
Intervista con Maryam Abu Dagga (FPLP)
Maryam Abu Dagga è stata un’attivista politica con il FPLP nella Striscia di Gaza per tutta la sua vita. Imprigionata all’età di 15 anni, è stata costretta all’esilio in Giordania, Libano e Bulgaria dove ha concluso i suoi studi. Dopo la fondazione dell’Autorità Nazionale Palestinese è tornata a Gaza dove, nel 2006, ha fondato l’Associazione Palestinese di Studi per lo Sviluppo delle Donne (PDWSA). Il suo attuale lavoro si concentra sulle prigioniere palestinesi.
Maryam Abu Dagga è stata intervistata dalla rivista Intifada nel corso della sua partecipazione al 9° Simposio Internazionale contro l’Isolamento, tenutosi a Vienna il 4 e il 5 dicembre 2010.
I: Recentemente hai parlato in diversi incontri e forum a Berlino, Copenhagen e altre città europee. Quale è la tua impressione sul movimento europeo di solidarietà?
M.A.D.: Prima di tutto grazie per questo incontro. Vivere a Gaza sotto assedio è molto duro, e dopo la guerra la nostra sofferenza e i problemi sono peggiorati, soprattutto per la gente del nostro partito. Abbiamo tanti problemi e tante difficoltà da rimuovere. Quindi è solo in pochissime occasioni che abbiamo la possibilità di incontrare persone a livello internazionale per parlare dei nostri problemi. Questa occasione è molto importante per me e per il popolo palestinese in generale, non solo per gli abitanti di Gaza. Tutto il popolo palestinese è sotto occupazione e assedio da parte di Israele, e non solo da parte di Israele, poiché esso è sostenuto dai paesi europei e dall’imperialismo americano.
Riguardo al movimento di solidarietà europeo, ho scoperto delle novità durante questi giorni, la gente europea è cambiata. La sua opinione verso la questione palestinese è cambiata in un senso che è favorevole al nostro popolo, perché prima la propaganda israeliana era travolgente e riusciva a nascondere la reale situazione del nostro paese all’opinione pubblica occidentale. Ma ora, dopo la guerra e dopo l’attacco alla Mavi Marmara, l’attacco agli attivisti internazionali e l’omicidio di cittadini turchi, la vera faccia dell’imperialismo e del sionismo sono molto chiare e questo aiuta il nostro popolo, perché otteniamo l’attenzione dei media. Prima il fatto che Israele uccideva sistematicamente la nostra gente questo non faceva notizia, non andava sulle televisioni, ma ora le immagini parlano da sole. Ho avuto quindi molti incontri in Danimarca, Germania, Italia e la gente sulle strade guarda la nostra bandiera e dice “lunga vita alla Palestina!”. Ho visto parecchie persone tenere manifestazioni contro Israele. Davvero, credo che questo è il tempo di unire tutti gli antimperialisti. Quando ho svolto incontri con la gente, di sinistra o comune, giovani o vecchi, ho percepito come fuoco la loro energia e solidarietà, e mi hanno promesso di lavorare contro Israele perché conoscono molto bene il sionismo. Sento che il mondo si sta unendo poco a poco come un solo paese, e credo che la fine dell’imperialismo sia vicina.
I: Beh, si spera! Sul tuo lavoro a Gaza, ci puoi descrivere le tue attività con il movimento delle prigioniere e con il movimento dei diritti delle donne?
M.A.D. Io sono stata una delle prime persone ad essere imprigionata. Avevo 15 anni ed ero ancora una bambina che aveva bisogno di vivere con i genitori e giocare, ma l’occupazione sionista non ha voluto permettere alla gente di vivere normalmente. Così ho capito che è un mio diritto difendere la mia terra e il mio popolo, perché ho visto gli attacchi di Israele contro i civili. Essi presero la terra di mio padre, e io ho sentito i miei genitori che mi hanno raccontato molte storie sui maltrattamenti israeliani verso il nostro popolo. Ho anche saputo come Israele ha assassinato la nostra gente dalla radio e dai racconti dei più anziani, perché qui tutte le famiglie hanno combattuto Israele. Adesso il nostro popolo è disperso, alcuni sono in Palestina e alcuni in altri paesi. Io non conosco mio fratello perché abitiamo in luoghi diversi e non abbiamo il permesso di venire o andare. Questa è una tragedia.
