Una flotta per rompere l’illegale assedio israeliano su Gaza

E’ in allestimento una flotta di ben 10 navi per raggiungere e portare aiuti a Gaza. Ci auguriamo che questa missione navale, così importante per il popolo di Gaza che resiste, abbia pieno successo. Per saperne di più, pubblichiamo un’intervista di Silvia Cattori ad Arafat Shoukri, uno degli organizzatori del convoglio. Alcune affermazioni di Shoukri ci sembrano per la verità discutibili, ma quel che conta in questo momento è il rafforzamento dell’azione di sostegno alla resistenza del popolo palestinese.

Arafat Shoukri: “Le condizioni sono mature perchè questa flotta diventi il ‘punto di svolta’”

Una coalizione che riunisce diverse organizzazioni si sta allestendo per l’invio a Gaza – previsto per maggio 2010 – di una flotta di soccorso composta da oltre 10 navi e navi cargo. Il dott. Arafat Shoukri, presidente della Campagna per porre fine all’assedio su Gaza (European Campaign to End the Siege on Gaza (ECESG)) farà parte dello spettacolare convoglio promosso dalla sua Campagna che, di fatto, è una ONG. Negli ultimi tre anni, il dott. Shoukri non si è risparmiato perché delegazioni di europarlamentari potessero attestare sul campo l’insostenibile situazione in cui si trova Gaza nella speranza di incoraggiare gli Stati Membri dell’Unione Europea ad esercitare pressioni su Israele e porre così fine al soffocamento della popolazione di Gaza. Il dott. Arafat Shoukri risponde alle domande di Silvia Cattori.

Silvia Cattori: Quando nasce l’European Campaign to End the Siege on Gaza e qual è la sua missione? [1]

Arafat Shoukri [2]: L’European Campaign to End the Siege on Gaza è stata lanciata verso la fine del 2007 per mobilitare la numerosa comunità europea ad opporsi all’assedio imposto su Gaza. Da allora, dopo oltre tre anni, l’assedio strangola ancora la possibilità di crescita e la cultura della popolazione e, sin dall’ultimo attacco israeliano (inverno 2008/2009), la situazione è peggiorata.
La nostra missione consiste nel lavoro di 30 ONG che costituiscono la nostra coalizione, insieme ad singoli individui ed altri sostenitori impegnati per rompere l’assedio. Operiamo interloquendo con personalità europee del settore giuridico, sensibilizzando i mass media e fornendo aiuto umanitario.

Silvia Cattori: Il 4 aprile, coloro che seguono con apprensione l’assedio su Gaza, sono stati informati del progetto; dopo mesi di preparativi della vostra ONG, l’European Campaign to End the Siege on Gaza, salperà quanto prima per una nuova campagna che tenterà di forzare il passaggio verso Gaza. [3] Perché avete deciso di renderlo noto proprio da Istanbul?

Arafat Shoukri: La nostra scelta è ricaduta su Istanbul come punto da cui pubblicizzare la nostra ultima – e la più grande – flotta per rompere l’assedio, sia perché è la sede di uno dei nostri maggiori partner, vale a dire l’IHH (Insani Yardim Vakfi) – che, nel dicembre 2009, ha guidato l’ultimo convoglio verso Gaza, sia perché il Primo Ministro turco, Recep Tayyip Erdogan ha dimostrato grande coraggio nel condannare apertamente l’assedio che Israele impone su Gaza. Nonostante gli stretti rapporti che la Turchia intrattiene con Israele – tra cui la passata cooperazione militare – Erdogan è stato coraggioso, e non si è scusato, quando ha definito l’attacco contro Gaza ‘un crimine di guerra’ – quale di fatto è stato.
E l’Occidente potrebbe prendere lezione dall’esempio della Turchia.

Silvia Cattori: Questa non è la prima partecipazione di ECESG. Avete già sostenuto le navi inviate da Free Gaza nel 2008, vero? Cosa porterà questo convoglio a Gaza?

Arafat Shoukri: Sì, la campagna ha partecipato alle due precedenti flotte.
Tuttavia questa sarà la più grande e sarà quella – come appena detto – che gode della partecipazione di un’organizzazione influente, da alleato di Israele. Speriamo di beneficiare della presenza a bordo di personalità del livello di parlamentari ed eurodeputati.
Credo che questa flotta possa rappresentare una reale sfida al muro del blocco israeliano, soprattutto perché giunge in concomitanza con le importanti critiche contro Israele per le sue politiche aggressive sia a Gaza sia in Cisgiordania, dove avanzano i suoi progetti coloniali.

