Documento conclusivo della conferenza di solidarietà con la Palestina “Divisi nel passato – insieme nel futuro”
La Germania è, assieme alla Francia, il paese europeo dove il movimento di solidarietà con la Resistenza palestinese incontra enormi difficoltà. La ragione è che il sionismo, nelle sue varie sfaccettature, controlla o ha posizioni decisive, nei media, nei partiti, negli apparati statuali. Le elité liberali e di sinistra sono quasi tutte impregnate di ideologia sionista. In Germania esistono dispostivi giuridici per cui ogni seria critica ad Israele è tacciata di antisemitismo, e chi ne è vittima rischia addirittura una condanna penale. Il tutto sorretto dall’idea che non solo il nazismo, ma il popolo tedesco debba espiare la colpa per l’olocausto. E’ in questo clima sfavorevole che a fine novembre si è svolta con successo a Stoccarda una manifestazione nella quale, per la prima volta oltre agli ambienti antimperialisti, è stata respinta la falsa soluzione “due popoli per due stati”. Di seguito pubblichiamo la risoluzione conclusiva.
(nella foto: Ali Abunimah, Ilan Pappé e Sophia Deeg alla presidenza)
Dal 26 al 28 novembre più di 200 persone hanno partecipato insieme alla “Conferenza di Solidarietà con la Palestina”. Il tema di questa conferenza di 3 giorni, intitolata “Divisi nel passato – insieme nel futuro”, è stato “Ostacoli e Prospettive per una giusta soluzione” del conflitto fra stato di Israele e Palestinesi.
O uguaglianza o niente (Edward W. Said)
Relatori erano: lo storico israeliano Prof. Ilan Pappé dall’Università di Exeter (Regno Unito); il Prof. Haidar Eid dall’Università di Al Aqsa di Gaza; il Prof. Mazin Qumsiyeh dall’Università di Bir Zeit di Ramallah; il cofondatore del portale internet Electronic Intifada Ali Abunimah; l’attivista palestinese Lubna Masarwa; l’esperto di diritto internazionale Prof. Norman Paech da Amburgo; la giornalista ed attivista per i diritti umani Evelyn Hecht – Galinski; la parlamentare Annette Groth della frazione parlamentare del partito di sinistra Die Linke; l’avvocato Jorg Lang, Attia Rajab e Verena Rajab del Comitato per la Palestina di Stoccarda. Il musicista di Jazz Gilad Atzmon ha dato sostegno alla conferenza con un suo gradito messaggio. L’attrice Julianna Herzberg e Samir Mansour con la sua Layalina Ensemble si sono esibiti nel programma culturale. Felicia Langer, avvocato israeliano – tedesco e attivista per i diritti umani, è stata promotrice della conferenza.
I partecipanti, provenienti da Inghilterra, Francia, Austria, Svizzera, Svezia, Stati Uniti e Germania, hanno discusso strategie ed obiettivi che potrebbero perseguire insieme.
La grande maggioranza ha deciso che la dogmatica adesione alla soluzione dei due stati ignora la realtà effettiva e presuppone una falsa parità fra il popolo occupato e colonizzato da una parte e lo stato coloniale con la sua superiorità militare dall’altra. Questo propaga falsamente la possibilità di raggiungere una pace in cui ai palestinesi che vivono nei territori occupati nel 1967 sono concessi limitati diritti nazionali, mentre i diritti di coloro che vivono nei confini del 1948 e quelli degli espulsi vengono negati.
L’adesione alla soluzione dei due stati condanna i palestinesi con cittadinanza israeliana a vivere come cittadini di seconda classe nel loro paese storico, in uno stato razzista in cui ad essi non sono riconosciuti gli stessi diritti dei cittadini ebrei. Per di più, il mantenimento dello stato sionista sulla terra dei rifugiati palestinesi nega a questi rifugiati il diritto al ritorno, riconosciuto internazionalmente.
La soluzione dei due stati non può portare ad altro che al consolidamento e alla cementificazione della disuguaglianza. Il modello dei due stati separati secondo criteri etnici o in base alla religione significa separazione etnica o disuguaglianza basilare all’interno di questo stato, come sperimentiamo oggi in Israele. I contributi di Ilan Pappé e dei relatori palestinesi hanno evidenziato conclusivamente che finora il cosiddetto “processo di pace” e i negoziati sono stati solo una cortina fumogena dietro la quale Israele continua a rubare terra e a tenere prigioniera la popolazione palestinese.
