Pubblichiamo qui sotto la sintesi dell’intervento che il compagno “Basanta”, membro del Politburo del Comitato Centrale del Partito Comunista Unificato del Nepal (Maoista), ha svolto il due luglio scorso ai convenuti dell’Assemblea antimperialista, svoltasi nel contesto del Social forum europeo di Istanbul.

Cari compagni e delegati,

Saluti rivoluzionari!

Desidero approfittare di questa occasione per portare il nostro saluto rivoluzionario a nome del nostro partito, il Partito Comunista Unificato del Nepal (Maoista), agli organizzatori del Social Forum Europeo, che hanno invitato il nostro partito qui a Istanbul, in Turchia, a partecipare a questo programma, che è di una ricchezza grandissima.

 

Desidero inoltre portare i nostri saluti rivoluzionari a tutti i delegati che partecipano a questo seminario. Mi sento onorato di essere qui con voi, delegati provenienti da ogni parte del mondo. Ciò che più desidero, però, è usare questa occasione per condividere le esperienze che la classe operaia di tutto il mondo ha raccolto con le sue valorose lotte contro l’imperialismo e contro le sue politiche anti-popolari e neo-coloniali, come la privatizzazione, la liberalizzazione e la globalizzazione, cosi come contro le classi dominanti che all’imperialismo sono asservite.

Cari compagni,

il nostro partito mi ha incaricato di parlare in questo contesto della rivoluzione nell’Asia Meridionale, come richiesto dagli organizzatori. E’ un argomento di vasta portata, un compito molto difficile da trattare in pochi minuti. Farò comunque del mio meglio per essere breve, ma di sicuro dovrò concentrarmi solo sui punti chiave, per aiutarvi a raggiungere una comprensione di fondo delle possibilità e delle sfide che la rivoluzione in Asia Meridionale oggi ha di fronte.

L’Asia Meridionale comprende sette paesi, cioè il Bangladesh, il Bhutan, l’India, le Maldive, il Nepal, il Pakistan e lo Sri Lanka. Più di un quinto della popolazione mondiale abita in questa regione. E’ la regione geografica più popolata e densamente abitata del mondo. L’agricoltura, che contribuisce solo al 22% del PIL totale della regione, impiega il 60% della forza lavoro. Dopo l’Africa Sub-Sahariana, l’Asia Meridionale è la regione più povera della terra. Secondo le informazioni fornite dalla Banca Mondiale nel 2008, più del 40% della popolazione che abita in questa regione guadagna meno di 1.39 dollari a testa al giorno. D’altra parte, la ricchezza complessiva dei 25 più ricchi capitalisti indiani è equivalente a 192.3 miliardi di dollari. [Fonte: www.forbes.com <http://www.forbes.com/> ]. E’ quanto complessivamente guadagnano i 379 milioni di persone più povere di questa regione, cioè circa il 31.6% della popolazione totale della sola India. In questa regione muoiono di malnutrizione ogni anno circa 2.1 milioni di bambini, come risulta dal rapporto dell’UNICEF del 2008. Questo dà una vaga idea della composizione di classe nei paesi dell’Asia Meridionale.

A prescindere dalle forti contraddizioni di classe nei paesi dell’Asia Meridionale, in tutta la regione esistono anche pesanti contraddizioni nazionali. Ognuno è a conoscenza della gravità della contraddizione nazionale in Sri Lanka. L’intero Nord-Est e il Kashmir dell’India sono stati i punti caldi dei movimenti di liberazione nazionale sin dai tempi della cosiddetta “indipendenza”. Inoltre, varie nazionalità oppresse in Nepal, Bhutan, Bangladesh e Pakistan stanno lottando per la loro autonomia e il diritto all’autodeterminazione. Le discriminazioni sociali dovute allo sciovinismo della casta Hindu hanno dell’incredibile in India e in Nepal. In tutti i paesi dell’Asia Meridionale, il sistema politico costruito sulla base del feudalesimo e mantenuto dalla sovrastruttura del capitalismo burocratico e comprador, è stato alla radice dell’intensificarsi delle contraddizioni di cui parliamo sopra. Figuriamoci se può risolverle.

Le masse che abitano nella regione sono represse contemporaneamente da nemici a due facce, il feudalesimo e l’imperialismo. In aggiunta, l’espansionismo indiano da una parte fa da cane da guardia dell’imperialismo americano, dall’altra impone la sua egemonia politica, economica e culturale ai paesi vicini. Recentemente, le classi dominanti indiane stanno capitolando sempre di più di fronte all’imperialismo americano, e cedendo al suo intento di portare l’intera regione sotto il suo dominio per circondare e indebolire la Cina, che si affaccia in questo 21° secolo come concorrente economico forte.

