Nelle ultime settimane, abbiamo assistito ad una serie di fatti che non sono quel che sembrano, ma fanno parte dei preparativi per un’azione militare di grande rilievo, destinata a mettere fine al governo costituzionale del Venezuela. Gli Stati Uniti stanno applicando la loro vecchia strategia del Track 1 e Track 2. La prima, prevede di destabilizzare un governo fino a provocarne la caduta; la seconda, di rovesciarlo con la forza, qualora la prima opzione non abbia dato i risultati sperati.
In Venezuela, si è applicato il Track 1 fin da quando il presidente Hugo Chávez vinse le elezioni, nel 1998, e quando divenne presidente della repubblica, nel 1999, mettendo in pratica un programma di governo che non piace e non conviene agli USA. Di fatto, già nel 2002, essi ottennero che un gruppo di militari sequestrasse Chávez e annunciasse che aveva rinunciato all’incarico di presidente.
In quell’occasione, Chávez fu portato in una base militare (dalla quale era previsto che lo trasferissero fuori dal paese) da un aereo con matricola statunitense, che risultò essere di proprietà del gruppo venezuelano Cisneros, allora proprietario dell’emittente televisiva Venevisión e di Ediciones América. Qualsiasi similitudine con ciò che è accaduto in Honduras non è casuale e, in entrambi i casi, i presidenti in nessun momento hanno rinunciato al loro incarico.
Il prossimo 26 settembre ci saranno le elezioni parlamentari in Venezuela. Il Pentagono e il Dipartimento di Stato stanno tessendo trame in tutta l’America Latina per creare le condizioni che giustifichino un colpo di stato, da attuarsi qualora l’opposizione venezuelana perdesse nuovamente le consultazioni. Così come perse consultazioni e referendum realizzati nel 1998, 1999, 2000, 2004, 2005, 2006, 2008 e 2009. L’unica consultazione persa dal presidente venezuelano, fu quella per la riforma costituzionale, nel 2008.
Attualmente, i sondaggi per le elezioni di settembre sono a favore del presidente Chávez. Gli USA intendono rovesciare la situazione e, se non vi riescono, è già pronto un apparato militare che fa pensare ad un intervento armato, appoggiato dell’ex presidente colombiano Uribe, che avrà come pretesto la presunta presenza di guerriglieri delle FARC in Venezuela.
Interventismo politico latinoamericano
Nel tentativo di ottenere che il presidente perda le elezioni, sono coinvolti settori politici latinoamericani e denaro statunitense ed europeo. Ma incominciamo dal piano Track 1.
Il 26 giugno scorso, il quotidiano cileno “El Mercurio” ha informato che il 21 di quel mese, sono arrivati nel paese 16 dirigenti dell’opposizione venezuelana che appartengono alla cosidetta “Mesa de Unidad Democrática”. Lo scopo era quello di partecipare a “un programma speciale di lavoro”, con mandatari della “Concertazione dei Partiti per la Democrazia”, che governò il Cile dalla fine del regime di Pinochet fino alla vittoria dell’attuale presidente, lo scorso marzo.
Gli oppositori al governo venezuelano volevano ottenere il beneplacito cileno al loro piano, in virtù di presunte similitudini riscontrabili, secondo loro, “fra l’attuale realtà venezuelana e quella cilena della fine degli anni ’80”. Fu allora che nacque la coalizione chiamata “Concertazione”, che rovesciò il dittatore Pinochet con un plebiscito. Gli attuali “esperti” incontrati dall’opposizione venezuelana, sono ex funzionari che hanno avuto alti incarichi di governo in tale coalizione e appartengono a svariati partiti.