Al termine della discussione c’è stato un consenso generale sul fatto che solo la creazione di uno stato condiviso, laico e democratico sulla Palestina storica con eguali diritti per tutti può portare pace ed uguaglianza per palestinesi ed israeliani; uno stato in cui tutti vivano insieme con gli stessi diritti, indipendentemente dalla propria religione o dal proprio retroterra. Questo naturalmente include i palestinesi espulsi dal paese (in adempimento della Risoluzione n. 194 dell’Assemblea generale dell’ONU).
Le principali potenze, soprattutto gli Stati Uniti e i paesi dell’Unione Europea, continuano a tollerare o a supportare le sostenute violazioni di Israele al diritto internazionale e l’offesa a tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite, che condannano come illegale la politica coloniale e discriminatoria di Israele. I governi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea tollerano i costanti attacchi contro il popolo palestinese e le sue case. In particolare, il completo fallimento della “comunità internazionale” durante il massacro israeliano a Gaza nell’inverno del 2008/2009 dimostra chiaramente che solo la pressione della società civile di tutto il mondo può imporre un cambiamento nella politica di Israele e dei suoi sostenitori.
Le politiche di erosione del diritto internazionale da parte degli alleati di Israele influenzano in modo particolare la Repubblica Federale Tedesca, i suoi governi, i suoi partiti, i suoi sindacati e i suoi media, che si sono impegnati in una stretta relazione con Israele. Essi avallano tacitamente la politica di Israele e le violazioni dei diritti umani, e in parte addirittura le sostengono.
Un esempio attuale del legame fra la Germania e lo stato dell’apartheid di Israele è il coinvolgimento delle Ferrovie Tedesche nel progetto di Tel Aviv e Gerusalemme per la linea ferroviaria ad alta velocità, che viaggia attraverso la Cisgiordania e necessariamente porta all’espropriazione della terra di coloro che ci abitano, mentre nello stesso tempo a questi palestinesi in Cisgiordania è vietato usare il treno. Un ulteriore esempio è il sostegno della Germania alle attività del Fondo Nazionale Ebraico, una istituzione sionista centrale che salvaguarda l’apartheid nello stato di Israele. Attualmente il Fondo Nazionale Ebraico, con i suoi progetti di forestazione e colonizzazione, sta deportando i palestinesi nel Negev dai loro territori storici, come il caso del villaggio Al Arakib vicino a Beer Sheva rende evidente. Recentemente, Al Arakib è stato distrutto dalle forze di sicurezza israeliane per la settima volta.
I partecipanti alla conferenza hanno discusso i metodi e le possibilità di come i nostri movimenti di base possano diventare efficaci rispetto ad un futuro comune per palestinesi ed israeliani sulla base della parità dei diritti. Gli ostacoli sono alti, dato che ci sono potenti interessi alla permanenza del ruolo di Israele come avamposto dell’imperialismo dell’Europa e degli Stati Uniti e dei loro interessi economici e strategici. In tale ruolo a Israele viene data carta bianca per la violazione e l’erosione dei diritti umani e del diritto internazionale.
Il metodo più efficace segue l’esempio della campagna di boicottaggio che faceva parte dell’efficacie lotta contro l’apartheid in Sud Africa. I partecipanti alla conferenza hanno convenuto sull’urgente necessità di persone in Germania, anche per sostenere la campagna internazionale per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) contro Israele.
Con questo essi hanno sostenuto l’appello, proveniente praticamente da tutte le organizzazioni civili palestinesi, a boicottare la politica discriminatoria e coloniale del governo israeliano e a far pressione sui nostri rispettivi governi ed istituzioni economiche affinché decretino embarghi e sanzioni contro Israele. Misure di boicottaggio e disinvestimento inoltre costituiscono il tema del Documento di Kairos adottato dai cristiani palestinesi nel dicembre 2009 e dell’appello del Cairo della Marcia per la Libertà di Gaza all’inizio di quest’anno.
Non si può perder tempo con questa campagna, visto che la pulizia etnica in Palestina e il lento genocidio della gente di Gaza attraverso l’assedio illegale continuano quotidianamente. Molti sono già morti e molti continuano a morire giornalmente perché è impedito loro di uscire per cercare cure mediche. La contaminazione del suolo e dell’acqua, proveniente dal lascito della guerra contro Gaza, conduce anche alla malattia e alla morte.
