Intervista ad Ali Fayyad, presidente del Comitato esecutivo di Hezbollah

Nei prossimi giorni Ali Fayyad sarà in Italia per partecipare all’incontro di Firenze organizzato dai promotori dell’appello “Fermare l’aggressione all’Iran“. Per la prima volta sarà possibile ascoltare in Italia un portavoce di Hezbollah.
In vista di questo importante appuntamento, proponiamo ai nostri lettori un’intervista rilasciata da Fayyad subito dopo le elezioni libanesi dello scorso anno. Un’intervista in cui viene messa a fuoco in maniera assai ampia la linea di Hezbollah.

Intervista ad Ali Fayyad, presidente del Comitato esecutivo di Hezbollah
di Cambanis Thanassis

Ali Fayyad. 47 anni. Noto studioso di islamistica, insegna Sociologia politica all’Università libanese di Beirut.Candidato nella lista “Blocco della resistenza e dello sviluppo” nelle elezioni del giugno 2009 viene eletto nel  Parlamento libanese. Tra i fondatori di Hezbollah nel 1982, ne diventa uno dei più alti esponenti, essendo presidente del suo Comitato Esecutivo. Portavoce di Hezbollah durante la guerra del luglio 2006, è considerato uno dei suoi più qualificati strateghi. Fondatore e presidente del “Consultative Center for Studies and Documentation” di Beirut.
Promotore del “Beirut International Forum for Resistences, Anti-Imperialism, Peoples’ Solidarity, and Alternatives”.

Perché sei diventato parlamentare dopo 15 anni di attività nel think tank di Hezbollah?
E’ venuto il momento di cambiare.

Che tipo di cambiamento?
Hezbollah ritiene che il prossimo periodo sarà nuovo e molto importante, e Hezbollah ha bisogno di promuovere un sacco di discussioni con gli altri gruppi libanesi. E penso che Hezbollah avvierà un dialogo con i paesi stranieri. Ho una lunga esperienza nel dialogo con gli europei e gli altri libanesi.

Cosa Hezbollah dovrebbe discutere con i governi occidentali?
Hezbollah ha preso la decisione di migliorare le sue relazioni estere e i suoi legami esteri. Abbiamo bisogno del dialogo con i diversi attori stranieri che si occupano di Hezbollah. Penso che non perderemo mai se facciamo un  dialogo con i paesi europei. Abbiamo bisogno di spiegare le nostre posizioni moderate in merito alle questioni interne libanesi. Abbiamo una posizione ferma in difesa della Resistenza, ma sulle altre questioni siamo pronti a scendere a compromessi. Ognuno può vedere come europei e occidentali, con la loro propaganda, danneggiano la nostra immagine. Abbiamo bisogno, tra l’altro, di far capire meglio chi siamo davvero.

Che ci dici delle milizie di Hezbollah?
Dobbiamo conservare la nostra forza. Viviamo in un mondo che rispetta solo la forza e gli attori politici forti. Ma al contempo dobbiamo lavorare sul piano politico, poiché crediamo che l’opinione pubblica in Europa giochi un ruolo importante, e potrebbe svolgere un ruolo affinché  cambino le politiche europee. Certo, non si può sopravvalutare l’opinione pubblica. Dobbiamo dare la giusta importanza alla lotta politica in quanto parte della nostra battaglia, e dobbiamo usarla per difenderci.

Perché Hezbollah ha così tanti problemi con i governi arabi?
Odiano Hezbollah per molti motivi: perché Hezbollah è la Resistenza, perché il successo di Hezbollah crea loro imbarazzo. Hezbollah è un partito piccolo tuttavia ha sconfitto Israele. Essi sono grandi paesi con un sacco di soldi, ma nonostante ciò non hanno ottenuto niente per il popolo palestinese. Hanno problemi con le loro società. Credo che l’esperienza di Hezbollah abbia allargato il fossato che divide i regimi arabi ufficiali dai loro popoli.

