Castro, il socialismo e…Israele
Da ieri sono stato tempestato di telefonate, anche di alcune radio importanti, che mi chiedevano un’interpretazione delle dichiarazioni di Fidel. Quella che ha suscitato più scalpore è la frase su Cuba nell’intervista rilasciata a Jeffrey Mark Goldberg, un giornalista definito da Castro nel suo blog “norteamericano-israelí”, uno statunitense di origine ebraica che scrive sulla rivista The Atlantic. Quando Goldberg ha chiesto a Fidel se riteneva esportabile il “modello cubano”, la risposta è stata brusca: “Il modello cubano ormai non serve più neanche a noi” (“El modelo cubano ya no nos sirve ni a nosotros“). Jeffrey Goldberg non credeva alle sue orecchie e ha detto di aver chiesto conferma alla sua interprete, Julia Sweig, dato che spesso aveva dubbi di aver capito bene (“tuvo dudas sobre si escuchó bien a Castro en numerosas veces”).
La Sweig aveva capito la stessa cosa. Noi comunque così veniamo a sapere che l’intervistatore famoso non sapeva lo spagnolo, e aveva bisogno di un’interprete, e soprattutto che non conosceva molto di Cuba e di Fidel Castro, tanto è vero che si stupiva per una simile affermazione.
Non sapeva che finché è stato il massimo dirigente, di Fidel si diceva che era al tempo stesso il capo del governo e il capo dell’opposizione. Dichiarazioni ben più dure di questa (oltre a tutto vaghissima, dato che non è facile definire cos’è il “modello cubano”) Castro le aveva fatte in un famoso discorso fiume del 17 novembre 2005, in cui aveva accennato alla possibilità di un crollo; anche quando “riscoprì il Che” nel ventesimo anniversario della morte, l’8 ottobre 1987, aveva usato parole durissime contro i mali dell’isola: corruzione, parassitismo, inefficienza. Ma solo lui poteva dirlo. E francamente, osservavo già anni fa, sarebbe molto più sano che ci fossero sia un capo del governo, sia un capo dell’opposizione, non riuniti in una sola persona…
L’intervistatore, di cui Fidel tesse grandi lodi nel suo blog, non sembrava molto informato di questo. La cosa confermerebbe l’opinione dello scrittore e ministro degli Esteri messicano Jorge Castañeda, autore di una documentata biografia del Che, che aveva spiegato a La Jornada perché non aveva potuto intervistare Castro: “Fidel le interviste le dà solo a chi non sa niente”…
Comunque i quotidiani di tutto il mondo sono pieni di commenti che considerano questa ammissione il punto più importante dell’intervista. Fa eccezione il manifesto che parla invece solo della critica ad Ahmadinejad sull’antisemitismo, e della parziale autocritica sulla crisi dei missili del 1962 (anch’essa non del tutto nuova né sensazionale). In definitiva, anzi, sostanzialmente banale: “Dopo aver visto quel che ho visto, e sapendo quello che so oggi, in definitiva non valeva la pena” [di rischiare un conflitto nucleare] – (Después de haber visto lo que he visto, y sabiendo lo que se hoy, definitivamente no valía la pena).
Io però non me la sento di commentare subito certe parti del discorso apparse su siti di altri paesi ma non ancora su quelli ufficiali cubani, per il rischio che davvero Fidel sia stato frainteso o mal trascritto. Basta aspettare un poco, d’altra parte, per leggere il testo integrale e riveduto.
