di “terrorismo”, anche se — come ben spiegato da Dave Neiwert — rientra perfettamente nella definizione del termine, infatti è un classico esempio di qualsiasi definizione ufficiale di quel termine. La questione non è se i reclami di Stack siano reali o se la sua reazione sia giusta; è che il suo atto è indiscutibilmente in linea con la definizione ufficiale di terrorismo. Ma come detto da Pete Williams, della NBC, sull’insistenza ufficiale sul perchè questo non era un atto di Terrorismo, ci sono “un paio di ragioni per affermare ciò … Una è che Stack è un cittadino Americano.” Megan Kelley di Fox News ha chiesto a Catherine Herridge riguardo a queste negazioni: “Mi sembra di capire che intendono il terrorismo nel suo senso più ampio, quello a cui tutti noi siamo abituati”, al quale Herridge ha risposto: “loro intendono il terrorismo con la T maiuscola.”
Tutto ciò mette in evidenza, ancora una volta, che Terrorismo è al tempo stesso la singola parola più insensata e più manipolata del lessico politico Statunitense. Il termine adesso non ha più niente a che fare con l’atto in sè, e ha tutto a che fare con l’identità della persona che lo commette, e in particolare la sua identità religiosa. Il termine ha assunto il significato di: “un Musulmano che combatte contro o esprime ostilità nei confronti degli Stati Uniti, Israele e i suoi alleati.” Ecco perchè tutta questa confusione e questi dubbi sono sorti ieri se sia il caso di definire Terrorista una persona che ha fatto un classico atto di Terrorismo; non è un Musulmano e non sta agendo per via delle tipiche rimostranze Musulmane contro gli USA o Israele, e quindi non è in linea con la “definizione”. Uno potrebbe ammettere che forse c’è qualche significato tecnico nel quale il termine potrebbe venir applicato a Stack, ma come enfatizzato dalla rete Fox News: non è “terrorismo nel suo senso più ampio, quello a cui tutti noi siamo abituati … terrorismo con la T maiuscola.” Sappiamo tutti chi è che commette il terrorismo “con la T maiuscola”, e non è gente chiamata Joseph Stack.
Paragoniamo l’esitazione collettiva nel chiamare Stack un Terrorista con le circostanze estremamente dubbie in cui quel termine viene applicato in modo automatico ai Musulmani. Se un Musulmano attacca una base militare che si sta preparando a schierare le truppe in zona di guerra, quella persona è un Terrorista. Se un Musulmano Americano sostiene che la violenza contro gli USA (in particolar modo quando diretta contro obiettivi militare) è giustificata per via della Violenza degli USA contro il mondo Musulmano, allora quella persona è un Terrorista che merita di essere assassinato. E se l’esercito USA invade un paese Musulmano, i Musulmani che vivono nel paese invaso e occupato e che resistono contro l’esercito invasore Statunitense — attaccando nient’altro che obiettivi militari — sono anche loro Terroristi. Infatti, un gran numero di detenuti di Guantanamo sono accusati di essere Terroristi per nessun altro motivo che non sia quello di aver attaccato membri di un esercito straniero che aveva invaso il loro paese, com’è il caso del quattordicenne Mohamed Jawad, che ha speso molti anni a Guantanamo, accusato (quasi sicuramente falsamente) di aver lanciato una granata contro due soldati Statunitensi in Afghanistan che facevano parte dell’esercito invasore di quel paese. Ovviamente, i piani per attaccare e uccidere dei civili — gli attacchi dell’11 Settembre e i tentativi di far saltare in aria aerei civili — sono terrorismo puro, ma una gran porzione degli atti commessi dai Musulmani che ricevono quell’etichetta non lo sono.
