Con queste note voglio innanzitutto ringraziare i compagni del Campo Antimperialista per aver facilitato l’apertura di un dibattito sulla teoria dell’effetto di sdoppiamento, con la pubblicazione della prefazione del libro “Logica della storia…” e soprattutto dell’eccellente articolo del compagno Bonali “A proposito del libro di Costanzo Preve e Roberto Sidoli” del 7 giugno 2010.

Lo scritto di Giulio, che ringrazio per i suoi apprezzamenti (giustamente non-acritici, collegati a serie e motivate obiezioni) rispetto alla teoria dell’effetto di sdoppiamento, mi permette di approfondire alcuni aspetti dello schema generale in via di sviluppo proprio affrontando le principali critiche (feconde e stimolanti) da lui prodotte su questa tematica.

1) Giulio ad un certo punto afferma che “mi sembra di dover concludere che in generale essa” (la “linea nera” socio produttiva, la tendenza classista) “tenda sempre oggettivamente a favorire un maggiore sviluppo quantitativo delle forze produttive materiali rispetto alla prima” (la “linea rossa”, la tendenza socio produttiva collettivistica), “con conseguenze di grande portata per gli esiti effettivi del loro scontro”.

A mio avviso la pratica concreta del 9000-3900aC dimostra come sia stata invece proprio la “linea rossa” a favorire lo sviluppo quantitativo e qualitativo delle forze produttive materiali, durante tutti quei lunghi e formidabili cinque millenni.

A società collettivistiche, gilaniche e dominate dallo splendido culto della dea Madre, ai lontani antenati dei comunisti/antagonisti reali del mondo contemporaneo, si devono:

– l’epocale scoperta/utilizzo dell’agricoltura, dalla “rossa” Gerico e dall’area siro palestinese/anatolica del 9000/8000aC.

– la scoperta/utilizzo dell’allevamento, escluso quello (successivo) di bovini e cavalli.

– la scoperta/utilizzo della ceramica (materiale già prodotto dai “rossi” Jomon nell’11000aC.).

– la scoperta del proto-urbanesimo, da Gerico fino ad arrivare al’Eridu degli Ubaid.

– la scoperta/utilizzo della fusione dei metalli (rame ed argento).

– la scoperta della proto scrittura (civiltà balcaniche “rosse” di Varna e Vinca).

– la seconda grande rivoluzione neolitica (irrigazione su campo lungo, aratro-inseminatore, falcetto in argilla), capace come minimo di quintuplicare la produttività del lavoro agricolo – niente male, come sviluppo delle forze produttive materiali – e avviata nella civiltà “egualitaria” (Mario Liverani) e collettivistica degli Ubaid in terra mesopotamica, tra il 4400 ed il 400aC.

Per cinque millenni, Giulio, la “linea rossa” ha pertanto surclassato quella “nera” anche sotto il profilo tecnologico e produttivo: all’attivo della tendenza proto classista va invece solo la domesticazione dei bovini e quella del cavallo, l’ultima scoperta (purtroppo e tragicamente) utilissima sotto il profilo militare e tecnologico-militare.

Per cinque millenni i nostri lontani antenati “rossi” sono stati i principali alfieri del processo di sviluppo materiale (e non solo…) del genere umano: processo oggettivo di grande portata, sia in sè che per la validità della teoria dell’effetto di sdoppiamento.

2) Ad un certo punto il compagno Bonali afferma che “molte esperienze storiche da lui” (Sidoli) “interpretate come aclassiste possono invece essere considerate “proto classiste”. E’ un punto importante: Gerico espresse una matrice socioproduttiva a-classista e collettivistica, o viceversa “proto classista”? E come Gerico, Catal Huyuk, la civiltà cinese degli Yangshao, gli Ubaid, ecc.

Mancando purtroppo qualunque forma di documentazione scritta per il periodo storico pre-3200aC, gli storici utilizzano altri criteri oggettivi (e combinati) di distinzione tra società egualitarie e non-egualitarie:

– presenza/assenza di differenziazione nelle tombe ritrovate in una determinata società. E se a Gerico gli oggetti sepolti erano solo i teschi dei defunti, nella civiltà Kurgan protoclassista (ancora senza stato, ancora senza apparato militare e burocratico separato dall’insieme dei privilegiati) i capo-guerrieri si facevano erigere grandi tumuli funerari, sacrificando quantità variabili dei loro schiavi per farsi accompagnare nell’oltretomba

– presenza/assenza di sensibili differenziazioni nelle abitazioni: asimmetrie inesistenti a Gerico, Catal Huyuk, Yangshao, ecc

– presenza/assenza di grandi e numerosi edifici, a scopo politico e/o religioso: sussistevano nella proto classista Nevali Cori, non certo a Gerico, Catal Huyuk, ecc

– presenza/assenza di culti religiosi matriarcali del culto della Dea Madre: assente tra i Sumeri, i Kurgan e le popolazioni proto-indoeuropee, ecc, invece egemone a Gerico, Cata Huyuk, ecc.

Ho inserito all’interno della “linea rossa” solo le società e culture nelle quali fossero presenti elementi oggettivi, a partire dal criterio-principe delle sepolture, in grado di indicare almeno la prevalenza sicura della tendenza cooperativa-egualitaria su quella protoclassista, anche se contrastata come nel caso di Harappa (India) e Chavin (America Latina).

