Ahmad Yusuf (Hamas): «In Egitto e in Palestina vincerà il popolo»

Intervista di Umberto Giovannangeli (Limes) ad Ahmad Yusuf

La lotta di liberazione del popolo palestinese e le rivolte arabe, la posizione di Hamas sulle proteste dei giovani a Gaza e in Cisgiordania: temi di estrema attualità che ritroviamo nell’intervista di Limes ad Ahmad Yusuf, uno dei più importanti dirigenti del Movimento di Resistenza Islamico. L’intervista, che pubblichiamo di seguito, risale agli inizi del mese di marzo.

Limes Hamas sembra essere stata spiazzata dall’esplosione della rivolta egiziana. Tanto da aver reagito all’inizio con diffidenza…
Yusuf Nessuna diffidenza. Quello che è emerso in Egitto è una verità che da anni Hamas ha sottolineato in Palestina: non si governa contro la volontà del popolo.

 

 

Limes C’è chi teme che la rivolta che ha portato alla caduta di Mubarak finisca per aprire la strada ai Fratelli musulmani. Che ne pensa?
Yusuf Di nuovo lo spauracchio fondamentalista agitato da chi vorrebbe consacrare per l’eternità lo status quo in Medio oriente. I Fratelli musulmani in Egitto così come Hamas in Palestina non sono corpi estranei ma parti integranti delle rispettive società. Se non fosse così noi in Palestina e la Fratellanza in Egitto saremmo stati spazzati via da tempo. I Fratelli musulmani lavorano con il popolo e per il popolo. L’adesione delle fasce più deboli della società egiziana è frutto di un lavoro costante fatto di assistenza e di predicazione. Per questo sono riconosciuti come un punto di riferimento.

 

Limes I manifestanti in Egitto sono scesi in piazza chiedendo non solo l’uscita di scena del presidente Mubarak, ma libertà e diritti, dignità e giustizia sociale. Rivendicando una democrazia reale. Non teme che queste parole d’ordine possano attecchire anche tra i giovani di Gaza e della Cisgiordania e mettere così in crisi l’egemonia di Hamas e Fath?
Yusuf Timori? E per quale ragione? Vorrei ricordare che Hamas ha vinto le prime e uniche elezioni libere svoltesi fino ad ora nel Medio oriente arabo. Nessuno è stato costretto a votare per noi, e tra coloro che nel 2006 scelsero le liste di Hamas c’erano tantissimi giovani indignati per la corruzione imperante nell’amministrazione dell’Anp e convinti del fallimento del cosiddetto processo di pace con Israele. No, non abbiamo paura del vento egiziano ma al tempo stesso vigiliamo perché ciò che sta avvenendo in Egitto non venga strumentalizzato dagli Stati Uniti o da Israele per giustificare la criminale politica contro il popolo palestinese portata avanti dai governanti israeliani.

Limes Hamas si sente orfana di Mubarak?
Yusuf Direi proprio di no. Nessuno può mettere in dubbio che il presidente egiziano sia stato un leader che ha influenzato gli eventi che hanno segnato la regione e in particolare il conflitto israelo-palestinese in questi ultimi trent’anni. Ma non dimentichiamo che il suo sostegno ai fallimentari accordi di Oslo-Washington fu decisivo per convincere Arafat alla capitolazione.

Limes I giovani palestinesi sembrano insofferenti verso le costrizioni imposte a Gaza da Hamas. Su Facebook sono in tanti a solidarizzare con i ragazzi di piazza Tahrir e a  invocarne una palestinese.
Yusuf Ho letto anch’io quei messaggi e dico che faremmo male a non prestarvi ascolto. Non dobbiamo dimenticare mai che oppressione, povertà e sfiducia sono gli ingredienti di ogni rivoluzione. Ma nessuna critica può cancellare la realtà che è sotto gli occhi di tutti e da anni: la popolazione di Gaza (1 milione e 400mila persone) è costretta a vivere in una gabbia da Israele, sottoposta a un assedio contrario a ogni norma del diritto internazionale e alla stessa Convenzione di Ginevra. Quei messaggi su Facebook non devono far dimenticare che un popolo è vittima di crimini contro l’umanità commessi dai militari israeliani e dai loro mandanti politici.

Limes I giovani protagonisti della «rivoluzione del loto» in Egitto hanno stravolto vecchi paradigmi politici e tra questi quello caro alle forze islamiste. Hanno gridato «libertà e giustizia» e non «Allahu akbar».
Yusuf Potrei risponderle affermando semplicemente che libertà e giustizia sono parte dei precetti di Allah così come emerge da una lettura non superficiale o strumentale del Libro. Ma voglio andare oltre e dare una risposta più politica. Ogni popolo vive la sua realtà ed è quella realtà che detta agende e obiettivi. Per chi manifesta in Egitto la priorità sono libere elezioni, lotta alla corruzione, salari più alti, prezzi più bassi. In Palestina la priorità è un’altra: battersi contro l’oppressione sionista, conquistare uno Stato indipendente, e attorno a ciò unire la resistenza. In questo processo deve esserci spazio per altre istanze ma la priorità resta la liberazione della Palestina.

