La tattica disperata della Federazione della sinistra
Primum vivere, questo e soltanto questo è il principio ispiratore delle attuali scelte della Federazione della sinistra (Fds). Un principio che ha come premessa la convinzione che non sia possibile esistere al di fuori delle istituzioni. Tutto viene perciò subordinato all’obiettivo del rientro in parlamento, dopo il naufragio dell’Arcobaleno dell’aprile 2008.
In questa sede non ci dilungheremo a polemizzare con questa impostazione opportunistica. Si commenta da sola e non è certo una novità.
Ci concentreremo invece su un’altra questione: può la tattica della Fds avere successo? Detto in altri termini, si salveranno?
In verità la linea ferreriana appare non tanto spregiudicata, quanto piuttosto disperata se non addirittura suicida. Come noto, Prc e Fds hanno già detto di sì alla proposta di Bersani (vedi Ammucchiata nell’uliveto), nella quale ritengono – non a torto – di potersi inserire in nome della Santa Alleanza antiberlusconiana, ma senza assumersi responsabilità di governo. Il risultato concreto di questo slalom sarebbe appunto l’elezione di una pattuglietta di parlamentari.
Questa linea ha certamente una sua logica, ma incontra sulla sua strada una serie impressionante di paradossi.
Il primo di questi paradossi è che il disegno dei sinistrofederati potrà realizzarsi solo ed esclusivamente con il vituperato Porcellum. La cosa non ci scandalizza per niente, ma non deve sfuggire l’ipocrita silenzio che attornia questo semplice fatto. Ferrero, Salvi e Diliberto debbono tenersi ben stretta la creatura di Calderoli. Il Porcellum assegna seggi (per giunta in misura proporzionale) purché si raggiunga il 2% dei voti, a condizione che si faccia parte di una coalizione che ottenga almeno il 10%. I due sistemi di cui si parla come possibili sostituti dell’attuale legge – il cosiddetto Mattarellum (cioè la legge che è stata in vigore dal 1994 al 2005), ed il “sistema tedesco” – prevedono soglie di sbarramento rispettivamente del 4 e del 5%.
Nel 2008 l’Arcobaleno ottenne il 3,1% dei voti, mentre nelle regionali della scorsa primavera la Fds si è fermata al 2,7%. Anche lasciando da parte gli ultimi sondaggi, che prevedono un ulteriore e consistente calo, che speranze avrebbero costoro se il Porcellum dovesse essere sostituito da una nuova legge?
Questo primo paradosso non è però niente rispetto al secondo. Dopo aver detto per anni “sistema tedesco”, senza mai riflettere sul fatto che tale sistema nacque in Germania proprio per escludere i comunisti dal parlamento, Ferrero e Salvi continuano a ripetere questa litania anche oggi.
Ma, c’è un ma grande come una casa: se fino a due anni fa quel sistema sembrava poter tutelare una forza come il Prc, attestata stabilmente sopra il 5%, che senso ha oggi insistere su una proposta in tutta evidenza suicida? Misteri di un ceto politico allo sbando.
In un’intervista al Manifesto del 29 agosto, Ferrero ha detto che: «per cacciare Berlusconi, fare la nuova legge proporzionale e uscire dal bipolarismo sono pronto ad allearmi con il diavolo». Già, ma il diavolo che ne pensa? L’intervistatore fa infatti notare al segretario del Prc che il Pd sembra orientato per un ritorno al Mattarellum. Illuminante la sua risposta: «Noi siamo per il proporzionale secco. Altri, come noi, preferiscono il modello tedesco, penso a D’Alema, a Rutelli, a Casini. Vuol dire che ne parleremo». Ne parleranno, ma senza pregiudiziali, ci mancherebbe!, che Ferrero vede comunque l’affermarsi di una tendenza proporzionalista: «Da questo punto di vista il Mattarellum è un passo avanti. Poi il grado di compromesso finale si vedrà. Ma si va nella direzione giusta».
Ma davvero qualcuno pensa che la discussione sulla nuova legge elettorale si muoverà lungo un binario che ha come capolinea la riaffermazione di principi proporzionalisti?
Siccome non possiamo credere a tanta ingenuità, è chiaro che il ragionamento ferreriano è un altro: intanto andiamo al voto con lo sbarramento al 2%, che la Santa Alleanza ci torna proprio a fagiolo, poi dopo vedremo. Già, vedranno. Ma qui i casi potranno essere soltanto due: o la Fds non sarà determinante per la formazione del governo, ed allora meglio non farsi illusioni sul potere contrattuale a disposizione; od invece sarà determinante ed in quel caso dovrà condividere le scelte di governo con Casini, Montezemolo e, perché no, lo stesso Fini. Come si vede, la “gran furbata” dei sinistrofederati tanto geniale non sembra proprio. Tanto più che basterebbe ricordare il 1996. Anche allora l’idea che stava dietro alla “desistenza” era che alla fine i parlamentari del Prc non sarebbero stati determinanti. Il voto invece li volle tali e ne scaturì il sostegno ai sacrifici per Maastricht e quello al pacchetto Treu.