Hezbollah sosterrà l’iniziativa araba di pace con Israele?
C’è un punto molto negativo per l’iniziativa araba. L’articolo relativo al diritto di ritorno non è chiaro e non è forte, e apre la porta all’abbandono del diritto dei palestinesi alla loro terra. Non ci preoccupa che i governi arabi tentino le vie diplomatiche per sostenere il popolo palestinese. Noi abbiamo il nostro ruolo, che è quello della Resistenza. Hanno sperimentato la via diplomatica per 15 anni, dal 1992, e non hanno ottenuto nulla. Gli israeliani continuano a mangiarsi il territorio palestinese. Essi negoziano solo per guadagnare tempo.

Potrebbe Hezbollah partecipare alle trattative con Israele?
Noi concepiamo il nostro ruolo come soggetto di Resistenza. Il nostro compito non è quello di trovare una soluzione politica.

Che ne sarà di Hezbollah se vi sarà pace con Israele?
Penso che questa sia una questione virtuale. Noi combattiamo l’occupazione israeliana. Se non ci fosse più occupazione, non ci sarebbe alcuna Resistenza. Siamo in una posizione difensiva, in una posizione di reazione. Il governo Netanyahu-Lieberman è un governo di pazzi, pronti in qualsiasi momento a sferrare un nuovo attacco.

Quali sono i rapporti di Hezbollah con gli altri gruppi islamisti nella regione?
Non abbiamo rapporti diretti con i Fratelli musulmani in Egitto o in Giordania. Per quanto riguarda Hamas invece, siamo alleati, nel quadro della nostra strategia per liberare i territori occupati. Essi hanno un ruolo specifico in Palestina mentre noi  abbiamo un ruolo specifico in Libano. Allo stesso tempo, li sosteniamo a livello logistico. L’Egitto ha accusato Hezbollah di cercare di contrabbandare armi a Gaza. Questo non è vero. La nostra cellula in Egitto stava sì lavorando sul piano logistico, ma non su quello militare. Gli egiziani lo sanno bene. Non abbiamo rapporti operativi  con le altre resistenze della regione, né siamo coinvolti con le organizzazioni irachene.

Cosa dici delle accuse che avreste addestrato i combattenti iracheni?
Questo non è vero – Hezbollah non è coinvolta nel teatro iracheno.

In che senso è cambiato il programma di Hezbollah?
Abbiamo ora bisogno, dopo le elezioni [ del giugno 2009, Ndt], di migliorare la nostra agenda, di chiarire i dettagli e darci un programma completo. Non è più sufficiente ormai un approccio alle questioni libanesi limitato ai principi generali. Abbiamo bisogno di chiarire i dettagli del nostro programma, di procedere verso una riforma amministrativa in Libano, di come affrontare la corruzione. Questa sarà la sfida principale della prossima fase.

Se davvero attaccherete la corruzione, non rischierete di alienarvi il sostegno dei vostri alleati politici, tra cui Amal, noto per essere affetto da corruzione endemica?
Non siamo utopisti. Questo è il Libano. Se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi, dobbiamo operare in questa realtà. La politica ha una logica particolare. Quando eravamo un piccolo gruppo militante di Resistenza, era diverso. Ora siamo diventati uno dei più grandi partiti politici, e ciò che facciamo produce effetti strategici nella regione. Dobbiamo prendere nella dovuta considerazione questa nuova realtà.

Avete moderato il vostro approccio verso i rivali libanesi?
Nessuna parte può controllare il paese. Hezbollah pensa che abbiamo bisogno di trovare un equilibrio. Dobbiamo distinguere tra riforma politica e riforma amministrativa. Non dobbiamo aspettare il permesso di nessuno per avviare la riforma amministrativa. Ma non raggiungeremo mai la riforma politica con la guerra civile o l’egemonia. Dobbiamo trovare un accordo con le altre sette religiose e gli altri partiti.

Perché i vostri sostenitori hanno votato per Hezbollah?
Il voto ad Hezbollah è basato su due pilastri. Prima di tutto l’appoggio alla Resistenza, in secondo luogo il rifiuto dell’impoverimento. La gente delle aree più remote è povera. Non c’è sviluppo, né alcuna possibilità di lavoro, ci sono poi altri problemi, come l’elettricità, l’acqua, etc. Ma il motivo principale è la Resistenza. La fiducia ad Hezbollah come forza di Resistenza, è un fattore costante.

