Una sesta maniera per eliminare Berlusconi?
Intanto, sulla «Prescrizione breve» Berlusconi la spunta un’altra volta
Lo schieramento antiberlusconiano ha messo in scena la sua ennesima, penosa dimostrazione di impotenza. Esso sperava, approfittando del voto segreto sulla “prescrizione breve”, di ribaltare il clamoroso insuccesso del 14 dicembre. Abbiamo invece avuto che Berlusconi, strappando 316 voti favorevoli, ha ottenuto 6 voti in più del dovuto. Bingo!
Dal momento che son scappati fuori 6 franchi tiratori tra le file degli antiberlusconiani, abbiamo che invece di uno smottamento della maggioranza è accaduto il contrario. C’entra forse il merito della legge? Ma neanche per idea! Che essa sia una schifezza lo sanno tutti. C’entra piuttosto la volontà di allontanare il fantasma delle elezioni anticipate. Questa vicenda è l’ennesima prova della diabolica efficacia della “porcata”, di una legge elettorale che ha trasformato il Parlamento in un consesso di fantocci e Signor Sì, più o meno come avveniva ai tempi dei monarchi assoluti, i quali sceglievano loro chi dovesse far parte della conventicola legislativa. Una “porcata” che è stata solo l’ultimo atto del processo degenerativo che ha per nome “Seconda repubblica” — fondatasi sul principio per cui al primo posto doveva esserci la governabilità in luogo della rappresentatività. Un processo demolitorio di cui la “sinistra”, sull’onda di “Mani pulite”, è stata artefice e demiurgo.
Ora siamo a questo punto, e non se ne esce con rattoppi, ma solo, come abbiamo indicato giorni addietro, con una sollevazione popolare che cacci, assieme a Berlusconi e ai suoi peones, l’intera casta politica che gli tiene il moccolo.
Per questo vogliamo soffermarci su quanto scritto ieri da Alberto Asor Rosa su il manifesto, nell’articolo dal titolo “Il collasso della democrazia”. Asor Rosa, fatta una disamina della crisi strutturale del sistema repubblicano, del livello di degrado e di putrefazione a cui è giunta la situazione politica, e di come il populismo, in nome della “sovranità popolare”, stia seppellendo la democrazia; si chiede come si possa uscire da questa impasse. Stabilito un improbabile parallelismo con l’avvento del fascismo e del nazismo, Asor Rosa ricorda che se Vittorio Emanuele III “avesse schierato l’Armata a impedire la Marcia su Roma delle milizie fasciste, e se Hindenburg avesse chiesto alla Reichswehr di fermare Hitler, la storia sarebbe andata in maniera diversa.
Questo aleatorio parallelismo serve ad Asor Rosa, e questo è il punto che ci ha fatto restare basiti, a perorare un colpo di stato, non sapremmo come altrimenti definirlo, per togliere di mezzo Silvio Berlusconi. Ma sentiamo cosa scrive Asor Rosa:
«Dico subito che mi sembrerebbe incongrua una prova di forza dal basso, per la quale non esistono le condizioni, o, ammesso che esistano, porterebbero a esiti catastrofici. Certo, la pressione della parte sana del paese è una fattore indispensabile del processo, ma, come gli ultimi mesi hanno abbondantemente dimostrato, non sufficiente.
Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall’alto, instaura quello che io definirei un normale «stato d’emergenza», si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d’autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d’interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l’Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale.
Insomma: la democrazia si salva, anche forzandone le regole. Le ultime occasioni per evitare che la storia si ripeta stanno rapidamente sfumando».
Non quindi, “per chiudere questa fase”, una rivolta popolare dal basso, che l’autore ritiene non solo improbabile ma “dagli esiti catastrofici”, ma la dichiarazione dello “Stato d’emergenza” da parte del potere supremo, ovvero della Presidenza della Repubblica (più il Presidente della Camera?), facendo appunto affidamento su Carabinieri e Polizia di Stato nonché sull’avallo dell’oligarchica Unione europea e, si deve supporre della Casa Bianca.
Qui siamo in presenza di una disperata follia. Come si può pensare, ammesso e non concesso che si possa vincere il “populismo autoritario” con un atto supremamente autoritario, che quest’ultimo possa far risorgere la democrazia? L’esperienza storica mostra il contrario: che ogni qualvolta che una certa frazione della classe dominante è stata rimossa non grazie alla sollevazione popolare bensì da un golpe di Palazzo, non si è avuta più democrazia, quanto piuttosto un regime più autoritario e minaccioso. Non si vince il populismo ricorrendo al bonapartismo.
Asor Rosa, questo è il punto ha perso la testa. Il bello è che questa sua farneticazione gliela ha pubblicata il manifesto “giornale comunista”, senza proferir parola, e non, che so, Il Secolo d’Italia.
Asor Rosa non giunge a queste sorprendenti conclusioni all’improvviso. Nell’agosto scorso, positivamente segnalavamo un suo intervento nel quale, perorava la proposta dell’astensionismo di massa come subordinata all’idea di un governo d’emergenza da Fini all’estrema sinistra (che egli riteneva improbabile). E noi chiosavamo: «L’ultima affermazione di Asor Rosa non è meno decisiva, anche perché sembra sbarazzarsi di quel disprezzo aristocratico e politicistico delle masse di cui sopra. Sentiamola: “E può darsi in definitiva, al di là persino dei nostri penosi sforzi di elaborazione intellettuale, che questo vuoto della rappresentanza possa essere coltivato come il luogo in cui qualcosa di veramente nuovo è destinato a rinascere”».
Che ci fossimo illusi si incaricherà di dimostrarlo due settimane dopo lo stesso Asor Rosa il quale, improvvisamente faceva dietro front, abbandonando la proposta dell’astensione. La subordinata scompariva infatti per lasciare il posto all’urgenza di un governo di grande ammucchiata anti-berlusconiana, facendo affidamento ad un nuovo 25 luglio.
Adesso Asor Rosa, davanti all’apparente impraticabilità di una Santa alleanza di governo, s’inventa la proposta di colpo di stato istituzionale. Il politicismo e la spocchia intellettualistica verso le masse hanno dunque ripreso il sopravvento nella mente di Asor Rosa. Ne prendiamo atto. E se questo è quanto di meglio riesce a produrre ciò che resta della vecchia sinistra, allora davvero a quest’ultima non resta che officiare il funerale.
da Sollevazione