Come si vede, a partire dal 1994, i nodi sono sempre gli stessi. Ed averli affrontati e risolti sempre nella stessa direzione – anche se, fino ad un certo punto, con una buona dose di fantasia – ha portato alla sostanziale scomparsa dei comunisti non dal parlamento ma dal panorama italiano.
E la legge che ha segnato veramente il passaggio alla Seconda repubblica è proprio quel Mattarellum che oggi Ferrero vede comunque come un passo avanti. E’ questo un terzo paradosso su cui occorre riflettere.
E’ stato il Mattarellum ad introdurre il sistema maggioritario, a rafforzare potentemente i processi di personalizzazione della politica, a sviluppare oltremodo il lobbysmo trasversalista di impronta americana. Non è un caso che dai centri del potere economico venga oggi una forte spinta per la sua riproposizione. E non sfuggirà a nessuno la sua natura bipolare.
Insomma, l’attuale degrado della politica – che, beninteso, ha a monte altre cause generali e non solo di tipo nazionale – è figlio in primo luogo del Mattarellum assai più che del Porcellum.
Cesare Salvi, che in questo momento funge da portavoce della Fds, ha perlomeno denunciato (il Manifesto, 31 agosto) gli effetti nefasti della legge Mattarella, affermando la necessità di ritornare ad un sistema proporzionale. Ma quale sistema proporzionale? Ovviamente quello tedesco, adottato in tutti i suoi aspetti, inclusa la fatidica soglia del 5%. Salvi parla apertamente di quali sarebbero le conseguenze: «Sulla base dei dati delle elezioni più recenti (parlamento europeo e regionali) entrerebbero in parlamento i 5 partiti di adesso nonché la sinistra, se unisse le sue forze».
L’insuperabile Salvi ci costringe a due brevi considerazioni su questo quarto paradosso, una tecnica e l’altra politica. Quella tecnica è che l’unione delle forze a cui fa riferimento c’è già stata nel 2008 con l’Arcobaleno: i bookmakers del Manifesto dopo la solita manifestazione autunnale la quotavano sopra il 10%, gli elettori gli assegnarono poco più del 3. Quella politica è che se tale processo unitario dovesse concretizzarsi, esso avverrebbe necessariamente sotto la cupola vendoliana, concludendo a tarallucci e vino anni di scontri al calor bianco. Dubitiamo che anche in questo caso il 5% verrebbe superato. Ma se per caso avvenisse, sarebbe comunque la fine dei due partiti nominalmente comunisti, a quel punto affogati nel mare magnum della retorica del Berlusconi di sinistra.
Non abbiamo sottolineato tutti questi paradossi per evidenziare la pochezza degli attuali gruppi dirigenti della Fds. Lo abbiamo fatto per sottolineare che la più spregiudicata delle tattiche può avere successo solo a condizione che si basi su un’analisi concreta della realtà, dei rapporti di forza e delle diverse variabili in gioco.
Qui non vediamo alcuna tattica particolarmente arguta, ma solo le mosse disperate di chi vorrebbe aggrapparsi alla ciambella di salvataggio rappresentata da qualche seggio parlamentare. Non vedendo, al di fuori di questo risultato, alcuna possibilità di azione politica.
Si salveranno? La risposta è no. Potranno magari riaffacciarsi in parlamento, nel caso di elezioni anticipate, ma per poi esserne ricacciati fuori al più presto.
Non è il solo Berlusconi a farsi leggi “ad personam“. Il Pd ed i terzopolisti casiniani-rutelliani-finiani, se ne avranno la possibilità faranno altrettanto. Basti pensare alla legge regionale che si sono fatti in Toscana (una fotocopia del Porcellum), ed ancor di più a quella congegnata ad hoc per le europee del 2009 (vedi La porcatissima). Adatteranno la legge ai loro interessi immediati, ma sempre accordandosi alle più generali esigenze sistemiche, che prevedono un parlamento normalizzato e blindato in cui anche la più inoffensiva delle falci e martello sarà rigorosamente bandita. Ed assegneranno d’ufficio la rappresentanza della “sinistra” a Vendola, per le stesse ragioni per cui fu appaltata a Fausto Pavone Bertinotti per 15 anni.
Perché cadere in una simile trappola? Perché legittimare l’ennesima porcata partecipandovi praticamente ad occhi chiusi? Domande retoriche alle quali i lettori attenti sapranno rispondere senza difficoltà. Da parte nostra ci limitiamo perciò alle brevi riflessioni svolte.
Riflessioni che ci dicono però una cosa: la tattica della Fds non è criticabile soltanto perché ripropone le scelte di un quindicennio di subalternità al centrosinistra, ma anche perché finirà per rendere irraggiungibile lo stesso scopo per cui è stata pensata, la sopravvivenza.
Naturalmente, per sopravvivenza qui va intesa la conservazione in vita di una forza politica, perché invece la mera esistenza di qualche naufrago nel teatrino politico-istituzionale verrà di certo garantita dal sistema. Gli fa gioco e non gli costa niente.