Silvia Cattori: I crimini di guerra di Israele nel corso nell’Operazione ‘Piombo Fuso’ contro Gaza hanno rappresentato uno shock per molti e, personalmente, ho avuto l’impressione che tra i Paesi europei si sia prodotta una sinergia crescente tra due gruppi che, prima di allora, non avevavo lavorato molto insieme. Mi riferisco, da un lato ai cittadini europei che sostengono la causa palestinese e, dall’altro lato, agli immigrati arabi e musulmani con cittadinanza europea. Mi può confermare quest’analisi? Se la sua risposta è affermativa, allora crede che questo possa rappresentare una pietra miliare nel movimento di solidarietà alla lotta per i diritti dei palestinesi?

Arafat Shoukri: Sì, assolutamente. L’attacco totale contro Gaza – immorale come è stato – può essere considerato solo un grande errore e per molti versi.
Infatti, quei gruppi e quei soggetti che non percepivano Israele come l’aggressore – che è – e che non erano personalmente coinvolti in movimenti contro l’apartheid, oggi possono dirsi con noi. Si è registrata anche l’azione comune di gruppi che non avevavo mai agito insieme prima di allora.
Questo potrebbe essere la prova dell’inizio di una decadenza per Israele.

Silvia Cattori: Ci può fare alcuni nomi di coloro che parteciperanno all’Odissea di maggio?

Arafat Shoukri: Preferiamo attendere e li annunceremo in un secondo momento.

Silvia Cattori: È ben noto che Israele è in Guerra aperta contro Gaza e che intende liquidare Hamas per seppellire poi la causa palestinese. Il vostro progetto potrebbe disturbare la politica che sta strangolando Gaza e che non tollera alcuna opposizione. Probabilmente agenti del Mossad si sono già infiltrati in questo progetto e tentano di destabilizzarlo, mentre agenzie di propaganda dell’esercito israeliano si stanno attrezzando per opporvi resistenza. Avete subito atti di sabotaggio da quando il progetto è stato reso noto?

Arafat Shoukri: Non ancora, ma senza dubbio i nostri partner hanno subito minacce ed accuse da ambienti governativi israeliani e dai movimenti affiliati all’estrema destra, e sono sicuro che ce ne saranno ancora.
I nostri piani però non subiranno mutamenti.

Silvia Cattori: Fino ad ora nulla di fatto; né la ferma condanna del Primo Ministro turco Erdogan, né le richieste provenienti da Barack Obama hanno prodotto risultati per porre fine all’assedio imposto contro Gaza da Israele. Crede che questa flotta, nel modo in cui si vuole imporre, raggiungerà i risultati desiderati laddove invece le grandi potenze hanno fallito? Riuscirà il vostro progetto a fare luce sull’intollerabile realtà che Israele impone sui palestinesi?

Arafat Shoukri: Come ho detto in precedenza, una singola azione o un solo evento non saranno sufficienti a forzare Israele e a fargli realizzare quanto l’assedio sia insostenibile. Tuttavia le condizioni sono mature perché questa flotta diventi il ‘punto di svolta’.
Gradualmente, ogni flotta che noi sponsorizziamo rende impossibile per Israele legittimare la sua oppressione sui palestinesi di Gaza.

Silvia Cattori: Nel corso della sua recente visita in Francia, rivolgendosi al Ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, il Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha dato una grande lezione di umanità denunciando i crimini commessi dallo Stato di Israele [4]. È stata una breccia nel vergognoso silenzio delle democrazie occidentali, ed ha affermato che Israele – e non l’Iran – rappresenta la principale minaccia in Medio Oriente. Tale presa di posizione turca è senz’altro un importante spostamento della bilancia geopolitica nella regione. Le chiedo se, secondo lei, questo ha un qualche impatto sull’organizzazione del vostro progetto. Crede che aiuterà a mettere altri Stati di fronte alle proprie responsabilità?

Arafat Shoukri: La Turchia, a cavallo tra l’Europa ed il Medio Oriente, è stato l’unico alleato “islamico” di Israele, e tale relazione conferiva ad Israele una certa credibilità. Tuttavia, da quando Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato le sue critiche verso le pratiche e la politica di Israele, le relazioni tra i due Paesi vengono meno.
Quindi, la mia risposta è sì, e il tutto è anche molto importante.
Il rifiuto del governo turco di tornare sui propri passi o di ritrattare quanto dichiarato congiuntamente alla partecipazione nella flotta di Foundation for Human Rights and Freedoms and Humanitarian Relief (Insani Yardim Vakfi – IHH) [5], potrebbero dare coraggio ad altri Stati nella regione a seguire l’esempio turco.

