Controriflessioni postelettorali
Sarebbe sempre opportuno evitare di proporre analisi e riflessioni basate su dati di fatto addomesticati alle proprie esigenze politiche, altrimenti più prima che poi si rischia inevitabilmente un duro impatto con la realtà. E’ il consiglio spassionato che mi sento di rivolgere ad Oliviero Diliberto dopo la lettura delle sue riflessioni sulle recenti vicende elettorali.
L’ultimo esempio in ordine di tempo di quanto sia controproducente un tale atteggiamento politico è quello di Mercedes Bresso e di un noto rappresentante piemontese del suo partito.
Costui, in campagna elettorale dichiarava agli organi di informazione che coloro che manifestavano contro il TAV erano quattro gatti, tutti professionisti della protesta, anarco-insurrezionalisti, estremisti dei centri sociali. I risultati elettorali hanno fatto giustizia di simili menzogne: in molti comuni della bassa valle di Susa la lista Grillo, l’unica coerentemente No-TAV, ha ricevuto intorno al 30% dei suffragi. Come recita un antico detto, Dio acceca chi vuol perdere.
E’ conveniente quindi guardare sempre in faccia la realtà anche se talvolta fa a pugni con i nostri sogni. Ad esempio, non si può far finta di non vedere che viviamo ormai in un sistema bipartitico di tipo statunitense, in cui il PDL e il PD sono in aspra concorrenza fra loro per rappresentare solo ed esclusivamente gli interessi dei poteri forti. Ciò spiega in buona parte questa nuova ondata di astensionismo che non è assolutamente “drammatico”, anzi. Dopo le performances di questa classe politica, sarebbe stata drammatica una massiccia partecipazione al rito elettorale. Certo, l’astensionismo è una realtà intricata, difficile da interpretare, ma se unito al neanche tanto sorprendente successo del Movimento 5 stelle di Grillo segnala (mi baso su alcuni casi di mia conoscenza) una disperata richiesta di cambiamento fuori dalla finta contrapposizione centrodestra/centrosinistra. Altro che antipolitica!
Scrivere che oggi “Berlusconi, insieme alla Lega e contro una parte della stessa destra proponga riforme costituzionali … fino allo stravolgimento sostanziale dei principi costituzionali” e sottacere che nella banda di aspiranti scassinatori costituzionali gioca un ruolo molto attivo anche il PD, significa precludersi la capacità di capire fino in fondo l’operazione che, con la complicità di Napolitano, viene portata avanti. Che è quella di mettere in regime di massima sicurezza il sistema capitalistico in questo nostro paese, al riparo da eventuali sommovimenti sociali e politici che la dirompente crisi economica potrebbe ingenerare. E quindi, per non fare gli utili idioti, prima di ricercare alleati per difendere la libertà e la democrazia in questo nostro paese, bisognerebbe capire di quale libertà e di quale democrazia si va parlando. Senza addentrarmi in un discorso argomentato che richiederebbe più pagine, dico solo che la mia idea di libertà e di democrazia differisce totalmente da quella di Berlusconi, del PD e di Napolitano, per citare tre nomi a caso. Pensare di allearsi con il centrosinistra per difendere questa Costituzione è come mettersi con una faina alla difesa di un pollaio.
Per buona parte della sua riflessione elettorale, Diliberto recita la solita litania dell’unità della sinistra, vista come l’unico antidoto al “populismo”, allo strapotere, alla pericolosità di “una destra sempre più preoccupante”. Afferma Diliberto che in Europa “con la crisi economica normalmente viene premiata la forza che sta all’opposizione … L’Italia è l’unico caso in cui vince chi sta al governo senza pagare il prezzo della crisi. Perché accade? La mia convinzione è che accade perché la crisi viene accuratamente nascosta in ogni programma di informazione o di intrattenimento”. Insomma, nonostante le magnifiche proposte alternative di una sinistra più o meno unita, il popolo non vede rappresentata la crisi e si lascia abbindolare dalle sirene consumiste di televisioni tutte berlusconiane. Diliberto è come quei tifosi che cercano sempre cause esterne alla sconfitta della propria squadra, e non vogliono vedere gli errori commessi. Per quanto detto sino a qui, è evidente che in Italia l’opposizione non è stata premiata per il semplice motivo che una opposizione non esiste, o se c’è non appare come tale.
Il movimento 5 stelle di Grillo non è praticamente mai apparso in televisione, eppure in parecchie trasmissioni è stato il convitato di pietra, tutti accennavano alle sue proposte, per criticarle totalmente, ma ne parlavano. Per il semplice motivo che Grillo, piaccia o no, ha fatto proposte completamente diverse da tutti gli altri ed è quindi apparso come l’unica seria alternativa a PD e PDL.
Per una “sinistra radicale” incapace di fare politica fuori dalle istituzioni, l’unità con il centrosinistra e con tutti i rottami istituzionali per salvare qualche strapuntino diventa l’unico obbiettivo a cui puntare. E in questa ottica vengono letti e distorti i risultati elettorali. Dice Diliberto che la Federazione della Sinistra va meglio dove si mette in coalizione col centrosinistra: “stare fuori dalla coalizione non paga”. Si dimentica volutamente che proprio l’alleanza col centrosinistra è stata una delle principali cause della scomparsa della “sinistra” dalla scena politica, e che il miglior risultato elettorale ottenuto dal 2007 ad oggi è stato quello europeo dove, per il sistema elettorale vigente, un’alleanza col centrosinistra era impossibile.
Le riflessioni di Diliberto sono un’utile lettura per comprendere le ragioni della scomparsa della “sinistra”, della sua attuale inutilità, e della impossibilità di una sua imminente rinascita. Colgo l’occasione per augurare al compagno Diliberto un pronta riabilitazione dall’incidente domestico occorsogli durante la campagna elettorale.