Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU vara nuove sanzioni all’Iran

Dopo defatiganti e ripetuti tentativi, gli Stati Uniti sono riusciti a far approvare dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (CdSNU) un nuovo giro di vite contro l’Iran. Del Consiglio di Sicurezza appunto, non dell’ONU in quanto tale, come furbescamente hanno titolato i giornali e le Tv. Si tratta della Risoluzione n. 1929. Non è la prima, non sarà l’ultima. Sin da quando Ahmadinejad salì al potere grazie alla vittoria elettorale del 2005, è stata una vera e propria grandinata di Risoluzioni del CdSNU.

Questa n. 1929, per essere precisi, è la quinta in ordine di tempo, preceduta dalla n. 1696 del 4 luglio 2006, dalla n. 1737 del 23 dicembre 2006, la n. 1747 del 24 marzo 2007 e la n. 1803 del 3 marzo 2008. Tutte queste Risoluzioni sono state finalizzate a colpire l’Iran per impedirgli l’arricchimento dell’uranio, poiché secondo il CdSNU sarebbe finalizzato a costruire la bomba atomica, accusa che Tehran nega recisamente. Rispetto alle precedenti quest’ultima è senz’altro la più severa. Prevede il blocco ulteriore delle transazioni finanziarie delle banche iraniane; il mandato (immaginiamo sarà affidato alla marina USA) di ispezionare i cargo da e per l’Iran; un inasprimento delle misure di congelamento per aziende e persone fisiche iraniane che si sospettano legate al programma nucleare (e dato che gli USA ritengono che i Pasdaran controllino tutto il paese si può immaginare il raggio di ampiezza di queste misure di rapina); il rifiuto di visti di viaggio a iraniani che vogliano andare all’estero ove questi siano sospettati di essere coinvolti nel programma nucleare (anche in questo caso è intuibile che in eccesso di zelo i visti saranno rifiutati a diverse decine di migliaia di persone). Dulcis in fundo, a conferma delle reali finalità delle sanzioni, la 1929 contempla il divieto assoluto all’Iran di importare navi da guerra, sistemi di artiglieria, elicotteri da combattimento e missili.

Non occorre un’alta dose di onestà intellettuale per comprendere che si tratta di misure tese non solo e non tanto a stroncare le presunte (per altro legittime sul piano giuridico formale) ambizioni nucleari dell’Iran, quanto la sua capacità difensiva globale in un teatro, come quello medio-orentale sempre sull’orlo del conflitto. Cosa hanno infatti a che fare gli elicotteri o l’artiglieria con la bomba atomica? Evidentemente nulla, ma ciò da appunto ragione al governo iraniano, che accusa il CdSNU di essersi piegato al “satana americano” per azzoppare il paese, per indebolirlo mentre tutti i paesi della zona alleati degli USA, Israele e Arabia Saudita in primis, conoscono una vera e propria corsa agli armamenti.

Non si tratta dunque, come fanno alcuni analisti, di disquisire sulla possibilità che l’Iran aggiri la 1929 come evidentemente è stato costretto a fare con le risoluzioni precedenti. Ciò che va messo a fuoco è la gravità della decisione del CdSNU, e quindi anche del voto favorevole di Russia e Cina, la qual cosa alcuni si ostinavano a non ritenere possibile. Mosca e Pechino l’hanno tirata per le lunghe, ma alla fine si sono adeguati alle pressioni imperialistiche americane ed europee, come stanno facendo dal 2005 in avanti. Russia e Cina sanno infatti benissimo cosa stia bollendo in pentola in Medio oriente, sanno bene che truppe americane e NATO ostili a Tehran occupano due paesi confinanti come l’Iraq e l’Afghanistan, sanno altrettanto bene che la vera minaccia alla pace nella zona viene dalla coalizione capeggiata dagli USA e di cui Israele (potenza nucleare) è la punta di diamante. La risoluzione del CdSNU dice nei fatti che l’Iran non deve avere diritto di difesa, che deve restare in uno stato di minorità politica e militare, affinché accetti, oltre all’accerchiamento, uno stato di “libertà vigilata”.

La Risoluzione 1929 non è altro che un ulteriore passo, non verso la pace, ma, al contrario verso la guerra, più esattamente verso un’aggressione americano-sionista o sionista-americana. Il problema non è se questa aggressione ci sarà o meno, ma solo quando. E il quando dipende appunto, per gli aggressori, dai calcoli che essi vanno facendo sui costi che dovranno pagare. Più l’Iran sarà debole, più bassi saranno questi costi. Ecco dunque spiegato l’arcano delle nuove sanzioni. La vicenda irachena insegna: solo dopo un decennio di embargo e sanzioni durissime gli americani fecero scoccare l’ora fatidica, ovvero dopo che l’Iraq fu messo nella condizione di non potersi difendere adeguatamente.

Non si pensi tuttavia che i tempi saranno biblici. O perché Tehran ha saputo aggirare le sanzioni precedenti importando armi sofisticate, oppure perché ha saputo dotarsi da solo di tecnologie avanzate e di armi temibili, gli USA e Israele le fanno di tutti i colori per abbreviate i tempi. I loro piani di attacco, con relative variabili, sono pronti da tempo nei cassetti del Pentagono. Ha quindi ragione Vittorio Emanuele Parsi: « E’ una corsa contro il tempo, in cui le carte buone le ha l’Iran e il tempo gioca a suo favore. (…) In una simile prospettiva la possibilità che Israele non decida un’azione contro l’Iran prima che esso divenga una potenza nucleare dipende solo dall’efficacia delle sanzioni approvate». (La Stampa del 10 giugno). E gli strateghi sionisti hanno già detto che non credono affatto a questa efficacia.

In questa corsa contro il tempo si spiegano altri fattori geopolitici, tra cui, il più importante, è il nuovo posizionamento turco a fianco dell’Iran, che rappresenta una autentica sconfitta per l’asse americano-sionista, e che spiega la strage compiuta sulla nave turca che portava aiuti a Gaza. Senza dimenticare la proposta turco-brasiliana sul nucleare iraniano, che gli americani hanno tentato in ogni modo di affossare. L’ordine monopolare con al centro il gendarme USA vacilla, e più tempo passa peggio è per Washington. Non passeranno molti anni di qui al redde rationem per annichilire lo “stato canaglia” iraniano.