Accordi di Praga: la farsa del “disarmo”, la realtà delle minacce all’Iran

È ridicola l’enfasi che la stampa internazionale ha dato al preaccordo fra Stati Uniti e Russia per ridurre di un terzo i loro armamenti nucleari. Ridicola perché alla Russia rimarranno circa 8000 atomiche e agli americani 7000, quando con un centinaio di questi ordigni si può distruggere non solo un eventuale nemico ma l’intero pianeta.

Che cambia? In realtà, come spiega bene Franco Venturini sul Corriere, l’accordo è in funzione anti-iraniana. Questo è il suo vero e unico scopo. Le due superpotenze dicono alla comunità internazionale, cioè in pratica a se stesse, guardate come siamo brave noi che riduciamo i nostri arsenali nucleari, mentre l’Iran, “brutto, sporco e cattivo”, se ne vuole costruire uno. È come se un tipo armato di mille fucili ne buttasse via un centinaio e pretendesse, in nome di ciò, che l’avversario inerme non se ne fabbricasse nemmeno uno.

 

Questo accordo si lega alla nuova “dottrina Obama” (il quale sta facendo rimpiangere George Bush che perlomeno, nella sua brutalità, era più onesto) per cui gli Stati Uniti si impegnano, bontà loro, a non attaccare nessun Paese con armi atomiche purché (tutto sta in questo “purché”) abbiano firmato il Trattato di non proliferazione nucleare e dimostrino di non violarlo. E allora dell’alleato Pakistan che ne facciamo? E di Israele che non ha firmato il Trattato ma la Bomba, com’è notorio, ce l’ha anche se non lo ammette e i suoi missili nucleari sono puntati sul territorio iraniano? No, l’ammonimento vale solo per Teheran.

L’Iran è circondato da potenze nucleari, Russia, Cina, India, Pakistan, Israele, alcune dichiaratamente ostili. Non fosse che per questo avrebbe diritto di costruirsi la sua Atomica che è un’arma di pura deterrenza perché nessun regime, nemmeno quello degli Ayatollah, sarebbe così pazzo da farne uso sapendo che nel giro di qualche ora sarebbe raso al suolo dalla reazione americana. Ma, allo stato, non c’è alcuna prova che l’Iran voglia costruirsi l’Atomica. Ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare e lo ha rispettato. Ha riaperto i suoi siti nucleari alla presenza degli ispettori dell’Aiea, l’agenzia Onu per il controllo dell’energia nucleare e ne ha accettato i controlli. Finora le ispezioni hanno verificato che l’arricchimento dell’uranio nelle centrali iraniane non supera il 20% che è la quota necessaria per usare il nucleare a fini civili, energetici e medici. Mentre per arrivare a costruire una bomba atomica l’arricchimento deve superare il 90%. Vari esponenti americani, politici e militari, avevano dichiarato negli anni scorsi che l’Iran si sarebbe fatta l’Atomica “entro il 2010”. Il 2010 è arrivato e gli iraniani non hanno nemmeno completato il loro programma di nucleare civile. E allora?

L’aggressività occidentale si basa su un processo alle intenzioni, sul sospetto che gli iraniani vogliano andare oltre. E io, non riesco a capire perché in base a un semplice sospetto un Paese, l’Iran, debba essere imbottito di sanzioni e minacciato di attacchi nucleari (la stampa americana ha documentato che piani del genere sono stati approntati sia da Washington che da Tel Aviv) e un altro Paese, Israele, che la Bomba ce l’ha e sembra dispostissimo a usarla, come i suoi dirigenti hanno più volte fatto capire, debba essere lasciato tranquillo. L’unica ragione che vedo è che l’Occidente si percepisce come troppo civile, una “cultura superiore”, per fare stragi atomiche, mentre ci sarebbero “culture inferiori” incontrollabili e disposte a tutto. Ma finora gli unici ad aver osato buttare un paio di bombette atomiche sono stati proprio i civilissimi United States of America che da più di mezzo secolo pretendono, anche a suon di bombe all’uranio impoverito (Serbia, Iraq, Afghanistan), di fare la morale al mondo intero.

da www.antefatto.it