Quant’è alta la probabilità di un’altra guerra con Israele?
Noi sappiamo come andrà a finire il problema dell’acqua. Abbiamo bisogno di aumentare il nostro uso di acqua dai fiumi Hasbaya e Wazani, ma Israele si oppone. Si può considerare questa come una bomba ad orologeria che potrebbe esplodere da un momento all’altro.

Perché Hezbollah ha ottenuto solo 11 seggi in parlamento?
Un proverbio libanese dice: “Siamo la madre del figlio.” Siamo pronti a rafforzare l’opposizione, quindi abbiamo concesso ai nostri alleati più seggi.

Che cosa ne farete dei risultati elettorali?
Dobbiamo guardare avanti, non indietro. Abbiamo un’ottima occasione affinché le elezioni diano più stabilità al Libano. L’iniziativa è adesso nelle mani del “14 marzo” [la coalizione di governo, Ndt].

E’ rimasto sorpreso dai risultati?
Il mondo intero è stato sorpreso, non solo noi. Penso che anche quelli del “14 marzo” sono rimasti sorpresi. Il segreto del successo del “14 marzo” è stato l’inatteso afflusso dei libanesi che sono venuti dall’estero per votare. Questo processo richiede un sacco di fondi. Diciamo che il denaro è uno dei fattori politici principali per spiegare questo risultato.

Nella tua stima, quanto incide questo risultato elettorale?
Anche se l’opposizione avesse ottenuto la maggioranza, nulla sarebbe cambiato in Libano. Non ci sarebbe stato alcun cambiamento epocale, solo un mutamento dei rapporti di forza. Nessuno può prescindere dalla peculiarità libanese, o modificare i criteri politici libanesi. Il “14 marzo” ha quattro anni di esperienza di governo, ma che cosa hanno ottenuto? Non possono controllare il paese senza la partecipazione del “8 Marzo” [la coalizione guidata da Hezbollah, Ndt].

Cosa pensi succederà adesso?
Credo che la situazione è meno complicata di prima, soprattutto per quanto riguarda la questione della Resistenza e del disarmo della Resistenza. Saad Hariri, nel suo discorso sulla Resistenza ha detto che essa è fuori discussione, e che nessuno sta parlando di disarmarla. Questa è un grande e  importante testimonianza circa la direzione del prossimo governo.

Alcuni dicono che la vittoria sarebbe stata peggio per Hezbollah, perché allora il partito avrebbe dovuto affrontare la responsabilità di governare, sfidando il quadro internazionale.
Ho sentito questa analisi. Forse certe persone dicono questo tenendo conto della crisi economica, del fallimento delle istituzioni e dello stato libanese, dei gravi problemi nella gestione libanese, di come per il Libano sia necessario ottenere un sacco di fondi dai paesi arabi, dell’Europa e dal Fondo monetario internazionale per il sostegno economico. Vincendo il “14 marzo” ha tolto la responsabilità di Hezbollah di gestire e controllare il paese. Il ruolo di opposizione è in effetti più facile di quello di chi governa.
Tutto questo è vero, ma dobbiamo anche dire che abbiamo fatto del nostro meglio per vincere, e abbiamo fallito.
E’ insolito in questa regione che dei  movimenti politici ammettano la sconfitta.
Se vuoi vincere devi imparare dai risultati. E’ necessario guardare a ciò che è realmente accaduto e valutare tutta la situazione. Dobbiamo fare una revisione profonda.

Perché la vostra coalizione ha perso?
Oltre al denaro politico e al voto degli espatriati, ci sono altre ragioni. Una è il discorso settario-religioso di alcuni leader del “14 marzo”, che ha irrigidito l’ostilità di alcune sette e risvegliato i timori settari. Forse non siamo stati abbastanza abili nel chiarire i nostri obiettivi e i nostri progetti politici. Non abbiamo sviluppato con successo la critica agli avversari. La maggior parte della gente sa come il “14 marzo” stia annegando nella corruzione. Ci siamo concentrati su questo punto debole del “14 marzo”, ma non lo abbiamo fatto con la dovuta efficacia.

In: GlobalPost – 27 giugno 2009
Traduzione a cura della Redazione