E’ da tempo ben chiaro che stiamo sguazzando in un  pantano dal quale non si sa quando e come usciremo.
Ci auguriamo l’uscita di scena di Berlusconi e della sua corte di sicofanti e di giullari, che a volte sono peggiori, ed è molto difficile, del sultano che li domina. Ciò pur sapendo che i politici e gli apparati che vogliono affossare il satrapo di Arcore per molti aspetti non saranno meglio o addirittura peggio.
Una vera alternativa per ora non c’è, a meno che non si consideri tale, ma ci vuole una gran dose di doppiezza o pochezza mentale, la sedicente opposizione all’attuale governo.

L’ultima cosa da fare in una simile situazione è tifare per qualcuna delle indecenti parti in causa. Si può forse essere con una magistratura che in generale è sempre intervenuta in politica su comando dei cosiddetti “poteri forti”, non ha mai fatto chiarezza sulle vicende tragiche e buie dell’Italia repubblicana, e ha sempre punito pesantemente le ribellioni e le proteste dei subalterni?
Oppure si può parteggiare per una sinistra guerrafondaia e asservita ai potenti centri finanziari e imperiali americani ed europei?

La scelta tra l’attuale regime, che ha una carica corruttiva forse mai così penetrante nella storia recente, e le parti politiche che pretendono di sostituirla con un governo più organicamente allineato agli USA, al FMI e alla BCE, con quel che seguirebbe a livello dell’ulteriore devastazione dello stato sociale, dei diritti del lavoro e della sovranità nazionale, sarebbe oltremodo imbarazzante

Insomma in questo frangente non farebbe male un minimo di equidistanza tra le cosiddette “parti in lotta”, entrambe abominevoli e da combattere.
C’è invece chi, “ripensando Marx” e occupandosi di “Conflitti e strategie” (dove il conflitto non è mai tra subordinati e dominanti ma tra i “poli” delle potenze mondiali) tifa apertamente per Berlusconi e per il suo governo da avanspettacolo.
Lo sfacelo e la disgustosa degenerazione della “sinistra” ha catapultato costoro dritto dritto nel “meno peggio” del berlusconismo, arrivando a usare verso la parte in causa che più detestano (cioè la “sinistra”) gli stessi termini usati dal macho ultrasettantenne: la Bindi è “un mostro” tanto che meglio “Minetti for president!”. D’accordo, sono paradossi, però le cartine al tornasole che indicano una vera e propria perversione politica (e, diciamolo, un po’ anche morale) sono tante.

Intanto l’argomentazione di fondo usata dai “conflitto-strateghi”: Berlusconi è, se non anti, molto meno filoamericano della cosiddetta “sinistra”.  Verrebbe da dire che ci vuol poco, ma non è vero. Si vada a rivedere con calma tutta la politica berlusconiana nei confronti degli USA, di Israele, delle guerre che tuttora l’Italia conduce in giro per il  mondo.
Non ci voleva Wikileaks per squadernare i sotterfugi e le trame di questo governo per assecondare gli USA nelle loro guerre imperiali e nel rafforzamento delle loro basi nel nostro paese, tuttavia ora anche un cieco dovrebbe rendersi conto che La Russa e Frattini non sono certo meno peggio del “perfido baffetto” che ha bombardato la Jugoslavia.
E’ vero, a merito di Berlusconi c’è stata una certa autonomia nello scegliere le fonti di approvvigionamento energetico al di fuori della strategia americana (vedi gli accordi con Gazprom e Gheddafi). Non è cosa di poco conto, ma estendere la sua portata fino a farla diventare l’elemento qualificante della politica estera italiana ci sembra un po’ esagerato.

Non occorre molto acume per constatare che anche sulle vicende dell’attuale lotta politica (si fa per dire) in Italia le menti che dominano “Conflitti e strategie” usino gli schemi analitici di sempre: le parti in causa che contano e che interessano sono sempre le potenze e i potenti, e i loro giochi e scontri per il dominio. I dominati  non sono mai presi in esame, sono ininfluenti o asserviti e subornati ai potenti, qui o nel Maghreb.
C’è anche di più: il disprezzo. Una volta stabilito, giustamente, che la classe operaia non ha la missione salvifica preconizzata da Marx si è passati a disprezzarla fino a dire che “gli operai non hanno mai fatto le rivoluzioni, patrimonio semmai dei contadini”. Noi credevamo che nell’Ottobre oltre ai soldati ci fossero anche gli operai, ma evidentemente ci siamo sbagliati.

Anche noi pensiamo, come pensava il buon Vladimir Ilic, che le rivoluzioni possono nascere all’interno di gravi crisi tra dominanti ma, nell’attesa del famoso “mondo pluripolare” fecondo di crisi intercapitalistiche, che bisogno c’è, a che serve, tifare per una delle nefande fazioni dei dominanti e ignorare e disprezzare quelle parti dei dominati che, magari annaspando e sbagliando, si ribellano al tentativo di annichilirli?