La campagna offre molte opportunità di partecipare attivamente come parte di una rete internazionale che ha già grande successo, formata da gruppi di solidarietà, sindacati, iniziative antirazziste, gruppi contro la globalizzazione, gruppi organizzati dalla chiesa, ebrei critici, federazioni palestinesi e partiti di sinistra. Dappertutto dobbiamo fare i conti con strutture di potere, istituzioni e politici, che praticano e consolidano l’ingiustizia. Dappertutto quelli che traggono profitto dal regime israeliano di apartheid debbono essere chiamati a render conto. Soprattutto in Germania dobbiamo prender posizione contro la c.d. “cooperazione per la sicurezza”e militare con Israele.
“Queste misure sanzionatorie non violente”, come dichiarato nell’appello del 9 luglio 2005 (I Palestinesi Uniti invitano alla BDS contro Israele) “debbono essere mantenute finchè Israele si conformerà al suo obbligo verso i palestinesi di riconoscere il diritto inalienabile all’autodeterminazione e a tutte le regole secondo il diritto internazionale”.
Le seguenti questioni debbono essere realizzate (citazione dall’appello):
1. “La fine dell’occupazione israeliana e della colonizzazione del territorio arabo, così come lo smantellamento del muro dell’apartheid.
2. Il riconoscimento da parte di Israele del diritto fondamentale dei cittadini israeliani arabo – palestinesi alla piena parità di diritti.
3. Il rispetto da parte di Israele, la difesa e il sostegno al diritto dei rifugiati palestinesi a ritornare alle loro case e alle loro proprietà, come prescritto dalla Risoluzione dell’ONU n. 194.”
La campagna internazionale per il Boicottaggio il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) ovviamente non è diretta contro gli ebrei, né contro il cittadini israeliani come tali, ma contro la politica di oppressione di uno stato, e contro le imprese e le istituzioni che sono complici dell’occupazione, quelle che sostengono l’occupazione e quelle che guadagnano da essa. Essa ha dunque il sostegno di numerose organizzazioni ebraiche e di molti singoli israeliani.
Boicottaggio, Disimpegno dagli investimenti e Sanzioni sono la via maestra in cui ciascuno – come precedentemente contro il regime sud africano dell’apartheid – può aiutare a costruire una pressione economica e morale. La campagna BDS ha soprattutto un grande effetto simbolico, nel quale la pubblica opinione israeliana viene messa davanti ad uno specchio e si confronta con il fatto che sempre più persone nel mondo giudicano la politica del suo paese come criminale.
I numerosi tentativi da parte di gruppi palestinesi, israeliani e internazionali di rompere l’assedio illegale di Gaza offrono, come il BDS, un metodo per distruggere le strutture dell’ingiustizia e dell’isolamento degli oppressi. I partecipanti alla conferenza invitano ad ulteriori Freedom Flotillas e ad azioni di massa via terra e via mare per portare al collasso gli assedi e l’occupazione di Gaza e della Cisgiordania.
I partecipanti alla conferenza di Stoccarda inoltre fanno un appello per:
– Il rilascio degli oltre 10.000 prigionieri politici palestinesi, in particolare le donne, i bambini e i membri del parlamento;
– La fine della politica di colonizzazione di Israele e la restituzione del territorio rubato;
– La rimozione di tutte le barriere, i posti di blocco e i muri dall’apartheid in Palestina;
– La fine della distruzione delle case in Cisgiordania, a Gerusalemme, nel Negev, in Galilea e in tutto il paese;
– Il disconoscimento dello status di ente caritatevole del Fondo Nazionale Ebraico (JNF) in Germania, visto che si tratta di un organismo dell’apartheid dello stato di Israele.
I partecipanti invitano i sindacati, il movimento per la pace, le iniziative antirazziste e la sinistra ad abbracciare queste posizioni.
E’ ora di far pressione su Israele. Il sistema sionista di Israele non riconoscerà da solo i diritti dei palestinesi. Ogni giorno di ritardo costa delle vite. Le nostre iniziative debbono evitare di dar l’impressione che questa sia una lotta fra avversari di uguale potenza. In verità l’esercito israeliano ha una superiorità assoluta sul praticamente indifeso popolo palestinese. L’obiettivo deve essere, il più presto possibile, spiegare alla gente in tutto il mondo e mobilitare per i diritti dei palestinesi.
Testo in inglese: http://www.antiimperialista.org/en/node/6698
Traduzione di Maria Grazia Ardizzone