Per la libertà e il dialogo

Chi ha fatto della cultura e la comunicazione il proprio mestiere, non può restare in silenzio davanti al cumulo di falsità, omissioni, tergiversazioni e mezzi repressivi con i quali i poteri stabiliti tentano di occultare la vera natura del denominato conflitto basco ed eludere l’unica via di risoluzione possibile.

Sono ogni volta di più, sia a livello statale che internazionale, le voci che reclamano una soluzione dialogata del conflitto, che passa necessariamente dalla negoziazione politica e dal riconoscimento del diritto di autodeterminazione del popolo basco, poiché il pieno esercizio dei diritti civili e politici, senza trappole né condizionamenti di alcun tipo, è un principio democratico indiscutibile.

 

Sono sempre di più le voci che denunciano la pratica sistematica e impune della tortura nello Stato spagnolo, la incostituzionalità della “Legge dei Partiti” e il carattere inquisitorio del Tribunale Nazionale, ereditiero diretto del Tribunale dell’Ordine Pubblico franchista. E bisogna sottolineare, in questo senso, la recente dichiarazione di Bruxelles -avvallata da quattro premi Nobel per la Pace e da alte cariche di vari governi europei- nella quale si riconosce inequivocabilmente il carattere politico del conflitto, si indica la via del dialogo come unica soluzione possibile, si giudicano positivamente i passi intrapresi dalla sinistra abertzale (nazionalista) e si insta al Governo spagnolo di dimostrarsi all’altezza delle circostanze.

Solo i meschini interessi elettorali di un Governo pusillanime e di un’opposizione senza scrupoli che agita il fantasma del “terrorismo” per spostare a destra la popolazione, può spiegare l’ostinata elusione della negoziazione politica e la brutale recrudescenza della repressione in Euskal Herria. E, in tali circostanze, il silenzio dei media e di coloro che possono ancora far sentire la propria voce si trasforma in una gravissima forma di complicità.

Pertanto, chi firma questo appello, esige dal Governo che abbandoni la via della repressione per intraprendere risolutamente la strada del dialogo e del rispetto dalla libertà, che è l’unico modo di ottenere una pace giusta e duratura in Euskal Herria e in tutti gli Stati.

Primi firmatari

Santiago Alba Rico, scrittore (Spagna)

Irene Amador, antropologa (Spagna)

Justo Carracedo, professore UPM (Spagna)

Vicente Cuesta, attore (Spagna)

Carlos Fernández Liria, professore UCM (Spagna)

Carlo Frabetti, scrittore (Spagna)

Sofía García-Hortelano, avvocato (Spagna)

Manuel Martínez Llaneza, professore UPM (Spagna)

Juan Manuel Morales, imprenditore (Spagna)

Higinio Polo, scrittore e storico (Spagna)

Sara Rosenberg, scrittrice (Spagna)

Vicente Romano, docente e scrittore (Spagna)

José María San José,  operaio (Spagna)

Marta Sanz, scrittrice (Spagna)

Andrés Sorel, scrittore (Spagna)

Marina Minicuci, giornalista (Italia)

Nicola Tranfaglia, storico (Italia)

Maurizio Fratta, Rivoluzione Democratica (Italia)

Moreno Pasquinelli, Campo Antimperialista (Italia)

per aderire a questo appello scrivere a frabetti@ctv.es