In un’intervista con un corrispondente dell’agenzia Hsinhua News, il 29 settembre 1958, Mao disse: “I vari tipi di contraddizioni nel mondo contemporaneo sono concentrati nelle vaste aree dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina; sono queste le aree più vulnerabili sotto il dominio imperialista e i punti nevralgici della rivoluzione mondiale da cui partono i colpi diretti all’imperialismo”. Quello che diceva Mao vale ancora. Nella situazione attuale, però, è l’Asia Meridionale che si distingue in modo particolare come area dove il dominio imperialista è vulnerabile e come un vulcano attivo della Rivoluzione di Nuova Democrazia sotto la guida dei partiti Marxisti-Leninisti-Maoisti.

Oltre a essere vittima dello sfruttamento semi-feudale e dell’oppressione semi-coloniale, un’ampia parte delle masse nella regione è stata angariata dall’asservimento nazionale interno. L’oppressione di casta sui Dalit, il saccheggio degli Adivasi, e l’insopportabile sfruttamento e la repressione delle minoranze religiose, hanno mostrato la vera identità delle classi scioviniste Hindu, soprattutto in India. Un numero immenso di operai è gettato nell’indigenza, e stanno aumentando di continuo. In breve, le contraddizioni acute che feudalesimo e imperialismo generano contro le masse popolari, l’estesa presenza di movimenti rivoluzionari, democratici e di liberazione nazionale in tutti i paesi dell’Asia Meridionale e una quantità enorme di masse sfruttate e oppresse che vivono in questa regione, hanno innalzato anche di più questo potenziale rivoluzionario.

Questa regione ha una lunga storia di lotte di classe rivoluzionarie. Il primo fuoco di lotta di classe rivoluzionaria in questa regione si è acceso nel 1967 a Naxalbari, nel distretto di Siliguri, nel Bengala Occidentale, sotto la guida ideologica del Marxismo-Leninismo e del pensiero di Mao Tse-tung. Non solo ha diffuso la sua influenza nelle vaste campagne dell’India, ma è diventato un precursore per i paesi confinanti come il Bangladesh, lo Sri Lanka e il Nepal. Da allora, le lotte di classe rivoluzionarie si sono susseguite una dopo l’altra, con alti e bassi, svolte e sviluppi. La rivoluzione maoista ha comunque compiuto un grande passo avanti, soprattutto dopo l’inizio della grande guerra popolare in Nepal, il 13 febbraio 1996, e la fusione delle due correnti rivoluzionarie principali, la Guerra Popolare e il Centro Comunista Maoista, a formare il Partito Comunista dell’India (Maoista), nel settembre 2004. Questi due eventi politici hanno infatti trasformato la regione in un vulcano attivo della rivoluzione proletaria in questo 21° secolo.

Sulla scia di questi importanti eventi politici del movimento rivoluzionario, la rivoluzione popolare nepalese arriva oggi sulla soglia della conquista del potere politico centrale. L’ultima manifestazione per il 1° maggio, in cui mezzo milione di persone hanno riempito le strade della sola valle del Kathmandu, e lo sciopero politico a oltranza che è seguito, non solo hanno colpito al cuore la manciata di affaristi e di borghesia burocratica e di elementi feudali in Nepal, ma hanno anche inflitto un duro colpo ai loro padroni stranieri. Le forze esterne, principalmente l’espansionismo indiano, si immischiano ora apertamente negli affari interni del Nepal per evitare che le loro pedine perdano il potere. Un’alleanza composta dall’espansionismo indiano e dai suoi fantocci nepalesi si è schierata contro le aspirazioni alla democrazia e all’indipendenza nazionale del popolo nepalese. Ora, la democrazia e l’indipendenza nazionale sono interconnesse in modo inseparabile in Nepal. Questo ha messo al primo posto la lotta per l’indipendenza nazionale, la sovranità e l’integrità territoriale.

La Rivoluzione di Nuova Democrazia sta facendo nuovi passi avanti in India. Ha conquistato una vasta zona nella parte orientale e centrale dell’India. Gli attacchi militari compiuti dai combattenti del Partito Comunista dell’India(maoista), in modo particolare negli ultimi anni, e le lotte di masse militanti capeggiate dai maoisti e altre forze della sinistra contro il tentativo di sequestrare i terreni dei contadini a Nandigram e a Singur per regalarli alle grandi compagnie multinazionali, hanno tolto il sonno alle classi reazionarie indiane al potere. La massiccia resistenza popolare a Lalgarh, nel Bengala occidentale, contro le atrocità commesse dalla polizia, rimane un modello mai visto prima nella storia del movimento comunista dell’India. Lo sviluppo della guerra del popolo in India è naturalmente motivo di orgoglio e fonte di ispirazione non solo per i rivoluzionari nel sub-continente indiano ma anche per la classe operaia in tutto il mondo.