Silvia Cattori: Come definisce il beneplacito di Egitto e Giordania alle politiche di Israele? Non è forse intollerabile assistere alla loro partecipazione nell’occupazione che schiaccia il popolo palestinese?

Arafat Shoukri: Entrambi i paesi sono i maggiori beneficiari degli aiuti occidentali, soprattutto statunitensi. Certamente dobbiamo rivolgerci al mondo arabo, ma, allo stesso modo, dobbiamo chiedere un sostegno sostanziale anche alle potenze europee e agli Stati Uniti. Fino a quando non avranno rinunciato alla loro esigenza di sostenere Israele, i paesi “satelliti” continueranno a non sentirsi costretti ad agire come dovrebbero.

Silvia Cattori: La vostra ONG ha fatto molto perché dei parlamentari reagissero per porre fine al silenzio che circonda l’assedio su Gaza. Questi parlamentari hanno incontrato difficoltà ad entrare a Gaza attraverso l’Egitto o la Giordania.

Arafat Shoukri: Date le forti e dichiarate posizioni contro le politiche e le pratiche israeliane di apartheid, è vietato ad ECESG entrare da Israele. Abbiamo incontrato delle difficoltà con l’Egitto, che invece ultimamente ci ha sempre permesso il passaggio verso Gaza e ci ha concesso di incontrare alte cariche di governo.

Silvia Cattori: Le delegazioni che hanno visitato Gaza, hanno incontrato le autorità di Hamas? [6]

Arafat Shoukri: Sì, nel corso delle nostre visite a Gaza, le delegazioni di ECESG hanno incontrato rappresentanti di Hamas. Al di là di quanto noi possiamo o meno condividerne le posizioni, quello di Hamas è il governo eletto e, in quanto tale, deve essere riconosciuto. Sul campo Hamas è forte e, ripeto, che ci piaccia o meno, nessuna pace sarà possibile nella regione fino a che membri del governo di Hamas non saranno interlocutori ammessi e presenti al tavolo dei negoziati.
Oltre ad esponenti del governo di Hamas, abbiamo incontrato anche rappresentanti della società civile.

Silvia Cattori: La Baronessa Jenny Tonge [7] – che abbiamo incontrato lo scorso anno, dopo la sua visita a Gaza – non ferma la sua denuncia della complicità degli Stati occidentali e ricorda che esiste una generazione di bambini che sono stati danneggiati in maniera irreparabile. Nonostante le sue parole, nulla è stato fatto, e la diplomazia dell’Unione Europea non fa nulla per allentare l’assedio contro Gaza. Incredibile, vero?

Arafat Shoukri: Sì, ed è così difficile spiegarlo ai palestinesi, soprattutto agli abitanti di Gaza. È arduo spiegare loro perché l’assedio a cui sono sottoposti prosegue ancora e perché la comunità internazionale permette ad Israele – in maniera talmente palese – di violare la legge internazionale. Le lobby a sostegno di Israele, in Europa e negli Stati Uniti,sono molto potenti, soprattutto in Paesi come la Germania, dove ancora vive il senso di colpa per i crimini di guerra commessi contro gli ebrei nel corso della II Guerra Mondiale.
Questo senso collettivo ancora rende difficile rilasciare apertamente dichiarazioni di denuncia contro Israele. Ad ogni modo, quanto più emerge l’atteggiamento israeliano, anche il nostro movimento cresce e, alla fine, avremo la meglio. Dico questo con certezza.

Silvia Cattori: Bisogna ammettere che i palestinesi sono stati mal rappresentati da personalità che, nell’ambito dei movimenti di solidarietà occidentali, si sono sempre espressi a loro favore. Fa parte della vostra missione anche la ricostruzione di tale fiducia? Bisogna continuare a proteggere quanto Israele ha derubato di terra palestinese sin dal 1948? Dovremo continuare a litigare sui diritti fondamentali dei palestinesi? Dovremmo interrompere i rapporti con quei palestinesi i quali diedero la loro adesione agli Accordi di Oslo nel 1993 e che oggi aiutano Israele nella liquidazione dei movimenti di resistenza contro l’occupante?

Arafat Shoukri: È necessario porre fine alle discussioni: più che di verità abbiamo bisogno di pace. A lungo abbiamo discusso su quali dovessero essere i parametri necessari e ci sono stati leader palestinesi che non hanno agito per il bene del proprio popolo.
Allo stesso tempo però noi vogliamo sempre avere un rapporto di comunicazione con le organizzazioni, soprattutto quelle influenti e che siano davvero interessate ad avere un dialogo. Sebbene sia spesso infruttuoso, dobbiamo restare aperti alle possibilità di cambiamento.