Nella casistica esposta, ho trattato pertanto di formazioni economico-sociali nelle quali non solo non si riproduceva lo stato o la proprietà privata del suolo (elemento, quest’ultimo, tipico anche del m. p. asiatico), ma in cui lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo costituiva nel peggiore dei casi un elemento socio produttivo iperminoritario e quasi inesistente (Chavin), e di regola un processo non ancora emerso concretamente, anche se sempre presente sotto forma latente e come possibilità virtuale, a determinate condizioni. Secondo la teoria dello sdoppiamento, infatti, la possibilità di una vittoria/rivincita della “linea nera” su quella rossa rimase/rimane (purtroppo) sempre dietro l’angolo, dopo il 9000aC e l’ingresso della nostra specie nell’era del surplus, anche se (fortunatamente) affiancata in modo costante dall’opzione e direzione di marcia opposta ed alternativa. Nel 9000aC come nell’anno 2010dC.

3) Ad un certo punto il compagno Bonali sostiene che  “le incursioni belliche dall’esterno” (da parte delle culture appartenenti alla “linea nera” socioproduttiva) “…però, per essere vincenti, dovevano a mio avviso comportare comunque un sostanziale maggiore sviluppo delle forze produttive degli aggressori classisti”.

Era vero invece il contrario, Giulio. Gli “aggressori classisti”/proto classisti durante la guerra mondiale del neolitico risultavano di regola molto più arretrati economicamente delle popolazioni agrario-collettivistiche, con una sola eccezione (e purtroppo decisiva): la loro superiorità militare e tecnologico-militare determinata dalla domesticazione e uso bellico, del cavallo, dalla loro mobilità e capacità di concentrazione, dalla loro abitudine alla violenza e agli sgozzamenti (non solo di animali…). Una situazione che fa venire in mente l’Emilia rossa del 1920/22, con le squadracce fasciste di Balbo.

Fuor di metafora, si tratta del fenomeno che chiamo “l’asimmetria di Genghiz Khan”. Nel tredicesimo secolo dC, infatti, le popolazioni nomadi-classiste dei Mongoli erano distanti anni luce dalla Cina (classista) di quel periodo rispetto al livello di sviluppo delle forze produttive sociali, ma alla fine esse vinsero tra fiumi di sangue: un esempio moltiplicabile a piacere, a partire proprio dal neolitico.

4) Sul comunismo sviluppato. Risultando esso un salto di qualità molto lontano nel tempo, anche nelle migliori condizioni attualmente da me ipotizzabili/desiderabili, potrebbe bastare un semplice “la sua attuabilità/non attuabilità verrà decisa solo dalla praxis collettiva umana, dopo la futura (e non-inevitabile) rivoluzione mondiale”.

Solo per amore di discussione, rilevo che:

– L’automazione robotica sta muovendo attualmente i suoi primi timidi passi.

– Le scienze naturali stanno vivendo in molti casi uno sviluppo esponenziale, a partire dall’informatica.

– Superato il “piccolo” scoglio dell’eliminazione del capitalismo (delle armi di sterminio, ecc) il genere umano avrebbe a disposizione millenni e millenni per evolversi, a partire dalle sue “fonti di ricchezza collettiva” (Marx, Critica al Programma di Gotha).

– Il comunismo sviluppato costituirà la fine della preistoria, non certo della storia: rileggere a questo proposito la sua splendida descrizione da parte del pensatore comunista (dal sottoscritto distante anni luce) quale Trotzkj, nel suo “Arte della rivoluzione e arte socialista”. Diversità e differenze, ma anche e soprattutto unità di pensiero con Giulio.

Le mie contraddizioni con il compagno Bonali sono in ogni caso di natura assolutamente non-antagonista, mentre ho rilevato invece una forte comunanza di vedute con lui su una serie di altri  punti, specialmente sulla dinamica storica post 1917, a partire dall’esperienza sovietica.

Rilancio pertanto subito una proposta di lavoro comune, a Giulio ed a tutti i compagni interessati, su temi quali:

– L’effetto di sdoppiamento e la religione nel mondo occidentale. Alias la “linea rossa” politico-religiosa (quella nera la conosciamo fin troppo bene, Vaticano in testa): dai profeti Amos ed Isaia, dagli esseni fino ad arrivare alla teologia della Liberazione ed a Chavez/Morales, all’inizio del terzo millennio

– l’effetto di sdoppiamento e la protoscienza/scienza/tecnologia. L’utilizzo “sdoppiato”, classista o cooperativo-collettivistico, dei risultati dei processi tecnologici e scientifici: “modello Microsoft” contro “modello Linux”, in estrema sintesi

– l’effetto di sdoppiamento ed il prometeismo. Prometeismo “nero” (da Gilgamesh a Nietzsche, Pierce,ecc ) contro prometeismo “rosso” (Giardino dell’Eden ed il suo “sarete come dei” fino ad arrivare a Marx, Bloch, al transumanesimo di matrice collettivistica, ecc)

– l’effetto di sdoppiamento e le comuni rurali in America Latina. Dalla civiltà Chavin alla comune afroamericana di Palmares, per giungere fino a Mariategui ed alla Bolivia contemporanea.