L’intervista di arabmonitor.info a Samir Qantar, che pubblichiamo di seguito, è breve e non recentissima (febbraio 2010), ma sintetizza molto bene – «Oggi, combattere Israele è diventato un valore assoluto in Libano» – il più grande cambiamento intervenuto nella situazione libanese, ed in particolare il ruolo di Hezbollah.
(nella foto Qantar con Nasrallah)

Beirut – Ha trascorso 29 anni in prigione in Israele: dal 1979 al 2008. Nel momento dell’arresto aveva 16 anni e militava nel Fronte di liberazione della Palestina di Abu Abbas. Gli hanno inflitto oltre 500 anni di carcere per la morte di quattro israeliani durante un raid di un commando palestinese a Nahariyha, di cui faceva parte, lui, druso libanese nato in un villaggio a sud di Beirut.

E’ tornato libero grazie alla Resistenza libanese, che lo ha scambiato nell’estate 2008 con i resti di due soldati israeliani catturati nel luglio 2006, episodio che Tel Aviv ha usato per lanciare la guerra al Libano. Arabmonitor ha incontrato Samir Qantar in una conferenza a Beirut, dove il suo arrivo è stato salutato da un’ovazione e tutti si sono messi ordinatamente in fila per farsi fotografare in sua compagnia.

Che attività svolge adesso?
“Faccio parte della Resistenza islamica (Hezbollah)”.

In quale settore?
“In quello militare”.

Come ha trovato il Libano, tornando dopo quasi trent’anni?
“Il Libano che interessa a me è cambiato in meglio. Ora, esiste una Resistenza nazionale che prima non c’era. Una volta chi voleva combattere Israele doveva per forza arruolarsi nella Resistenza palestinese. Il sostegno popolare alla Resistenza è cresciuto considerevolmente nel Paese. Oggi, combattere Israele è diventato un valore assoluto in Libano. Per quel che riguarda, invece, i tradizionali punti deboli libanesi, quelli sono gli stessi di trent’anni fa: la frammentazione politica e la tendenza di alcuni a tradire”.

Da quando è rientrato in Libano, ha viaggiato molto, accolto dappertutto come un eroe.
“Sono stato in Iran quattro volte, dove sono stato ricevuto dalla Guida suprema e dal presidente Ahmadi Nejad, poi in Siria, dove mi ha ricevuto il presidente Bashar al Assad. Sono stato anche nello Yemen accolto dal presidente Ali Abdullah Saleh. L’anno scorso ho visitato Cuba e mi hanno ricevuto con un calore incredibile. Tra breve ho in programma una visita in Venezuela su invito del presidente Hugo Chavez”.

Cosa pensa della presenza delle forze Onu nel Libano meridionale?
“Non mi piacciono. Sono essenzialmente delle spie. Fanno molte domande, cercano di fotografare tutto”.

E’ vero che ha usato gli anni trascorsi in prigione per imparare le lingue?
“E’ vero. Ora, parlo l’inglese e l’ebraico”.

Articolo originale: http://www.arabmonitor.info/dettaglio.php?idnews=29849