In prigione ho imparato cose importanti; la prima è stata conoscere molto bene il mio nemico. Questo mi dà la forza di combatterlo e così mi sono unita al Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (FPLP). Li ho scelti perché essi attribuiscono alle donne un ruolo uguale nel partito, quindi ho assunto il mio posto nel partito per lottare contro il nemico. Sono stata in prigione per due anni, e dopo essi non mi hanno consentito di vivere a Gaza, mi hanno scaricato al confine con la Giordania e sono stata lì per 12 giorni. Non potevo tornare indietro a Gaza e neppure entrare in Giordania, perché le autorità giordane non me lo permettevano. Poi i nostri compagni mi hanno portato via illegalmente. Da quel momento ho deciso di difendere i miei diritti e i diritti del mio paese. Per 30 anni sono stata membro del FPLP, sono un’attivista politica e sociale. Ho studiato filosofia perché ritengo che la mia arma sia non solo il fucile ma anche la cultura; è molto facile avere un fucile, ma è difficile avere un progetto per il futuro ed esser capaci di convincere la gente. Mi sono laureata con il massimo dei voti anche se ero la più vecchia degli studenti, ma essendo membro della Rivoluzione palestinese ho deciso che dovevo essere la migliore.
Dopo 30 anni sono ritornata a Gaza e ho incontrato tutte le prigioniere che erano con me in galera. Pensavo che mi avessero dimenticato, invece tutte sono venute a trovarmi nel nostro ufficio; come in un film eravamo così commosse e felici e abbiamo pianto; non potevo credere che stavo di nuovo incontrando quelle donne. Fino ad ora, a volte mi domando se sono davvero tornata nella mia terra o se sto solo sognando.
Adesso quelle antiche prigioniere vivono in una situazione difficile e hanno molti problemi; alcune sono disoccupate, altre hanno seri problemi di salute, altre ancora sono vecchie e non hanno nessuno che si prenda cura di loro, altre hanno perduto i loro mariti…Così ho deciso di fondare questa associazione per le donne palestinesi, e il primo scopo è sostenere le prigioniere e le ex prigioniere. Diamo supporto psicologico e legale, insegniamo loro come scrivere le proprie storie, perché ritengo che la vera storia sia quella raccontata dalle persone che hanno fatto la storia, e non da qualcun altro. Adesso abbiamo 36 storie di prigioniere palestinesi che abbiamo pubblicato, e ci preoccupiamo delle loro famiglie e dei detenuti nei territori occupati. Ho elaborato un progetto per il patrimonio palestinese che è molto buono per rafforzare il popolo. Facciamo molte cose, offriamo corsi di formazione e aiuto attraverso cure sanitarie e prevenzione. Attualmente nella mia associazione ci sono 100 donne senza distinzione di partito: l’unica bandiera è quella palestinese.
I: Dal momento che tu hai citato la questione del partito, quale è il rapporto del FPLP con Fatah ed Hamas, che governano rispettivamente in Cisgiordania e a Gaza? Inoltre, che rapporti ha il FPLP con il Fronte Democratico dei Liberazione della Palestina (FDLP) e con la Jihad Islamica?
M.A.D. Le prigioniere della mia organizzazione provengono tutte da diversi partiti palestinesi: Fatah, Jihad, FPLP e Hamas. Quando stai in prigione nessuno sa o domanda da quale partito provieni. Siano tutti palestinesi contro Israele. Quindi ritengo che le prigioniere diano un ottimo esempio di unione fra il popolo palestinese. Noi siamo in galera per la Palestina, non per il partito. Il FPLP rappresenta la mia cultura politica, ma Abu Alì Mustafa, nostro Segretario Generale, non è stato colpito come membro del FPLP ma come rivoluzionario palestinese, quindi egli è un martire per tutto il popolo palestinese, come Arafat e come Ahmad Yassin. Perciò io voglio portare avanti l’esperienza delle prigioniere palestinesi come esempio per la dirigenza di Hamas e Fatah e dire loro, attraverso manifestazioni e conferenze, che siamo donne palestinesi rivoluzionarie e che lottiamo contro Israele, che diamo la nostra vita per la Palestina e non per il partito. L’unità è necessaria al popolo palestinese. Quando finalmente avremo liberato la Palestina, potremo discutere di quanto sia importante che ogni partito sia al governo, ma adesso tutto il popolo palestinese è sotto occupazione, quindi abbiamo bisogno dell’unione di tutti, democratici, socialisti, rivoluzionari, contro Israele che è l’unico nemico. La lotta fra partiti è utile solo a Israele e non al popolo palestinese.