Limes Cosa chiede Hamas al nuovo corso egiziano?
Yusuf La priorità assoluta è rompere il blocco di Gaza. Nessun palestinese dimentica che quando Israele scatenò la guerra nella Striscia il presidente Mubarak ordinò per giorni la chiusura del valico di Rafah (fra la Striscia e l’Egitto). E’ tempo di dimostrare con i fatti che quel paese, il nuovo Egitto, non tradisce i fratelli palestinesi. In passato non è stato sempre così.

Limes Il governo israeliano punta sui militari egiziani.
Yusuf La logica che muove Israele è sempre la stessa: imporre il suo dominio in Palestina e cercare di dividere i paesi arabi, perché la divisione fa il suo gioco. Lo stesso vale per i palestinesi: le divisioni favoriscono il nemico sionista, come il pensare che dimostrarsi arrendevoli lo impietosisca. La verità rivelata dai cosiddetti Palestinian papers dimostra l’esatto contrario: ciò che sei disposto a cedere non basta mai.

Limes I Fratelli musulmani egiziani sono un movimento composito, con varie anime e leader al proprio interno. A chi è più vicina Hamas?
Yusuf E’ un gioco a cui non ci prestiamo. Perché lo abbiamo sperimentato su di noi: la direzione interna contrapposta a quella in esilio; i moderati contro gli estremisti, i politici contro i militaristi. Quello che mi sento di dire è che abbiamo condiviso la scelta della dirigenza della Fratellanza di sfidare il regime anche sul piano elettorale. C’è chi ha condannato questa scelta sostenendo che rappresenta un cedimento rispetto al jihad. Lo stesso discorso fu fatto contro la dirigenza di Hamas quando decidemmo di partecipare alle elezioni del 2006. Questi falsi puristi si trovano ovunque. Con loro non siamo in sintonia. Ma non voglio deluderla. Se mi chiede il nome di un esponente della Fratellanza che sento particolarmente vicino alle mie convinzioni, all’idea di un islam che si cala nella realtà della vita quotidiana provando a organizzarla, quest’uomo è Ahmad Hasan al-Banna (il figlio settantenne del fondatore dei Fratelli musulmani, Hasan al-Banna, oggi esponente della sura, il gruppo dei cento saggi che elabora l’ideologia del movimento, ndr).

Limes Il Consiglio supremo di difesa egiziano ha assicurato che intende rispettare gli accordi regionali e internazionali in vigore. Israele si sente rassicurato. E Hamas?
Yusuf Quegli accordi hanno portato una stabilità pagata a caro prezzo dal popolo palestinese. Una stabilità che è servita solo a rafforzare l’espansionismo sionista e non ha certo portato benessere e giustizia ai popoli arabi. Per questo occorre voltar pagina. Quegli accordi raccontano una storia di capitolazioni.

Limes Hamas non sceglie i suoi referenti personali nei Fratelli musulmani, ma parlando di modelli: da un lato c’è la via turca, quella imboccata dal partito islamico Giustizia e sviluppo del premier Tayyp Erdogan; dall’altro c’è il modello Hizbullah. A quale si sente più vicino?
Yusuf Se guardo ai risultati conseguiti nei rispettivi paesi non c’è dubbio che si tratta di modelli ambedue vincenti e lo sono perché si sono innestati su realtà specifiche, tra loro diverse come quella turca e quella libanese. Non esiste un modello valido ovunque e per sempre. In Palestina Hamas ha cercato di miscelare le due esperienze, ritenendo tutt’altro che inconciliabili la scelta di candidarsi al governo attraverso le elezioni con lo sviluppo della resistenza all’occupazione israeliana. Ciò che si fa finta di non capire è che Hamas, come i Fratelli musulmani, è un’organizzazione complessa in cui l’aspetto sociale non è meno rilevante di quello politico o militante. L’islam è il nostro collante identitario ma non avremmo il seguito di cui godiamo, noi e i Fratelli egiziani, se ci limitassimo a predicare o, per quanto ci riguarda, a praticare solo la resistenza all’occupazione israeliana.

Limes Per tornare al vento egiziano. C’è chi sostiene che quella esplosa in Egitto, e prima ancora in Tunisia, e successivamente in Libia, sia una tecno-rivoluzione, veicolata dai bloggers piuttosto che dai muezzin. Ciò non spiazza Hamas?
Yusuf Sarebbe così se fossimo fuori dal nostro tempo. Ma chi lo crede si sbaglia di grosso. Di nuovo lo stereotipo dell’islam arretrato, antimoderno, troglodita. La nostra forza è nel saper veicolare messaggi e principi che riteniamo sempre validi e attuali con gli strumenti della moderna comunicazione. Abbiamo imparato la pervasività di Twitter e Facebook. Siamo in sintonia coi tempi anche in questo.

Limes Mentre in Tunisia e in Egitto si dipana una difficile transizione, in Libia è in atto un bagno di sangue. Qual è in proposito la posizione di Hamas?
Yusuf Non c’è giustificazione al massacro di un popolo. Ordinare di bombardare, mitragliare la folla che protesta pacificamente non è una prova di forza ma il segno di una debolezza criminale.

Questa intervista è stata pubblicata sul n° 1-2011 di Limes, uscito agli inizi di marzo