Nepal: via armata o via democratica?

Tutto dipende dalla riunione solenne di Gorkha

dalla delegazione del Campo Antimperialista in Nepal
Kathmandu
– I media nepalesi hanno dato ieri, come prima notizia, quella della clamorosa interruzione dei lavori del Parlamento, da parte dei deputati maoisti dell’UCPN, in segno di protesta contro quella che noi chiameremmo Legge finanziaria o di Stabilità. La grande importanza data all’evento è in realtà il sintomo che la crisi politica nepalese è oramai giunta ad un decisivo punto di svolta.

Per analogia potremmo dire che i  partiti di governo hanno lasciato il cerino acceso in mano al gruppo dirigente maoista. Abbiamo infatti informato i nostri lettori che, con sorpresa di molti osservatori, i due partiti filo-indiani, quello del Congresso e l’UML, hanno dichiarato di accettare un governo di coalizione presieduto da un primo ministro maoista, alla condizione, in apparenza solo formale, che i maoisti dichiarino di rispettare le “regole democratiche” e smantellino per sempre l’Esercito popolare che si era fatto le ossa in dieci anni di guerra popolare.

L’obbiettivo e’ chiaro: mettere l’UCPN con la spalle al muro, o prendere o lasciare: omologarsi abbandonando ogni velleità rivoluzionaria, o accettare il rischio di uno scontro frontale (ovvero il ritorno alla lotta armata). La chiave per decidere il corso degli eventi è dunque nelle mani del potente partito maoista. E proprio perché una decisione non è procastinabile, il partito ha deciso di riunire la sua massima istanza: il Comitato centrale. I cui lavori iniziano oggi nel distretto di Gorkha, 200 chilometri ad est della capitale, in quello che è stato il cuore della guerra popolare, la roccaforte delle zone liberate.

Che sia una riunione di eccezionale importanza lo si comprende tenendo in considerazione che essa rassomiglia, più che ad un ordinario Cc, ad un vero e proprio congresso. Alla riunione parteciperanno infatti tutti i dirigenti di ordine e grado, fino ai segretari di sezione. E’ quindi prevista la partecipazione di circa 5-6 mila delegati.
L’ampiezza dei partecipanti non è giustificata soltanto dall’ardua decisione da prendere (il che attesta il grado di democraticità di questo partito, dove le decisioni non sono prese da una ristretta élite dirigente). Il fatto è che la leadership è divisa. I media nepalesi, semplificando, parlano di falchi e colombe. I falchi, guidati dal vice-segretario Mohan Baidya vorrebbero una rottura definitiva dei defatiganti negoziati con gli altri partiti, il passaggio ad una fase nuova della rivoluzione democratica, ovvero alla sollevazione popolare. Le colombe, guidate da Baburam Bhattarai, considerano che questa sarebbe un’avventura e che non c’è altra soluzione che persistere nei negoziati e nella formazione di un governo di ampia alleanza con gli altri due principali partiti filo-indiani.
Quello dell’India e delle sue pesanti interferenze nella vita politica nepalese è infatti il punto dirimente.

Non è un segreto per nessuno in Nepal, che l’India è il vero demiurgo di questa lunga crisi, visto che Nuova Delhi considera il Nepal il suo orto di casa, un paese che a causa della sua posizione strategica nel contenzioso con la Cina e per le sue preziose riserve idriche e idroelettriche, deve restare sotto il proprio stretto controllo. Il problema per i rivoluzionari nepalesi è dunque come svincolarsi dalla presa indiana, come ottenere la piena sovranità nazionale. Visto che, come essi dicono, una rivoluzione di nuova democrazia non potrà mai esserci senza la piena indipendenza dall’India, e viceversa.

Nel confronto tra queste due posizioni potrebbe avere la meglio quella mediana, rappresentata dal Segretario generale Pushpa Kamal Dahal (Prachanda). Egli punterebbe ad evitare un voto su risoluzioni contrapposte (anticamera di una scissione sventurata che sarebbe proprio negli interessi dell’India e dei suoi fantocci nepalesi).  Prachanda potrebbe quindi presentare una sua risoluzione la quale, pur evitando ogni decisione clamorosa di ritorno alla lotta armata (opzione che pare avere il consenso della maggioranza della base del partito) proporrebbe l’avvio di una grande campagna di mobilitazione di massa per l’indipendenza nazionale contro ogni ingerenza indiana. I media nepalesi affermano che difficilmente l’ala sinistra confluirà in questa risoluzione mediana, che sarebbe invece perorata dalla destra di Bhattarai.

In questo clima teso sono iniziati i lavori del Cc allargato, che si svolgerà grazie a grandi misure di sicurezza. Tutto attorno alla località della riunione, il servizio d’ordine del partito (che i nemici accusano di essere un braccio armato sotto mentite spoglie) ha allestito numerosi checkpoints che ispezioneranno ogni presente. Mentre circa 1500 militanti della Lega della Gioventù Comunista cureranno la distribuzione dei pasti e delle vettovaglie.

Sapremo entro dieci giorni quali decisioni prenderanno i maoisti, quali delle tre risoluzioni (quella mediana di Prachanda, quella della sinistra di Baidya, o quella della destra di Bhattarai). Tutti sanno in Nepal che il futuro del paese e’ appeso alla decisione  della riunione di Gorkha.