Le dichiarazioni sull’antisemitismo
Per il momento non posso che augurarmi che le dichiarazioni di Castro riportate da tutta la stampa, tratte dal blog di Goldberg, siano almeno in parte rettificate. Infatti ricalcano passivamente alcuni dei luoghi comuni della propaganda sionista, che presenta come unica ed irripetibile la persecuzione antiebraica. Ad esempio Fidel avrebbe affermato che nessuno nella storia è stato offeso come gli ebrei (Yo no creo que nadie haya sido más injuriado que los judíos). Peggio ancora, aggiunge e precisa, ciò non si può paragonare a quel che è stato fatto ai musulmani (“Diría que mucho más que los musulmanes“). Sarebbe stato meglio non dirlo proprio mentre stanno per esplodere nel mondo islamico prevedibili proteste contro quel pastore evangelico della Florida, una specie di Borghezio yankee, che vuol bruciare Corani davanti alla sua “Chiesa della pace”…
Già l’idea di fare una graduatoria è pessima: come dimenticare i milioni di morti negli scontri tra indù e musulmani nel subcontinente indiano, o lo sterminio degli armeni, o quello sempre più rimosso di rom e sinti sotto il nazismo? E lo stesso Fidel aveva ricordato al papa all’inizio della sua visita il genocidio delle popolazioni originarie di quelle che chiamiamo Americhe. E come dimenticare i milioni di morti africani durante la tratta, e quelli provocati in Asia dalla dominazione europea? Ilan Halevy, un ebreo schierato con la causa palestinese, aveva osservato che il genocidio degli ebrei veniva presentato come unico, solo perché era il primo che colpiva una popolazione europea: gli altri erano stati cancellati dalla memoria. Per non dilungarmi troppo su questo rinvio al mio fortunato testo Ebrei e palestinesi nella storia: miti e realtà, che non solo è il più letto su questo sito ma è stato stampato e riprodotto moltissime volte. Era stato pensato per respingere la mistificazione sionista funzionale alle pretese di sollevarsi al di sopra di tutti, e di giustificare col vittimismo la propria oppressione dei popoli vicini.
Se Fidel non la smentirà, nell’intervista c’è un’altra concessione alla propaganda sionista: gli ebrei sarebbero stati i più calunniati nella storia. Soprattutto più che i musulmani, si precisa (“Han sido mucho más calumniados que los musulmanes debido a que son culpados por todo, pero nadie culpa a los musulmanes por cualquier cosa“. Vaglielo a dire ai musulmani a cui si vorrebbe negare il diritto ad avere una moschea per pregare, perché li si incolpa in blocco dell’11 settembre!
Gli ebrei, aggiunge Castro, sono stati sottoposti a terribili persecuzioni e pogrom per duemila anni. (“durante dos mil años los judíos han sido sometidos a terribles persecuciones y a los pogromos”. Incredibile: il primo pogrom non ha 2000 anni, ma risale al 1881, e ha cause politiche ben precise che non hanno nulla a che vedere con i pregiudizi religiosi antiebraici, antislamici, ecc. (ad esempio quelli nei confronti dei “pagani” che erano rimasti fedeli alle religioni precristiane, in Europa, nelle Americhe). La conclusione è fatalmente quella che nulla è comparabile con l’Olocausto (“No hay nada que se pueda comparar con el Holocausto”).
Mi sembra che Fidel abbia riprodotto come se fossero oro colato le opinioni del suo intervistatore, che nel suo blog definisce un grande “esperto”. Allego integralmente in appendice il testo di una “Riflessione di Fidel” dedicata interamente a Goldberg e che riporta le sue informazioni sui problemi mediorientali, la politica di Israele e quella degli Stati Uniti. Senza commento, ma anche senza traduzione. Non mi sembra che valga la pena.