Le classi dominanti indiane, invece di occuparsi dei problemi che il paese e il popolo stanno affrontando, hanno schierato massicce forze paramilitari contro i più poveri del già povero popolo indiano, gli Adivasi. L’azione contro il popolo chiamata “Operazione Green Hunt” che le forze espansioniste indiane hanno intrapreso, si fonda sul disegno reazionario di attaccare e distruggere la nuova forza politica rivoluzionaria che tramite la guerra popolare si fa avanti. Mira infatti ad aprire la strada agli attacchi crescenti e incontrollati contro il popolo e al saccheggio delle risorse naturali da parte della grande borghesia compradora nazionale e della borghesia internazionale.

Ha però creato, invece, il terreno favorevole a una maggiore espansione delle forze progressiste, democratiche e di sinistra contro le classi dominanti in India. Un numero significativo di rinomati intellettuali, come Arundhati Roy, si sono schierati dalla parte degli Adivasi, si sono opposti al dispiegamento paramilitare nelle loro regioni e hanno esposto la bancarotta della cosiddetta più grande democrazia del mondo. La guerra popolare in India è ora diventata un argomento centrale di discussione, anche nelle classi medie. Anche i grandi mezzi di comunicazione diretti dalla grande borghesia compradora non possono più continuare a coprire con il silenzio le attività dei maoisti in questi giorni. È una grande conquista ideologica e politica per i rivoluzionari in India e all’estero.

Anche se c’è una lunga storia di lotta armata in Bangladesh, per il momento i comunisti rivoluzionari non sono riusciti a fare un salto in avanti. Alcuni partiti marxisti-leninisti-maoisti hanno subito sconfitte temporanee per l’arresto dei loro principali leader da parte del regime reazionario, altri si stanno riorganizzando e preparando alla guerra popolare. Nonostante ciò, le acute contraddizioni di classe, l’oppressione nazionale, il retaggio rivoluzionario del passato, così come il sentimento patriottico del popolo del Bangladesh, creano in questo paese un alto potenziale per lo sviluppo di una nuova rivoluzione di nuova democrazia in Bangladesh.

Contemporaneamente, la formazione del Partito Comunista del Bhutan (MLM) nel 2001 e l’esistenza, da lungo tempo, del Partito Comunista Maoista nello Sri Lanka, e i loro sforzi per riorganizzarsi, hanno costituito un potenziale aggiuntivo per il movimento comunista nell’Asia Meridionale. Anche se al momento non esiste un partito maoista in Pakistan, la lotta ideologica che alcuni dei rivoluzionari hanno intrapreso per costruire un partito rivoluzionario può avere delle implicazioni positive nel prossimo futuro. L’intera Asia Meridionale, con l’eccezione delle Maldive, dove ancora non ci risulta l’esistenza di un partito comunista, esprime insomma un forte potenziale per il movimento comunista mondiale. In altre parole, l’Asia Meridionale è un vulcano attivo della rivoluzione proletaria all’inizio del 21° secolo.

In ogni modo è tuttavia un dato di fatto che più si sviluppa la rivoluzione proletaria, più la sfida per i reazionari diventa minacciosa. L’espansionismo indiano, appoggiato dall’imperialismo USA, è da molto tempo un nemico comune non soltanto per le masse indiane ma anche per quelle dell’intera regione. I reazionari di tutto il mondo si sono uniti più strettamente contro il popolo nel tentativo di fermare le rivoluzioni di nuova democrazia in questa regione. Il risultato è che l’Asia Meridionale sta diventando un fronte di collisione tra due forze: una formata dal proletariato e dai suoi alleati di classe nazionali e internazionali, l’altra dagli imperialisti e dai loro lacchè nei singoli paesi. In Asia Meridionale, nel grembo di questa contraddizione, è in gestazione un nuovo mondo.

In questa era imperialista, la rivoluzione proletaria non resta un fenomeno relegato a un singolo paese. E’ composta da molti fattori interconnessi tra loro. La vittoria di ogni rivoluzione comunista è collegata alle condizioni oggettive del mondo e alla forza soggettiva del proletariato internazionale.
Diamo un breve sguardo a questi due fattori a livello mondiale.

