Con dieci voti a favore il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha deciso di dare semaforo verde all’attacco armato contro le truppe fedeli a Gheddafi. Si sono astenuti, dando come di consueto il loro avallo, Cina, Russia, India, Brasile. Alla faccia di chi spera nei governi di questi paesi come alleati della lotta contro l’imperialismo.

Non si tratta soltanto di mettere in atto una “no fly zone”, ma di una vera e propria autorizzazione alla NATO e ai suoi fantocci africani e arabi, di attaccare le forze armate e i mercenari fedeli a Gheddafi.

La giustificazione con cui il Consiglio di sicurezza ha motivato questa gravissima decisione è, come al solito, quella di punire un regime perché avrebbe compiuto dei “crimini contro l’umanità”. A questo è servita la virulenta campagna di menzogne sulle “fosse comuni”, sui “bombardamenti sui civili”, sul “genocidio”.

In questo le Nazioni unite riconfermano ciò che effettivamente sono: un organismo ostaggio delle grandi potenze imperialiste occidentali, chiamato alla bisogna a dare una parvenza di legittimità alle loro imprese guarrafondaie. Solo ieri truppe saudite e degli Emirati arabi sono entrate, violando platealmente il cosiddetto diritto internazionale, in Bahrain, allo scopo di schiacciare nel sangue la rivolta popolare e salvare la petro-monarchia sorella. Su questo, come su altri crimini, le Nazioni unite hanno taciuto, ovvero hanno lasciato fare, mentre in Libia, dopo settimane di incertezza, hanno deciso per l’intervento bellico. Come sempre, due pesi e due misure. Il criterio è tuttavia il medesimo: difendere la supremazia imperialista. In Bahrain schiacciando gli insorti, in Libia venendo in loro soccorso.

Se l’imperialismo euro-americano ha aspettato un mese prima di decidersi ad intervenire, se ha lasciato le truppe lealiste contrattaccare e conquistare terreno, non è solo perché Gheddafi si è comportato per più di un decennio come satrapo diligente, ma perché non si fidava affatto degli insorti. Quando Gheddafi ha rifiutato ogni negoziato con gli insorti e, soprattutto, quando tra le fila di questi ultimi ha preso il sopravvento la fazione filo-occidentale, ovvero quando Bengasi ha apertamente richiesto l’intervento armato degli USA e della NATO, questo è stato il segnale: “Sono dei nostri, non possiamo lasciarli soccombere”.

I criminali di guerra che hanno squartato la Jugoslavia, che dopo un embargo crudele hanno raso al suolo l’Iraq, che occupano l’Afghanistan compiendo stragi quotidiane di civili inermi, gli stessi che sostengono il nazi-sionismo, non spediscono truppe in Libia per difendere la libertà di quel popolo o esportare la democrazia. Ci vanno per assicurarsi che questi paesi non sfuggano al loro predominio, per continuare a depredarli del petrolio, senza il quale tutta la loro economia, già traballante, crollerebbe. Non per consegnare ai libici il loro diritto all’autodeterminazione gli imperialisti hanno deciso di entrare in guerra, quanto per toglierglielo, per sottometterli come paria.

Non abbiamo difeso il regime di Gheddafi, campione dei tradimenti delle Resistenze antimperialiste, né vogliamo difenderlo adesso. Che questo sicofante si trovi suo malgrado a resistere all’aggressione non può tuttavia spingerci a restare silenti e indifferenti. Se gli imperialisti alle parole faranno seguire i fatti noi ci auguriamo la loro sconfitta.

Che questa Resistenza legittima sia capeggiata da Gheddafi è una autentica disgrazia. Abituato a tradire ogni causa, potrebbe anche questa volta fare dietro front e, pur di salvare la pelle e i beni suoi e quelli del suo clan, proporre un onorevole compromesso agli imperialisti. L’accordo che ha rifiutato con patetica tracotanza al popolo insorto, potrebbe invece offrirlo ai suoi padroni di ieri.

No all’intervento NATO in Libia!
Cessate il fuoco immediato!
Via Gheddafi e il suo clan!
Nessuna fiducia verso i capi di Bengasi che hanno invocato l’intervento imperialista!
Come chiedono i popoli di Tunisia ed Egitto: via ogni dittatura, Assemblea costituente!