I: Ci sono rapporti secondo i quali il Fatah arresta membri del FPLP in Cisgiordania e Hamas a Gaza chiude i centri giovanili del FPLP o tenta di intimidire i manifestanti. Da dove pensi venga questo problema? Il problema è la dirigenza di questi partiti?
M.A.D. : Il nostro partito affronta problemi sia da parte del governo di Abbas che da quello di Hamas. La mancanza di democrazia è in tutte e due le parti. Il FPLP reputa che la lotta fra Hamas e Fatah sia una cosa davvero pericolosa. Perciò facciamo quotidianamente azioni e riuniamo le persone per spingere Hamas e Fatah all’unità. Se combattiamo fra noi, siamo noi, il nostro futuro e la nostra causa a perdere; perciò con mezzi democratici, attraverso manifestazioni e incontri politici con Hamas e Fatah, cerchiamo di far vedere loro quanto questo sia sbagliato. Noi difendiamo il nostro popolo, le nostre idee e i nostri principi con mezzi democratici, perché non possiamo puntare i nostri fucili uno contro l’altro: alla fine abbiamo bisogno di Fatah, abbiamo bisogno di Hamas, abbiamo bisogno di tutte le organizzazioni palestinesi, ma abbiamo pure bisogno di correggere gli errori. Hamas e Fatah ritengono di essere al governo, ma sono entrambi sotto occupazione e il loro mandato ora è terminato, quindi dobbiamo svolgere le elezioni. Ovunque quando c’è una crisi si tengono le elezioni.
I.: Ritieni sia possibile ottenere che Fatah ritorni dalla parte della resistenza?
M.A.D.: Il punto non è Fatah o Hamas. Il nostro partito lotta per stabilire nuove regole giuridiche in cui ogni partito abbia una rappresentanza proporzionale, in modo che nessun partito o movimento controlli tutto il governo e possa agire come un dittatore, perché quando un partito ha tutto il potere esso cambia e diviene autoritario.
I: Secondo i media il FPLP sta lavorando con il FDLP e con il PPP per costruire un nuovo fronte, tenendo conto della posizione di Fatah, che si sta caratterizzando per la collaborazione con Israele e per la svendita della resistenza, e non rappresenta più il popolo palestinese. Dall’altro lato, Hamas a Gaza ha un programma di resistenza, ma porta avanti altri ideali. Pensi che c’è una prospettiva percorribile per il FPLP in futuro?
M.A.D. : Abbiamo lavorato a lungo per l’unità della sinistra palestinese. Abbiamo avuto molti problemi, il FDLP ha creato molti problemi, molte volte sono stati d’accordo e poi si sono tirati indietro….. Ma non c’è altra strada, perché se i partiti di sinistra sono deboli, Hamas e Fatah lotteranno sempre, ma se noi saremo vigorosi potremo agire come punto di equilibrio. Questo è valido non solo per il popolo palestinese ma in ogni luogo. Quindi bisogna riunire gruppi e partiti di sinistra, perché abbiamo un ampio terreno comune, abbiamo anche piccoli disaccordi ma possiamo ottenere l’unità su punti importanti, anche se abbiamo divergenze ciò è normale in un contesto democratico. Continueremo a lavorare in questa direzione.
