“E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn.
…  seguirono folgori, clamori e tuoni, accompagnati da un grande terremoto …
La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni” [1].

1) All’economista Gianni Toniolo:
“… l’incendio greco … ricorda un altro periodo drammatico: il 1931, la Germania non più in grado di far fronte al pagamento degli interessi e delle rate sull’enorme debito estero, Berlino senza credibilità fra i creditori, il presidente della Banca centrale che faceva la spola fra le capitali europee chiedendo aiuti e ricevendo risposte interlocutorie, di fatto negative” [2].

Lo stesso giorno, Federico Fubini ci informa che:
“Jean Claude Trichet, il francese che da sette anni guida la Bce, in varie occasioni non sarebbe riuscito a trattenere l’irritazione di fronte alle esitazioni dell’Eurogruppo.
… Il motivo è stato sempre lo stesso: i riflessi lenti dei governi europei nell’annunciare sempre nuove misure, passo per passo, quando ormai non bastavano più di fronte alla violenza raggiunta nel frattempo dall’incendio.
A maggior ragione perché a preoccupare ormai non è più tanto la Grecia, ma soprattutto la Spagna” [3].
L’ira funesta del ”Pelide” Trichet, alla fine, ha prodotto i suoi effetti:

A) “… Zapatero si è piegato … ha annunciato il piano lacrime e sangue …: taglio del 5% agli stipendi  pubblici per quest’anno e blocco degli aumenti per il prossimo, abolizione del bonus bebè di 2500 euro, congelamento dei trattamenti pensionistici, sforbiciata agli investimenti pubblici” [4].

B) “Alla fine i governi interessati si sono decisi a stanziare, in collaborazione con il Fondo monetario internazionale (Fmi), un fondo di 750 miliardi di euro, mentre la Banca centrale europea ha dato la disponibilità ad acquistare titoli pubblici” [5].
Naturalmente, pure per il Presidente della Bce, Trichet, non c’è rosa senza spine: “Il gran rifiuto di Londra: cavatevela da soli” [6].

2) A prescindere dalla presa di distanza dell’Inghilterra, peraltro scontata se si rammenta la sua storica funzione di Cavallo di Troia della finanza anglosassone all’interno dell’Unione Europea, il problema fondamentale, per coloro che mangiano “pane ed Europeismo”, è un altro: “… questo intervento (quello illustrato alla lettera B; NdA ) trasferisce i rischi relativi ai paesi in crisi dalle banche, che avevano fatto loro credito, ai contribuenti; si tratta di un altro salvataggio bancario. … si sta cercando di curare il pericolo di un eccesso di debito pubblico con un aumento del debito pubblico.
L’imposizione (alla Grecia; NdA ) di una austerità terrificante … non solo è ingiusta, ma rende molto improbabile il successo di questa manovra giacché la riduzione della domanda interna che ne conseguirà ostacolerà la crescita economica senza la quale la Grecia non sarà in grado di onorare il suo debito: il default sarà stato solo ritardato, ma le sue conseguenze sarebbero molto più pesanti.
E poiché politiche di austerità di questo tipo varranno per tutti i paesi in difficoltà nell’Unione, mentre non è prevista alcuna politica di sviluppo comune, il risultato sarà una ulteriore riduzione delle possibilità di crescita dell’Europa” [7].
Il quadro del disastro prossimo venturo si completa, se si pone mente alla situazione di fibrillazione politica in cui versano i principali Paesi europei: in Germania, non solo Merkel è stata duramente sconfitta nelle elezioni del più popoloso Land, il Nord Reno-Westfalia, ma lo stesso Presidente della Repubblica, Horst Kohler, si è dimesso [8]; in Francia ed in Spagna la popolarità di Sarkozy e di Zapatero è in picchiata più degli indici di Borsa; dell’Italia non è neppure il caso di parlare.

3) Mentre il “Titanic-Europa” va con il vento in poppa verso l’iceberg, i padroni del vapore, alberganti nelle più diverse Versailles del globo, si concedono anche il lusso di fare la voce grossa, tramite i loro portavoce:
“Svolta storica europea con i diktat sul debito e il lancio degli eurobond” [9]; “Conti pubblici,  All’Europa la vigilanza” [10].

Il termine diktat [= ordine indiscutibile, imposizione] dovrebbe aprire gli occhi anche ai ciechi dalla nascita.
Soprattutto, i padroni del vapore non perdono l’occasione, per tosare ulteriormente il gregge dei passeggeri: lo fanno indebitare ulteriormente per salvare le banche, lo sevizieranno, nei dì futuri tenebrosi e oscuri, con gli “inevitabili sacrifici”, che nessuna forza politica, essendo tutte sul libro paga dei suddetti padroni, mette in discussione.
Le sapienti torture economiche, che scandiscono e sempre più scandiranno il quotidiano delle popolazioni europee, hanno pure la funzione di rieducarle totalmente a quella “sana sottomissione” che, sempre, deve improntare i rapporti tra la Superiore Razza dei Signori (SRS) e la plebaglia informe, volgare (piv), sradicando persino l’idea di un qualsiasi progresso, in modo che pure la nuda esistenza torni ad essere vissuta “per grazia ricevuta”.
Infine, queste popolazioni, vampirizzate economicamente e colonizzate mentalmente, saranno disponibili per qualsiasi avventura, che annunci la “Terra Promessa” dell’uscita dalla crisi.
Scenari apocalittici?
Signore e signori, siamo nella pianura di Armageddon!
Inoltre: quante delle cose che, oggi, viviamo come assolutamente normali, trent’anni fa sarebbero state giudicate inverosimili?