Vi erano, fra gli altri, il democristiano Mariano Fernández, ultimo cancelliere della presidentessa Bachelet; l’ex ambasciatore degli Stati Uniti; il socialista Enrique Correa, ex Segretario Generale del Governo dell’ex presidente Aylwin; Sergio Bitar, dirigente del Partito per la Democrazia, che fu senatore e ministro dell’Educazione nel governo di Ricardo Lagos e delle Opere Pubbliche in quello di Michelle Bachelet. Bitar fu anche ministro per le Miniere nel governo del presidente Allende.
Le manovre hanno provocato indignazione, specie in settori del Partito Socialista. Mentre altri “concertazionisti” si sono uniti alla destra nell’attaccare il presidente venezuelano e, i loro parlamentari di riferimento, si sono autodesignati osservatori elettorali per il prossimo settembre. Ciò ha creato un tale conflitto all’interno del governo che il presidente cileno ha ritenuto di dover portare la questione in parlamento.
Il dettaglio è importante, perché anche se non sembra essere coinvolto José Miguel Insulza, lo è invece il suo amico e collaboratore nella Segreteria Generale della OEA, Enrique Correa. Ossia, colui che Insulza suole designare come osservatore nelle elezioni della regione. Insulza, è stato ritenuto responsabile dal cancelliere equadoriano della rottura delle relazioni fra Colombia e Venezuela, per non avere rinviato, come gli era stato chiesto, la sessione nella quale la Colombia formulò le sue accuse.
Denaro e preparativi militari
Come d’abitudine in questi casi, gli Stati Uniti destinano grandi quantità di dollari per finanziare le proprie azioni interventiste in altri paesi. Contro il presidente Allende investirono molti milioni, come fu documentato dal congresso statunitense, e in Venezuela stanno operando nello stesso modo, anche se i concertazionisti fingono di dimenticare.
La Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED dalla sua sigla in inglese), fu creata da Ronald Reagan per legalizzare ciò che precedentemente si faceva solo sotto l’ombrello dell’Intelligence. Il denaro che viene approvato dal Congresso, si distribuisce ai paesi del sud da destabilizzare, sia attraverso le fondazioni repubblicana e democratica, sia attraverso organismi impresariali e sindacali USA.
Nel 1999, la NED distribuì in Venezuela 1.273.408 dollari, secondo quanto si legge nella sua pagina in internet. Ma non è tutto. Secondo una relazione informativa dell’istituto spagnolo FRIDE, si danno anche finanaziamenti attraverso il “Movimento Mondiale per la Democrazia”, creato dalla NED.
A questo va aggiunto ciò che si finanzia per mezzo dell’Agenzia Internazionale statunitense per lo Sviluppo (USAID); la Freedom House; la Commissione Europea e le fondazioni Konrad Adenauer e Friederich Ebert in Germania: ciascuna di queste ha dato circa 500 mila euro all’anno ai partiti venezuelani di opposizione. Per altri invii, l’ambasciata degli Stati Uniti in Venezuela, usa la valigia diplomatica e tutto si lava nel mercato parallelo. Ed è per questo che il governo venezuelano ha dettato una nuova legislazione relativamente al cambio di moneta.
Se tutto quello fin qui illustrato non conduce ad una sconfitta elettorale del governo del presidente Chávez, a settembre, tutto indica che il piano “B” è pronto a partire. In Costa Rica, il paese “senza esercito”, arriveranno quest’anno 43 navi da guerra statunitensi con artiglieria. Nelle strade di Panama ci sono già militari statunitensi, persino in uniforme, cosa che non si vedeva da quando chiusero le basi USA nel 2000. Sostengono che combatteranno il narcotraffico attraverso 15 nuove installazioni militari.
In Colombia, sono 13 le basi USA autorizzate da Uribe. In Perù, si sono appena formati eserciti navali con la partecipazione di dieci paesi del centro e sudamerica, sotto il comando degli Stati Uniti. Dove scoppierà la guerra?
*Frida Modak, giornalista, fu l’addetta stampa del Presidente Salvador Allende
Traduzione dallo spagnolo di Marina Minicuci
Fonte: ALAI AMLATINA, 09/08/2010