Silvia Cattori: La società civile palestinese ha lanciato nel 2005 una campagna di boicottaggio contro Israele (BDS Movement), richiedendo di non dare luogo a progetti, individuali o collettivi che fossero, di solidarietà, qualora avessero implicato un oltraggio ai diritti umani dei palestinesi. Questo è stato il punto di partenza della campagna. Qualunque azione o progetto di solidarietà che non si fosse conformato a questi principi non sarebbe stato credibile. Anche voi richiedete, a chiunque sia coinvolto nei vostri progetti, di dimostrarsi in favore dei diritti fondamentali dei palestinesi? La vostra ONG ha preso posizioni chiare in merito? [8]

Arafat Shoukri: ECESG sostiene BDS, e chiunque sia con o lavori per noi deve condividere il sostegno in forma di resistenza non violenta.

Silvia Cattori: A Gerusalemme, Israele sta conducendo una politica ‘de facto’. Cosa stanno facendo i musulmani nel mondo contro le dichiarazioni di Netanyahu secondo le quali la città non sarebbe una colonia ma l’eterna capitale dello Stato d’Israele?

Arafat Shoukri: Nonostante le differenze, i musulmani devono unirsi sempre di più e, con forza – ma non con violenza – devono opporsi e protestare alla progressiva colonizzazione di Gerusalemme ad opera dei coloni ebrei.
Ancora più importante dell’elemento islamico è però il coinvolgimento di etnie e genti di altre fedi perché si uniscano a noi.
Il nostro movimento deve diventare ‘un’enorme tenda’.

Silvia Cattori: Israele concorre per essere ammesso nel club delle nazioni OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development). Il Palestinian Boycott National Committee (BDS) [9] si è appellato ad OECD in merito, chiedendo di fermare la richiesta israeliana e affermando che Israele non è eleggibile in quanto agisce come Stato-canaglia. Qualora Israele dovesse essere ammesso, questo equivarrebbe ad un’altra disfatta per la giustizia e sarebbe un’altra prova che le nostre democrazie agiscono come fossero Stati privi di legalità. Anche voi vi siete espressi contro l’ingresso di Israele nell’OECD?

Arafat Shoukri: ECESG sta lavorando molto contro questa possibilità [10]; ha rilasciato materiale informativo ed ha diffuso una lettera “caro collega” a personalità vicine a parlamentari ed eurodeputati affinché contattino i rappresentanti dei propri Paesi e votino “NO”.

Silvia Cattori: La ringrazio molto.

NOTE

[1] http://savegaza.eu/eng/
[2] Il dott. ‘Arafat Shoukri, è un palestinese con cittadinanza britannica. Nato in Palestina, vive nel Regno Unito e ha tre figli. È Direttore del Centro Palestinese per il Ritorno (Palestinian Return Centre (PRC)) ed è alla guida della Campagna Europea per rompere l’assedio contro Gaza (European Campaign to End the Siege on Gaza). Tra le altre cose, è titolare di un dottorato di ricerca in legge internazionale sui rifugiati conseguito presso l’Università di Londra.
[3] Oltre a European Campaign to End the Siege on Gaza, la coalizione include anche l’ONG turca per i Diritti Umani Insani Yardim Vakfi (IHH), Greek Ship to Gaza campaign, Swedish Ship to Gaza campaign, Free Gaza Movement, California-based Free Palestine Movement.
Per quanto riguarda il sostegno dei partiti politici in Turchia, vedi: “Felicity Party Supports Flotilla Campaign”.
[4] La visita ufficiale di Erdogan a Parigi risale al 6 e al 7 aprile 2010. In quell’occasione Erdogan ha definito Israele “la principale minaccia per la pace” in Medioriente.
[5] Vedi: http://www.ihh.org.tr/anasayfa/en/
Nel dicembre 2009, la Foundation for Human Rights and Freedoms and Humanitarian Relief (IHH) ha guidato un convoglio verso Gaza con a carico tonnellate di aiuti umanitari ed altre scorte.
[6] Vedi: “Gaza: Eyewitness Report – ECESG Delegation – January 2010”
[7] Vedi: http://www.paltelegraph.com/columnists/peter-eyre/4152-the-rise-and-fall-of-baroness-jenny-tonge-a-true-friend-of-palestine
[8] Vedi :  http://www.bdsmovement.net/ http://www.pacbi.org/
[9] Vedi: http://www.bdsmovement.net/?q=node/126
[10] Vedi: “Say ’no’ to Israel joining OECD“, savegaza.eu

da http://www.silviacattori.net/