Il New York Times: “Pronti a intervenire direttamente in Nord Waziristan”. E a Islamabad salta la copertura del capo della locale sezione Cia.
I servizi segreti pachistani fanno saltare la copertura del capo della sezione Cia di Islamabad, l’agente Jonathan Banks: il ‘generale ombra’ che guidava la ‘guerra segreta’ degli Stati Uniti contro i jihadisti pachistani. Ormai in pericolo di vita, Banks è costretto a lasciare il paese.
La vicenda, che sembra tratta dal film di spionaggio ‘Nessuna Verità’ di Ridley Scott, scaturisce ufficialmente dalla denuncia di un giornalista pachistano che ha fatto causa alla Cia per la morte dei suoi parenti in uno dei tanti bombardamenti di droni americani sulle Aree Tribali. Ma dietro c’è ben altro.
La perfetta coincidenza temporale tra questo ‘incidente’ e la pubblicazione sul New York Times di un articolo che rende note le intenzioni americane di estendere le operazioni delle forze speciali Usa in Pakistan non è casuale.
Washington minaccia a mezzo stampa Islamabad di intervenire direttamente se i generali pachistani continuano a mostrarsi ”non propensi a lanciare una grande offensiva contro la roccaforte dei militanti in Nord Waziristan”.
Islamabad risponde con uno sgarro alla Cia che significa ‘non esagerate con le pretese’.
L’insofferenza degli ambienti più nazionalisti e religiosi dell’establishment politico-militare pachistano nei confronti degli Stati Uniti era già stata messa a dura prova nelle scorse settimane dai ‘wikileaks’ sulla volontà Usa di ”mettere in sicurezza” l’arsenale nucleare pachistano e sulla presenza delle forze speciali Usa in Pakistan fin dal 2008, così come dall’intensificarsi dei bombardamenti aerei dei droni Cia (58 raid in cento giorni, 60 morti solo venerdì scorso).
Dopo aver letto sul quotidiano newyorkese le dichiarazioni di anonimi generali americani che dicono di ”non essere mai stati così vicini come ora ad ottenere il permesso di procedere” contro la rete di Haqqani in Nord Waziristan, i ‘falchi’ pachistani devono aver perso la pazienza, decidendo di mandare un chiaro segnale a Washington.
La loro mossa potrà soddisfare il loro orgoglio nazionale ferito, ma alla fine saranno comunque costretti a eseguire gli ordini delle ‘colombe’ che ancora detengono il potere a Islamabad, ovvero il capo di stato maggiore Ashfaq Parvez Kayani e il presidente Asif Ali Zardari, i quali finora si sono mostrati estremante collaborativi con i piani di guerra del premio Nobel per la pace Obama.
Washington vuole un’offensiva militare dell’esercito pachistano contro la rete jihadista di Haqqani in Nord Waziristan, e prima o poi l’avrà. L’intervento militare americano diretto in Pakistan, oltre ad essere usato come minaccia, è destinato a rimanere limitato a sporadiche operazioni segrete: qualsiasi cosa in più non verrebbe accettata nemmeno dai pachistani più filo-occidentali.