Ma prima devo chiarire un altro aspetto importante della questione. Ritengo personalmente che sia stato giusto criticare le intemperanze verbali di Ahmadinejad, e io stesso ho criticato anche Hugo Chávez quando ha rilasciato dichiarazioni troppo benevole ed ambigue, anche se non veramente antisemite, durante e dopo alcuni viaggi a Teheran. Di questi viaggi ho sempre difeso la legittimità e utilità, sia nel quadro degli interessi di due importanti produttori di petrolio, sia per non lasciare l’Iran troppo isolato e pericolosamente tentato da una deriva oltranzista. Ma non c’è dubbio che molte dichiarazioni di Ahmadinejad, magari fatte soprattutto per uso propagandistico interno, sono inaccettabili e fanno danno, tra l’altro, alla causa palestinese che pretendono di sostenere, e vanno quindi fermamente criticate in primo luogo dai paesi che rifiutano l’anatema e le minacce contro l’Iran. Tuttavia sarebbe stato meglio chiarire al leader iraniano l’inopportunità e l’inaccettabilità di ogni confusione tra sionismo (che è più che legittimo contrastare e combattere) e l’ebraismo. È giusto chiedergli che cessi di diffamare gli ebrei (“deje de difamar a los judíos”), e spiegargli che gli ebrei non sono responsabili dei crimini compiuti dal governo e dall’esercito israeliano, senza per questo tirare in ballo una presunta “teología antisemita” che sarebbe cominciata duemila anni fa…
È una materia delicata: poche settimane fa Castro aveva detto che la pace poteva essere salvata perché il presidente degli Stati Uniti è “un discendente di africano e bianco, di maomettano e cristiano”, e quindi sensibile alle esortazioni di tutti i più potenti capi di Stato del mondo, con la sola eccezione di Israele… (vedi Auguri, Fidel!). Non mi convinceva molto. Ma ora queste nuove esternazioni possono essere fraintese ed irritare, ad esempio con la comparazione tra le bimillenarie sofferenze degli ebrei e quelle più modeste dei musulmani, provocando altri risentimenti. Non se ne sentiva il bisogno. Ho il sospetto che possa essere stato manipolato e deformato dal suo troppo “esperto” intervistatore, e spero quindi di leggere presto una rettifica o almeno un testo definitivo.
(a.m. 9/9/10)
POSTILLA
Fidel l’imprudente…
Come immaginavo scrivendo questo testo, mentre tutti i “cubanologi” impazzivano a interpretarla a piacere, una parte dell’intervista di Fidel è stata smentita. “Era stata fraintesa”. La precisazione è un po’ pasticciata, ma non importa. La frase sul “modello” d’altra parte non era così sconvolgente, soprattutto a Cuba.
Rimane il fatto che in questa lunga conversazione, e in altre occasioni di questi stessi giorni, Fidel Castro è stato imprudente e non ha misurato bene il linguaggio. Denunciare l’espulsione dei rom e sinti dalla Francia (e dall’Italia, aggiungo…) è un dovere, chiamarla “Olocausto” è un’esagerazione che rischia di diventare controproducente.
Fidel non è nuovo a queste forzature verbali: aveva annunciato ad esempio che gli Stati Uniti con Bush erano ormai un regime “nazifascista”. Vedremo se smentirà o ritoccherà anche questa nuova dichiarazione di ieri, che ha suscitato proteste formali da parte della Francia. Nella stessa occasione ha corretto parzialmente le comparazioni tra le calunnie nei confronti degli ebrei e quelle sui musulmani (“Gli ebrei non sono stati gli unici perseguitati e calunniati per le loro credenze” ha detto questa volta, ma non ha spiegato come mai gli è stata attribuita l’opinione opposta). E ha ribadito la fiducia in Goldberg, nonostante gli avvisi dei “suoi amici arabi” che lo considerano il maggior difensore del sionismo. Forse avrebbe fatto meglio a scegliere un intervistatore meno fazioso e a documentarsi prima un po’ autonomamente, senza scegliere Goldberg come grande “esperto”…
I commenti sui mass media italiani sono stati spesso offensivi e quasi sempre inesatti, grazie a citazioni di seconda e terza mano, in cui le virgolette che dovevano segnalare le parole di Castro si spostavano o sparivano del tutto, rendendole indistinguibili dai commenti e dalle interpretazioni.
Ma un po’ di cautela verbale sarebbe stata opportuna, anche per non far dimenticare con lo “scandalo” per una parola, la sostanza dei suoi giusti avvertimenti sui pericoli che corre il globo, per le guerre in corso o latenti, e per il riscaldamento totale.
PS Non ho cambiato una riga al testo inserito due giorni fa. Ma il titolo sì, perché il nuovo rende meglio l’idea, e soprattutto per segnalare che qualcosa era stato cambiato.
(a.m. 11/9/10)