Scrivevamo nel marzo scorso, dopo l’ennesimo bagno di sangue che anche allora ebbe come epicentro la città di Jos:
«La stampa occidentale non nasconde la sua partigianeria cristiana. Sbraita che negli stati settentrionali a maggioranza musulmana è stata introdotta la sharia appunto per colpire e penalizzare le minoranze cristiane. Questo può essere vero, ma solo a condizione di ammettere che nel resto del paese vige una sharia al contrario, una sharia cristiana invisibile ma non per questo meno potente, quella mascherata da “democrazia” e in base alla quale se sei musulmano sei un cittadino di serie B mentre se sei cristiano di serie A.

Se sei cristiano potrai accedere alle cariche pubbliche e più facilmente fare carriera (con la raccomandazione di qualche prete o  vescovo), potrai essere assunto da una multinazionale occidentale che si fiderà di te, mentre ai musulmani, esclusi pochi notabili corrotti non resta che penare come schiavi. Finché il potere nigeriano (tra i più corrotti e sfruttatori dell’Africa) si fregerà di essere cristiano, finché non ci sarà una giustizia sociale, il conflitto sociale continuerà, e  continuerà ad indossare panni religiosi».

Visto ciò che sta accadendo, difficile dire che avevamo torto. I popoli nigeriani subiscono di fatto una dittatura da parte di una casta corrotta che monopolizza il potere e si accaparra ingenti risorse (lo Stato smista quasi l’80% della ricchezza del paese), mentre la grande maggioranza della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Il fatto che questa casta di parassiti sia di fede cristiana e che l’appartenenza religiosa sia un criterio decisivo di cooptazione si riconferma come uno dei motivi degli scontri, che tuttavia non è quello principale, senz’altro non l’unico. I media occidentali, ubbidendo ad un pregiudizio islamofobo, hanno tutto l’interesse ad accreditare la tesi della “guerra di religione”. In verità la guerra, perché visto il ripetersi degli scontri di una guerra civile strisciante si tratta, ha altre concause, prima fra tutte quella sociale.

Lo Stato dell’Altipiano, che ha Jos per capitale, è quasi una zona cuscinetto tra il nord, più povero e islamico, e il sud più ricco e cristiano, e da cui proviene quasi tutta l’elite del paese, sia politica che militare. Qui la comunità cristiana (principalmente evangelica) e quella musulmana sono a diretto contatto. Il fatto è che i musulmani, maggioritari nello Stato dell’Altipiano, sono dell’etnia Hausa, mentre tutte le posizioni dominanti sono in mano all’etnia dei Birom (prevalentemente cristiani). In base ad una legge statale che ha poco da invidiare all’apartheid, gli Hausa sono considerati “settlers”, stranieri, cittadini di serie B. Essi non possono candidarsi alle elezioni, ricoprire cariche pubbliche, insegnare nelle scuole. A questo va aggiunto che lo Stato, che vive essenzialmente di agricoltura, vede i Birom possedere la grande maggioranza delle terre fertili, mentre agli Hausa non restano che le briciole.

La lotta in corso, per quanto fratricide siano le forme, ha  dunque profonde cause sociali ed economiche, terreno fertile per le autorità religiose e il loro attivismo settario, come pure per i militari, i cui ufficiali sono essenzialmente cristiani e che infatti colpiscono in maniera indiscriminata anzitutto la maggioranza musulmana degli Hausa.

Una riprova del carattere principalmente sociale dei conflitti in Nigeria è rappresentato dalla rivolta che da sempre tiene in scacco l’esercito nella zona del Delta (dove si estrae il petrolio), rivolta animata da etnie (Ogoni anzitutto e Ijaw, Ilaje, Urhobo) in larga parte cristiane. D’altra parte in Costa D’Avorio le parti sono invertite. Le potenze imperialistiche, che in Nigeria sostengono il corrottissmo regime “cristiano”, in Costa D’Avorio, sull’orlo di un sanguinoso conflitto interno, esse appoggiano un blocco d’opposizione formato in prevalenza dalle etnie musulmane del Nord, mentre stanno facendo i salti mortali per deporre il governo di Gbagbo, a sua volta cristiano e sostenuto dalle etnie del Sud, anch’esse in larga parte cristiane.

Costretti ad obbedire al cliché della “guerra di civiltà” i media nostrani, così solerti a denunciare ogni malefatta dei musulmani nigeriani, tacciono su quelle dei musulmani in Costa D’Avorio. Il business prima di tutto. Siccome Gbagbo non vuole piegarsi al predominio e ai diktat delle multinazionali, tutto fa brodo pur di rovesciarlo, anche sostenere e armare le locali etnie musulmane. E’ proprio per difendere i loro colossali affari che esse foraggiano il regime nigeriano, sia contro le rivolte del Nord che nell’area del Delta.

In questo contesto ci mancava solo l’ineffabile Guido Olimpio che sul Corriere della Sera del 29 dicembre, tira in ballo, niente meno, che l’Iran e Ahmadinejad. I suoi solerti informatori gli han detto infatti che Tehran starebbe dietro a diverse guerriglie dell’Africa occidentale, dal Senegal alla Nigeria. Olimpio rivolge anzi un’accusa precisa e pesante all’Iran: starebbe dietro non solo alla guerriglia indipendentista della Casamance (in Senegal) ma anche ai gruppi “qaedisti” o salafiti nigeriani, tra cui il Boko Haram, quello che ha rivendicato la strage di Natale sempre nella zona di Jos. Prove? Nessuna. Ma tutto fa brodo pur di sputtanare l’Iran e prendere le difese della politica di rapina dell’Occidente in Africa, che è la prima causa della miseria e, in ultima analisi, dei sanguinosi scontri sociali tra etnie e sette religiose.