In merito alla terza farsa elettorale

Mentre un altro mercenario italiano (1)  ha perso la vita in uno dei tanti scontri con la guerriglia, – sbugiardando un’altra volta quelli che continuano a parlare di Missione di peacekeeping, ovvero La Russa, il governo e il PD -, veniamo a sapere dell’ennesimo crimine commesso dai compagni di merende dei soldati italiani, ovvero quelli americani. S’è scoperta un’altra Abu Ghraib. Un gruppo di fanti della 2 divisione dell’esercito USA si divertiva a sparare su civili inermi e, come se non bastasse, a torturare  gli scampati ai loro eccidi (2). Ma non è questo di cui vogliamo parlare, bensì della terza farsa elettorale in ordine di tempo, orchestrata da Karzai e dai signori della guerra che lo affiancano, com’è ovvio sostenuta dai governi dei paesi invasori e dalle Nazioni Unite.

Tutti ricordano l’incredibile scandalo dei brogli a scala industriale per le elezioni presidenziali dell’agosto 2009 (si infastidì lo stesso Obama). Allora i brogli furono approssimativamente calcolati nell’ordine del 40% dei voti. Dati i precedenti, in queste elezioni (si eleggono dei pagliacci per il cosiddetto Parlamento), e siccome la questione cruciale per cantare vittoria è la percentuale dei votanti, si è ricorsi al più grande dei trucchi. Sapete quale? Per decreto si è abbassato di qualche milione il numero di aventi diritto (Corriere della Sera del 19 settembre 2010). A Kabul questa mossa “astutissima” è assurta a barzelletta nel mondo dei giornalisti e degli osservatori internazionali. Tutti sanno della grande farsa, nessuno vuole ammetterlo, perché nessuno, di norma, sputa sul piatto dove mangia.

Tuttavia, malgrado l’abbassamento surrettizio del numero di aventi diritto, non si può nascondere il dato eclatante: l’astensionismo di massa e dunque il pieno successo della campagna di boicottaggio della Resistenza. Il calo progressivo dei votanti è evidente anche tenendo conto dei numeri truccati forniti dalle autorità fantoccio: 6,7 milioni furono i votanti dichiarati alle precedenti elezioni parlamentari del 2005. 4,5 quelli delle presidenziali dell’agosto 2009. 3,6 è la prima stima delle elezioni appena svoltesi.

Tuttavia un’idea alquanto realistica di come stanno andando le cose in Afghanistan, possiamo trovarla anche sui nostri giornali di regime. Sentiamo: «Le violenze dei taleban non hanno dato tregua. Ieri tre scrutatori elettorali sono stati uccisi nella provincia di Balkh, nel nord del paese. Altri 12 della commissione elettorale sono rimasti feriti negli attacchi lanciati ieri dai taleban (undici contro convogli della commissione e 93 contro i seggi. In molte zone remote i seggi non sono stati nemmeno aperti». (La Stampa del 20 settembre)
«Il giorno del voto è stato caratterizzato da un’ondata di violenza, da nord a sud (le vittime almeno 17), e da un’affluenza piuttosto bassa. Un voto su cui incombe, ancora una volta, lo spettro di gravi irregolarità e brogli. (…) A Kabul si ha subito l’idea di come vadano le cose. Diversi seggi semivuoti, gli scrutatori intenti a fissare il soffitto, i vasetti di inchiostro indelebile incustoditi. Un nuovo inchiostro (precisava l’ONU) incancellabile. Eppure non si spiega perché in molti seggi la gente se lo sia lavato poche ore dopo.. E qualcuno sia andato a votare di nuovo. (…) Nelle zone controllate dai talebani le cose sono andate peggio. Uffici elettorali messi a ferro e fuoco.». (Il Sole 24 Ore del 19 settembre).

I dati dei comandi NATO e dell’ISAF  (i cui soldati sono stati mobilitati al massimo grado per proteggere la sceneggiata pseudo-elettorale) sono più precisi e impressionanti: gli attacchi armati della Resistenza, nella sola giornata del 19 settembre, sarebbero stati quasi 500. Una cifra enorme, se paragonata ad esempio alle azioni di boicottaggio compiute dalla Resistenza sunnita nelle elezioni irachene del 2005, e tenendo conto della spaventosa inferiorità militare di cui soffre la  guerriglia. Cifra che dunque si spiega solo grazie al controllo capillare del territorio e all’appoggio massiccio della popolazione. Un fallimento clamoroso di ISAF, NATO ed esercito americano, anche se, manco a dirlo, da maestri della menzogna quali sono, i comandi ISAF e NATO, in prima linea Petraues, hanno parlato, pensate un po’, di “successo”.
Adesso attendiamo il secondo atto della messa in scena. Il 22 settembre verranno resi noti i nomi degli eletti. Ci sarà da ridere.

Note
(1) Prospetto sulle paghe dei soldati e degli ufficiali italiani che combattono in Afghanistan
http://www.gennarodestefano.it/art0503.asp
(2) «Uccidevano civili afgani solo per divertirsi, smembravano le salme delle vittime, a volte le fotografavano e in almeno un’occasione si portarono via un teschio come trofeo». (La Stampa 20 settembre 2010)