I.: Avete congelato la vostra partecipazione all’OLP a causa dei negoziati che non erano stati democraticamente approvati……
M.A.D.: Questa è stata una specie di provocazione. Il FPLP non ha sostenuto i negoziati di Abu Mazen che non erano stati condotti su una base democratica. Non c’era neppure il numero legale dell’assemblea dell’OLP alla riunione in cui ciò fu deciso. Il nostro partito non è d’accordo con le trattative con Israele che non ci porteranno da nessuna parte. Noi incontriamo Israele, da ciò non tiriamo fuori nulla, e intanto Israele continua a prendere la nostra terra e a costruire insediamenti, quindi c’è una crisi su questo versante. Dall’altra parte c’è anche una crisi con Hamas, perché Hamas parla di resistenza ma di fatto l’ha fermata; attualmente essi si stanno comportando molto tranquillamente con Israele e gli stanno chiedendo il cessate il fuoco, che è molto pericoloso. Crediamo che non avremo nulla, nessuna resistenza, nessun ritorno a Gerusalemme se continueremo a lottare fra noi. Perciò ci impegniamo per l’unità dal primo all’ultimo. Potremo poi avere un programma generale di resistenza, un progetto nazionale nel quale tutti potranno impegnarsi nonostante le differenze fra i partiti. I negoziati si debbono fermare perché non porteranno niente al nostro popolo, nessuno crede che Israele ci darà qualcosa. Questa è un’occupazione e il nostro diritto alla lotta di liberazione è garantito dal diritto internazionale. Perché dobbiamo fermarci?
I.: Pensi che l’OLP possa essere riformata? Volete tornare lì o state pensando ad un’altra forma di organizzazione?
M.A.D.: Dobbiamo tentare perchè questo è il nostro posto, è anche la nostra storia, del FPLP; l’OLP non è proprietà di Fatah. Quindi lavoreremo con altri affinché l’OLP sia come prima e adatta per tutte le organizzazioni palestinesi, e non sia presa in consegna da una sola organizzazione, sia essa il Fatah o Hamas. L’OLP non è caduta dal cielo, ci è costata molti sacrifici e morti, essa è la storia e la casa del popolo palestinese, l’abbiamo ottenuta con la nostra lotta e appartiene a tutto il popolo palestinese, non al Fatah.
I.: Quale è la tua visione sui futuri sviluppi? Ci sarà un’altra guerra, Israele provocherà una terza Intifada?
M.A.D.: Israele sta facendo propaganda e si sta preparando da lungo tempo per una nuova guerra contro Gaza. Il nostro popolo vive in una situazione singolare, perché ogni cosa mostra che la guerra è vicina. Il nostro popolo sa soprattutto dall’ultima guerra che la situazione è particolare, non come qualunque altra guerra: noi non abbiamo aerei, esercito e carri armati, e gli ordini di Israele sono di ammazzare quanti più palestinesi possibile. Il nostro popolo ha fermezza, non abbandona la casa, non si arrende. Ma non ha nulla per combattere effettivamente. In Libano la situazione è diversa a causa di Hezbollah, ma Gaza è molto povera. E Israele vuole mostrare la sua potenza: a causa della sua sconfitta in Libano e del suo vero volto che è stato esposto al mondo durante l’ultima guerra di Gaza, esso attualmente attraversa una crisi interna e vuol far qualcosa per risolvere tale crisi e recuperare l’unità nazionale e lo farà con la guerra. Dall’ultima guerra il nostro popolo è senza lavoro, senza cure sanitarie, senza le case che non ci è permesso di ricostruire perché Israele non consentirà che il materiale arrivi a Gaza. Questa è la nostra tragedia e tutto il mondo è sordo. Dunque è vostro dovere, come soggetti internazionali, parlare di questo, lavorare per smascherare il volto fascista di Israele, fermare le sue provocazioni ed evitare una seconda guerra contro il nostro popolo.
I.: Quindi chiedete a noi europei di diffondere questa immagine dell’occupazione e di sostenere la campagna di boicottaggio?
