Pochi giorni fa, la sera del 29 ottobre, il compagno Dante Bianchi ci ha lasciato.
Nato il 28 maggio 1925, nel 1943 entra nelle file della Resistenza come staffetta del Gruppo Partigiano Sodini che operava in lucchesia, nel settore meridionale delle Alpi Apuane, più esattamente nella zona del Lucese, di Fiano di Pescaglia, fino ai comuni versiliesi di Camaiore e Pietrasanta.
Della sua attività di staffetta parlava spesso di un episodio in cui era riuscito a sfuggire miracolosamente – benché disarmato – ai soldati tedeschi che lo avevano individuato e circondato all’interno di un metato per l’essiccazione delle castagne.

Nel dopoguerra si iscrisse al PCI e si trasferì a Limbiate, in Brianza, per lavorare alla SNIA di Varedo. Membro del consiglio di fabbrica, negli anni ’70 fu licenziato insieme ad altri 3 compagni per rappresaglia antisindacale.

Contro questo licenziamento vi fu una vera mobilitazione popolare, ed alla fine il Pretore del lavoro sancì, in base all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, la riassunzione di Dante e dei suoi compagni. Nel 1975, sempre per il PCI, fu eletto consigliere comunale a Limbiate con un notevole numero di preferenze.

Rientrato in lucchesia, ricoprì diversi incarichi di partito.
Nel 1991 fu tra i promotori di Rifondazione Comunista a Lucca, di cui diresse la sezione di Pescaglia.
Nel 1997, insieme a molti altri compagni della federazione di Lucca che dettero vita alla Confederazione dei comunisti autorganizzati, lasciò il partito in disaccordo con la linea di Bertinotti e con la permanenza nella maggioranza che sosteneva il governo Prodi.
La deriva del partito verso le posizioni che, anni dopo, sarebbero sfociate nella partecipazione al governo dell’Unione ed alla successiva disfatta della lista dell’Arcobaleno, fu per lui motivo di grandissima amarezza.

Non per questo la passione politica venne meno.
Nel 2005 intervenne (foto) al gemellaggio, promosso da Iraq Libero, dal Campo Antimperialista e da altre forze, tra Sant’Anna di Stazzema e Falluja, per ricordare congiuntamente i crimini nazifascisti e quelli compiuti dalle truppe d’occupazione statunitensi ed occidentali in genere in Iraq. In quell’occasione Dante rappresentò la Resistenza italiana, Sammi Alaà quella irachena.

Chi l’ha conosciuto, come noi, non può non ricordare il suo impegno, la sua onestà, l’integrità morale, ma anche la grande disponibilità ad occuparsi in prima persona dei problemi delle persone più umili.
Dante è stato davvero un bell’esempio di militanza comunista, ed è così, con il suo sorriso e con il fazzoletto rosso al collo, che lo vogliamo ricordare.   

I compagni della lucchesia