Oggettivamente, la situazione mondiale non è così sfavorevole alla rivoluzione come negli anni ’80 e ’90. Anzi, sta diventando una situazione che favorisce le rivoluzioni proletarie. Non sto dicendo che una crisi rivoluzionaria è già sviluppata in tutto il mondo, però è un fatto oggettivo che il sistema imperialista ha problemi più acuti di quelli che aveva prima. La crisi economica partita dagli USA, il capobanda imperialista, ora ha investito tutto il mondo, anche se in misura diversa. La UE ha tentato di risolvere la crisi economica in Grecia, ma inutilmente, e una crisi ulteriore si è generata. Ed è solo un esempio.

Anche se nessun rivale dell’imperialismo USA in termini di forza militare si è ancora fatto avanti, la contrapposizione con altre superpotenze militari ed economiche nel mondo cresce. Il mondo unipolare è cambiato: ora è un mondo multipolare. La contrapposizione tra capitale e lavoro si sta intensificando in tutto il mondo. Si acuisce anche la contrapposizione tra l’imperialismo e tutte le nazioni e i popoli oppressi, che è la contrapposizione principale oggi nel mondo. Tutte le contrapposizioni fondamentali, inclusa quella principale, si intensificano, la situazione oggettiva sta diventando meno favorevole all’imperialismo, e si creano condizioni migliori per il proletariato per far avanzare in tutto il mondo lotte di classe rivoluzionarie.

La forza soggettiva del movimento comunista internazionale invece è molto debole. Anche questo aspetto però si sta sviluppando in senso positivo. Le lotte di classe rivoluzionarie in diversi paesi, ma soprattutto nell’Asia Meridionale, hanno compiuto passi avanti esemplari, che nessuno può negare. E non c’e solo questo: c’è la rabbia popolare che si è rovesciata nelle strade contro le privatizzazioni, le liberalizzazioni e la globalizzazione negli ultimi anni e che sta a mostrare il potenziale rivoluzionario nel mondo intero. In questo momento le cose che mancano al proletariato sono la comprensione salda e giusta del valore universale che il Marxismo-Leninismo-Maoismo ha, la determinazione nel combattere a destra il revisionismo, che è il pericolo principale nel movimento comunista contemporaneo, la capacità di costruire partiti comunisti basati sul Marxismo-Leninismo-Maoismo, in grado di applicare questa concezione in modo creativo e adeguato alle particolarità di ciascun paese. Questa è la sfida ideologica e politica che il proletariato deve affrontare oggi coscientemente per vincere e colmare il divario esistente tra la situazione mondiale oggettiva, che diventa sempre più favorevole, e la sua forza soggettiva, che è ancora molto debole.

Noi proletari siamo una classe internazionale. Noi rivoluzionari in Asia Meridionale e i compagni di altre parti del mondo abbiamo reciproci doveri per sviluppare la rivoluzione proletaria ovunque nel mondo. Lo sviluppo della rivoluzione popolare in Asia Meridionale è servito a fornirvi valide risorse rivoluzionarie, che vi ispirino ideologicamente per far avanzare il movimento comunista nei vostri rispettivi paesi, e il vostro fermo appoggio e la vostra solidarietà serviranno a fare vincere la rivoluzione in Asia Meridionale. Questo seminario, di fatto, ha aiutato ad accelerare il processo. Tutti noi senza ombra di dubbio dobbiamo ringraziare chi lo ha organizzato.

Compagni,
la Rivoluzione di Nuova Democrazia in Nepal si trova ad un crocevia difficile: i rivoluzionari e l’insieme delle forze patriottiche, repubblicane, progressiste, laiche e di sinistra stanno da una parte, e l’imperialismo, l’espansionismo e i loro fantocci locali stanno dall’altra, e sono al termine del combattimento per vincere la lotta politica in corso. Anche la rivoluzione in India è di fronte a una sfida altrettanto seria. Lo stato reazionario indiano ha già schierato forze paramilitari contro il suo stesso popolo col pretesto di combattere i maoisti e si sta preparando a rinforzarle ancora di più con la sua potenza militare. In India si va a uno scontro violento tra le forze rivoluzionarie e le forze controrivoluzionarie.

La vittoria della rivoluzione in Asia Meridionale produrrà effetti a vasto raggio e sarà il precursore delle fiamme della rivoluzione che divamperanno in tutto il mondo. All’opposto, la sua sconfitta porterà il popolo a una demoralizzazione totale, non soltanto in questa regione ma a livello globale. In una situazione come questa, una forte solidarietà alla rivoluzione in Asia Meridionale è l’esigenza del giorno. Lottiamo tutti duramente per costruire una forte solidarietà, che aiuti a far vincere la nostra classe in Asia Meridionale e apra la porta alla rivoluzione proletaria mondiale all’inizio del 21° secolo.

Grazie.

Istanbul – 2 luglio 2010