M.A.D.: Questo sarebbe un bene, ma non è abbastanza. Abbiamo bisogno che molti gruppi vengano continuamente e dicano la verità, spieghino al pubblico la verità sulla Palestina e la sua storia. Israele non è nato dall’immigrazione ma dall’occupazione. L’America e l’Europa chiusero le loro porte, solo la Palestina ha accolto gli insediamenti ebraici, ed essi hanno realizzato il loro progetto colonialista, ucciso la nostra gente e preso la nostra terra per se. Noi all’inizio li abbiamo accolti perché la Palestina non è antisemita, il mondo arabo era molto più tollerante dell’Europa e dell’America. Anche adesso non siamo contro gli ebrei né contro nessun altro, siamo contro il sionismo che è la punta di lancia dell’imperialismo. Se gli ebrei che vivono in Palestina non fossero sionisti, essi dovrebbero esser d’accordo per uno stato democratico palestinese, con un governo eletto democraticamente e dove tutti vivano insieme e abbiano gli stessi diritti, senza discriminazioni religiose, sessuali o etniche. Ma gli israeliani sono sionisti, vogliono sterminare i palestinesi e prendere tutta la terra.
I.: La soluzione di un unico stato è stata sempre la posizione del FPLP. Quale è la vostra strategia per realizzarla?
M.A.D.: Abbiamo diritto a tutta la terra palestinese. Ma ora siamo d’accordo sul programma nazionale di un governo palestinese nei territori del ’67. Dopo aver raggiunto questo, continueremo a lottare per un unico stato democratico. La Palestina intera è lo nostra terra storica, ma questo è il programma su cui costruire l’unità con le altre forze palestinesi. Quindi lo sottoscriviamo, ma lo consideriamo come un primo passo perché il nostro obiettivo strategico è un unico stato per tutti.
I.: Pensi che in futuro ci sarà un nuovo movimento di sinistra? Attualmente abbiamo l’imperialismo statunitense e dittature filo occidentali tipo Mubarak, dall’altra parte principalmente movimenti di resistenza islamici. Ma quando Israele ha attaccato il Libano e Gaza molta gente portava manifesti con Hugo Chavez…
M.A.D.: Ci sono partiti di sinistra che hanno vinto in America latina. E noi possiamo apprendere lezioni da ogni luogo: per esempio in Bulgaria e in altri paesi ex comunisti dapprima hanno voluto fare una rivoluzione contro il regime socialista e ora vogliono nuovamente farne una…. Naturalmente non possiamo tornare alle cose come stavano prima, c’erano molti difetti; lo scopo del socialismo è ancora giusto ma quando si tenta di costruirlo effettivamente può andar bene o può andar male. Per costruire il socialismo c’è bisogno di un movimento mondiale e di imparare da tutti gli altri; il che non significa che ciascuno non possa percorrere la stessa strada perché in paesi differenti vi sono condizioni differenti, ma ci si può completare a vicenda, condividere la propria esperienza e studiare il percorso giusto per ogni paese. Penso che ora tutta la sinistra capisca o cercherà di capire il nuovo capitalismo, perché ciò è necessario.
Quali sono le ragioni della crisi economica in tutta l’Europa? I governi non hanno denaro per i loro studenti, per le cure sanitarie e per lo stato sociale, ma hanno un sacco di soldi per le guerre imperialiste, che sono guerre contro tutti i popoli. Quindi tutto si intreccia. Se le guerre finiscono, tutto andrà bene. Se Israele si estingue e l’occupazione finisce, sarà un passo verso la libertà di tutti, non solo dei palestinesi.
I.: Quali ritieni che siano le immediate possibilità per togliere l’assedio di Gaza? Quale è la strategia del FPLP per raggiungere questo scopo?
M.A.D.: Penso che la cosa più importante sia l’unità palestinese. Questo ci dà molta forza, possiamo parlare con una sola voce e raccogliere più solidarietà. La seconda cosa sono i nostri amici, la nostra gente, i palestinesi, gli arabi, i musulmani, i rivoluzionari, i socialisti, i quali debbono spiegare al pubblico e far pressione sui governi affinché premano su Israele, perché se Israele non venisse sostenuto dall’America e dall’Europa non potrebbe esistere. Essi hanno creato Israele, gli hanno dato la nostra terra, l’hanno aiutato fino ad ora. Chi crede che l’America non possa impedire ad Israele di fare qualcosa o non possa costringerlo a ritirarsi? Solo i bambini possono credere questo! L’America usa Israele e vuole che rimanga a far la guerra contro i popoli del Medio Oriente e prenda le loro risorse.
Pubblicata sulla rivista austriaca Intifada
Traduzione di Maria Grazia Ardizzone