4) Comunque la si pensi, è interessante notare che vengono avanzate delle ipotesi, che, fino a pochi mesi fa, non sarebbero state formulate neppure sotto tortura:
“Come ipotesi di scuola si può fare il caso … della Germania che, stufa di pagare per sostenere la Grecia e magari altri Paesi incapaci di rimettere i loro bilanci in ordine, saluta tutti e decide di andarsene.
Ovviamente senza la Germania non si avrebbe la semplice uscita di uno Stato ma la fine dell’euro” [11].
C’è pure chi è più ardito:

“Ora è il momento della verità: o i paesi dell’euro traggono dalla crisi la volontà di fare un decisivo passo avanti nell’unificazione delle politiche di sviluppo … o è meglio rendersi conto che forse si è fatto il passo più lungo della gamba anche per evitare che una eventuale crisi dell’euro possa ripercuotersi sulla tenuta complessiva dell’Unione” [12].

5) I “GURU” dell’economia mondiale, per tacere dei Ministri, dei banchieri e degli industriali dei vari Paesi, stando soprattutto a quello che Loro stessi affermano, non avevano capito un’acca di quello che stava per accadere, come ben argomenta Massimo Fini:
“Ma noi non abbiamo bisogno di classi dirigenti che capiscono le cose quando sono già avvenute, che ci dicano il risultato della partita quando è finita” [13]. Confortati da questa situazione, ci permettiamo di avanzare la nostra personale ipotesi su un possibile esito di questa crisi epocale.
Non solo assisteremo alla fine dell’Euro ed alla dissoluzione di questa Unione Europea, ma gli stessi Stati del continente si disgregheranno, poiché le regioni più ricche di ognuno non vorranno più saperne di quelle “straccione”, altrettante palle al piede nella sempre più spietata competizione mondiale.
Le prime daranno vita ad un SuperStato e decideranno anche se le seconde potranno unirsi, ovviamente in un “sottostato”, fors’anche in due, oppure dovranno rimanere dei brandelli, naturalmente “indipendenti” come l’attuale Kosovo.
In questo modo, le varie Baviere e Lombardie d’Europa potranno gareggiare, ad armi più o meno pari, con le Cine e le Indie del mondo, utilizzando le Basilicate e le Sassonie come fonti di materie prime, di manodopera e di mercenari a basso costo, come mercati di sbocco, come discariche per i rifiuti, (senza doverli più portare in Africa), come luoghi per vacanze a prezzi simili a quelli che, fino ad ora, solo le Birmanie del mondo offrono.
Probabilmente, un iscritto alla Massoneria commenterebbe questo scenario con le due frasi rituali:
Solve et coagula / Rompere e ricostituire (in una nuova sintesi)”;
Ordo ab chao/ L’ordine dal caos”.
Noi, molto più profanamente, abbiamo preferito parlare di Armageddon in Europa.
Non vi è bisogno di dire che non è questo il nostro augurio, ma se questo, o qualcosa di simile dovesse accadere, sarebbe difficile non pensare ad una vendetta postuma di quello Stato pacificamente multietnico e multireligioso, che è stato fatto a pezzi sanguinolenti dalle classi dominanti d’Europa, uno Stato chiamato Jugoslavia.

NOTE
[1] Apocalisse 16, 16,18, p.2235; La Bibbia, Testo integrale C.E.I., PIEMME, Casale Monferrato, 1988.
[2] Fertilio Dario, La lezione di Weimar: solo la solidarietà tra Stati può fermare l’incendio, Corriere della Sera, p.6, Lunedì, 10 Maggio 2010.
Nel prosieguo dell’intervista, Toniolo si mostra, comunque, moderatamente fiducioso sulla possibilità di spegnere l’incendio.
[3] Fubini Federico, L’ira di Trichet e l’orgoglio spagnolo, Corriere della Sera, p.3.
[4] Mania Roberto, Tagli a stipendi e pensioni … tramonta il modello- Spagna, La Repubblica,
p.11, Giovedì, 13 Maggio 2010.
[5] Andriani Silvano, Perché 750 miliardi non risolvono tutto, Il Fatto Quotidiano, p.11, Giovedì, 13 Maggio 2010.
[6] Cavalera Fabio, Corriere della Sera, p.2, Lunedì, 10 Maggio 2010.
[7] Andriani, cit..
[8] Si era macchiato, infatti, di una colpa inemendabile: aveva detto la verità sulla presenza delle truppe tedesche in Afghanistan: sono lì, per difendere gli interessi economici della Germania; Il Fatto Quotidiano, p.1, Martedì, 1 Giugno 2010.
[9] La frase citata è il titolo dell’intervista a Marco Buti, Direttore generale degli affari economici dell’Unione Europea; Bonanni Andrea, La Repubblica, p.10, Giovedì, 13 Maggio 2010.
[10] Titolo dell’intervista a Trichet, a cura di: Lauer S., Le Maitre F., De Vergès M., La Stampa, p.15, Martedì, 1 giugno 2010.
[11] Grassia Luigi, Uscire dall’euro: si può?, La Stampa, p.4, Sabato, 15 Maggio 2010.
[12] Andriani, cit..
[13] Fini Massimo, Le balle che preludono al caos, Il Fatto Quotidiano, p.18, Martedì, 1 Giugno 2010.
Si consiglia la lettura integrale dell’articolo, sia per il consueto stile brillante dell’Autore, sia, e soprattutto, perché permette una comprensione della reale situazione attuale, che non si trova nelle tonnellate di carta, che, ogni giorno, vengono stampate, inutilmente.

da www.valeriobruschini.info/