
Riflessioni di un delegato Cgil
L’attacco portato dai vertici Fiat in sinergia con Governo, Confindustria, Sindacati Confederali e informazione di regime, contro gli operai di Pomigliano D’Arco, pone alcuni quesiti e sollecita alcune riflessioni.
Perchè proprio Pomigliano? Perchè la comunità di lavoratori di questa grande fabbrica, non si è mai piegata al comando capitalista, con forme di resistenza attive e passive, fra le quali esperienze di organizzazione sindacale fra le più avanzate e combattive che rappresentano un esempio per tutti i lavoratori italiani.
Perchè proprio ora questo attacco micidiale? Perchè è parte di un piano più generale di abbattimento dello standard dei diritti e della forza contrattuale e dei salari della classe operaia. Statuto dei Lavoratori, Norme Costituzionali, Contratti Collettivi di Lavoro, diritti umani altrimenti inesigibili verranno derubricati o spazzati via.
Perchè proprio in questo modo? Perchè il “colpo di maglio” dovrebbe annichilire la classe operaia. Colpirne uno per educarne cento, l’essenza del terrore di classe. Il comando, il ricatto e il terrore capitalista potrebbero così dilagare quasi istantaneamente in tutto il tessuto produttivo, favoriti dal collaborazionismo sindacale e da quello politico della “sinistra” piddina.
La prima riflessione è semplicissima: la classe operaia esiste, come classe e non come semplice ente sociologico. Montagne di carta e di libri scritti dai pennivendoli del capitale per dimostrare che il conflitto di classe era morto e sepolto, vanno bruciati insieme agli autori. Sotto questa luce la stessa finanziaria (pur “necessaria”) appare come un gigantesco diversivo per mascherare l’obbiettivo vero della borghesia, colpire subito al cuore la classe operaia. La partita vera si gioca a Pomigliano non con lo sciopericchio generale del 25 giugno, che occorre comunque fare e radicalizzare.
La seconda riflessione è che la crisi strutturale, epocale, del capitalismo finanziarizzato dell’occidente sta riportando ai fondamentali l’economia. Il profitto non scaturisce più dalle plusvalenze finanziarie e speculative, ma potrà essere, se sarà, solo plusvalore estratto dal lavoro vivo dell’operaio! Una montagna di cazzate sul capitalismo cognitivo e sul ruolo del precariato e delle moltitudini sociali vengono spazzate via in un colpo solo. La classe operaia è di nuovo al centro della storia! La prima linea è qui, ora, nel cuore dell’occidente. Le grandi lotte della classe operaia cinese di questi giorni stanno spazzando via ogni illusione di ripresa e “stabilità”. La farfalla che batte le ali a migliaia di kilometri di distanza sta perturbando irrimediabilmente tutto il sistema!
La terza riflessione è decisiva. Non c’è più spazio per il compromesso sociale. I margini del welfare già oggi sono ridottissimi. Ogni lotta sociale e di fabbrica porrà il problema di chi comanda nel paese. Il sindacalismo sociale non darà più risposte. Risposte politiche che solo un partito operaio può e potrà dare alle battaglie che inevitabilmente ci aspettano e che avranno un carattere sempre più politicizzato.
La lezione più importante che scaturisce dalla vertenza di Pomigliano è proprio questa. La battaglia ci sarà, anzi è già cominciata, suscitata artificialmente dai padroni che vogliono approfittare della debolezza, della divisione e dell’impreparazione attuale dei lavoratori. Non sarà indifferente a tutto ciò il risultato del referendum-ricatto del 22 giugno. Più saranno i NO, più dura sarà per la Fiat.
Uno solo è lo strumento con cui si può sperare di vincere, un partito operaio all’altezza dei suoi compiti politici, che , mi sembra, sia tutto da costruire. Diamoci tutti da fare, il tempo non è molto!
Un delegato Cgil di Perugia