In sostanza: i Musulmani che attaccano obiettivi militari, sia in zone di guerra o anche nei loro stessi paesi invasi da un esercito straniero, sono Terroristi. Un non-Musulmano che fa schiantare un aeroplano contro un edificio governativo per mettere in pratica un’agenda politica non lo è, o almeno non è un Vero Terrorista con la T maiuscola — non il tipo di terrorista che dovrebbe venir torturato e buttato in una cella senza alcuna accusa oppure assassinato senza un giusto processo. Non lo sono nemmeno i Cristiani che si appostano fuori dalle cliniche abortiste e uccidono i dottori e i medici della clinica. Non sono terrorismo nemmeno gli atti compiuti da noi o dai nostri alleati preferiti che hanno lo scopo di uccidere una grande quantità di civili o che sprezzantemente causano simili uccisioni come metodo per terrorizzare la popolazione affinché assuma un comportamento da noi gradito — la gloriosa campagna militare del Colpisci e Terrorizza e la distruzione di Gaza. Tranne che nel caso per demonizzare i Musulmani, il termine terrorismo viene usato in modo talmente incoerente e manipolatorio che ormai ha perso qualsiasi significato.
Tutto questo sarebbe una questione semantica interessante ma non troppo importante se non fosse che il termine Terrorismo gioca ora un ruolo centrale nei nostri dibattiti politici. E’ il termine che giustifica tutto per qualsiasi azione del Governo USA. Invasioni, torture, detenzioni senza processo, commissioni militari, attacchi con i droni, sorveglianze senza mandato, segretezza ossessiva, e anche l’assassinio di cittadini Statunitensi son tutte cose giustificate solo dall’asserzione che stanno venendo fatte ai “Terroristi”, che, per definizione, non hanno diritti. E anche peggio, uno diventa un “Terrorista” non attraverso una sentenza giudiziaria o dopo qualche processo formale, ma solamente per via dell’accusa non-provata e non-controllata del Potere Esecutivo. Il Presidente dice che qualcuno è un Terrorista e qui finisce tutto: i seguaci privi di senso critico di entrambi i partiti politici giustificano immediatamente qualsiasi cosa fatta a quella persona sulle basi che è un Terrorista (e con questo vogliono intendere: è stato accusato di essere un Terrorista, anche se questa distinzione — fra l’accusa presidenziale e la prova — non è una cosa che riconoscono).
Se davvero vogliamo dare poteri virtualmente illimitati al Governo permettendogli di fare qualsiasi cosa alle persone che chiamano “Terroristi”, dobbiamo almeno avere una comprensione comune di quel che significa quel termine. Ma non ce ne sono. E’ diventato un termine malleabile e che giustifica tutto per dare al Governo USA carta bianca per fare tutto quello che vuole ai Musulmani che non gradisce o che non gradiscono (cioè I Terroristi). E’ diventato davvero più un mantra ipnotico che una parola vera e propria: la sua sola pronuncia rende la nazione cieca e acclamante per qualsiasi cosa che viene fatta ai Musulmani che vengono etichettati in quel modo.
AGGIORNAMENTO: Voglio aggiungere un’ultima cosa: la reazione immediata ufficiale e dei media è stata quella di evitare, e persino di negare, il termine “terrorista” perchè l’esecutore della violenza non era Musulmano. Ma se il manifesto di Stack inizia a ricevere molta attenzione, io penso che è probabile che il termine Terrorista verrà applicato in modo deciso nel tentativo di screditare quello che ha scritto. Il suo messaggio è un reclamo decisamente anti-establishment e populista del tipo che va oltre le divisioni ideologiche e partitiche — le lamentele espresse in modo appassionato da Stack si trovano come argomenti comuni nel movimento del Tea Party e fra cittadini sia di Sinistra che di Destra — e quindi tende ad essere del tipo che l’establishment (che trae vantaggio da alti livelli di distrazioni e divisioni partitiche) reputa il più pericoloso e che quindi va demonizzato. Niente è più efficace nel demonizzare qualcosa che appiccicarci sopra l’etichetta di Terrorista.
Tratto da: http://www.finanzainchiaro.it/