
Un’assemblea positiva per il rilancio della lotta, con un limite politico da iniziare a discutere
Si è tenuta sabato scorso, a Roma, la terza assemblea autoconvocata dei coordinamenti, dei comitati, delle delegate e delegati, delle lavoratrici e dei lavoratori contro la crisi.
Questa assemblea è stata anzitutto un importante momento di verifica dopo lo sciopero del 28 gennaio, ed aveva al centro la proposta di costruzione di uno sciopero generale e generalizzato, intendendo per “generalizzato” uno sciopero capace di coinvolgere quei settori di lavoratori che di fatto sono esclusi dal diritto di scioperare.
La relazione ha insistito molto sull’obiettivo dello sciopero, esprimendo sostegno alle iniziative di lotta già proclamate come quella dell’USB dell’11 marzo, quella della Funzione pubblica Cgil del 25 marzo ed infine quella indetta dalla CUB ad aprile. Di fatto però – ed in una certa misura era assolutamente inevitabile – è emersa una situazione di attesa delle scelte della Cgil la cui linea dilatoria è stata peraltro aspramente criticata.
Molti interventi di delegati si sono soffermati sui caratteri dell’attacco padronale in corso, ed in particolare sul significato del marchionnismo. Il punto è stato ripreso anche da Giorgio Cremaschi, che ha puntualizzato che non è possibile alcun sostegno alle forze politiche che hanno appoggiato Marchionne. Che l’opposizione al marchionnismo sia un elemento decisivo della battaglia sindacale ed un punto discriminante sul piano politico è stato ovviamente condiviso da tutta l’assemblea.
Da alcuni interventi è emersa la proposta – poi ripresa nel documento finale che pubblichiamo sotto – di una giornata di lotta, con manifestazione a Roma, da realizzarsi indipendentemente dallo sciopero generale.
L’assemblea è stata sicuramente un utile momento di riflessione e per il rilancio dell’iniziativa. Le difficoltà concrete rispetto all’obiettivo dello sciopero generale non possono stupire, vista la condizione del movimento operaio italiano dopo decenni di concertazione e sterilizzazione delle lotte.
Quel che invece dobbiamo segnalare come un limite di questa assemblea è il prevalere di un’impostazione troppo schiacciata sul versante sindacale, proprio nel momento in cui è evidente che non c’è battaglia sindacale che possa vincere se ad essa non si affianca una potente iniziativa politica.
E’ preoccupante, ad esempio, che solo un intervento abbia toccato la questione delle prossime decisioni europee sul debito pubblico. Un tema del tutto assente dal documento conclusivo.
Una domanda ai compagni e alle compagne presenti sabato a Roma: come si pensa di rispondere alla prossima manovra finanziaria dettata dalla Bce? Affrontando finalmente le questioni dell’azzeramento del debito, dell’uscita dall’Unione Europea e dall’euro, o si pensa che sia sufficiente gridare che “noi la crisi non la paghiamo”?
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Documento finale dell’assemblea del 26 febbraio
III Assemblea Nazionale dei Coordinamenti, dei comitati, delle delegate e delegati, delle lavoratrici e dei lavoratori autoconvocati contro la crisi
Nel 3° incontro Nazionale, riuniti a Roma nel nuovo teatro Colosseo, abbiamo assistito ad un evidente salto di qualità e di partecipazione, rilanciando la necessità di un rinnovato e radicale protagonismo di classe, emerso negli oltre 30 interventi di lavoratrici e lavoratori.
All’assemblea hanno preso parte più di trecento delegati e lavoratori che hanno voluto in tal modo sollecitare la massima unità e la massima incisività nella lotta contro il modello Marchionne che, dopo Mirafiori e Pomigliano, sta estendendosi oltre la stessa Fiat. Quel modello, con il pretesto della crisi e della concorrenza globale, punta allo smantellamento dei diritti e delle tutele sindacali e vuole riportare la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori indietro di un secolo. La denuncia del piano Marchionne, come unico modello di gestione della crisi, ha visto la necessità del rilancio della piattaforma di lotta sulla quale chiedere una mobilitazione vasta e unitaria contro queste politiche antipopolari:
– Blocco dei licenziamenti, delle chiusure delle fabbriche, delle esternalizzazioni, dei tagli all’istruzione, alla ricerca e alla spesa sociale;
– Lotta all’aumento dei ritmi e alla produttività;
– Contro le speculazioni edilizie e finanziarie, principali cause di chiusure e delocalizzazioni;
– Per la distribuzione del lavoro che c’è, “lavorare meno lavorare tutti” a parità di salario e per l’accesso e la continuità del reddito;
– Per la stabilizzazione di tutti le/i precari/e e gli atipici, cancellazione delle leggi sulla precarietà;
– Per dire No all’eliminazione del CCNL e alla ristrutturazione dei diritti di tutto il mondo del lavoro;
– Per una effettiva reale e diretta rappresentanza sindacale dei lavoratori in ogni luogo di lavoro, tutti eleggibili tutti elettori;
– Contro la Bossi-Fini, per l’estensione dei diritti ai lavoratori migranti;
– Ritiro del “collegato lavoro” e della Riforma Gelmini;
– Contro lo statuto dei lavori, per la difesa dello Statuto dei Lavoratori
L’assemblea, inoltre, invita tutti i movimenti sindacali, sociali, ambientali che si oppongono all’offensiva padronale e governativa a individuare un percorso comune che costruisca tempestivamente, al di là delle ambiguità, delle timidezze e dei continui rinvii della Cgil, una giornata di lotta e di mobilitazione nazionale e una grande manifestazione a Roma.
Per questo proponiamo a tutti i soggetti interessati, un percorso dal basso e partecipato finalizzato alla costruzione di una assemblea nazionale che lanci la mobilitazione.
Infine, ribadiamo la necessità di costruire coordinamenti locali e/o rafforzare e sviluppare quelli già esistenti, per costruire un coordinamento nazionale effettivamente rappresentativo di tutti i territori e che possa sviluppare il conflitto di classe in tutto il paese, per contribuire alla costruzione di un vero sciopero generale e generalizzato unitario e dal basso.
Roma, 26 febbraio 2011
Assemblea dei coordinamenti e dei comitati dei lavoratori e lavoratrici autoconvocati contro la crisi