Comunicato del Comitato Esecutivo della sezione italiana del Campo Antimperialista
E’ giunta poco fa da Gaza, la drammatica notizia del rapimento del compagno Vittorio Arrigoni, che da anni vive nella Striscia lottando come un leone in difesa della lotta di liberazione del popolo palestinese.
L’assurdo sequestro sarebbe opera di una locale organizzazione armata salafita la quale chiede, in cambio della vita di Arrigoni, la liberazione di alcuni militanti salafiti imprigionati da HAMAS.
Sono dunque HAMAS e il governo Haniyeh i veri bersagli del gruppo armato, come del resto gli autori del sequestro dichiarano nel comunicato di rivendicazione.
Che a Gaza sia in atto da tempo uno scontro molto duro tra HAMAS e i gruppi jihadisti salafiti, non è un mistero. Questi ultimi condannano HAMAS per non applicare la sharia, considerano cioè HAMAS come un movimento di apostati secolaristi, ancor più odiato perché “venduto ai miscredenti persiani”.
Diversi sono stati gli scontri armati tra i miliziani di HAMAS e i salafiti, dopo quello del 22 luglio 2009, il più grande avvenne a Rafah il 14 agosto successivo: 20 morti e 120 feriti. In quel caso la polizia agli ordini di HAMAS portò l’attacco ad un gruppo in particolare, Jund Ansar Allah (Esercito dei partigiani di Allah), guidato dallo sceicco Abdel Latif Moussa, quando quest’ultimo ebbe la sfrontatezza di proclamare un “Emirato Islamico a Gaza”. Decine furono i salafiti arrestati dalle forze di sicurezza di Gaza agli ordini di HAMAS. (vedi il nostro articolo «Le vere ragioni dello scontro tra Hamas e Jund Ansar Allah»).
E’ probabile che i combattenti di cui i sequestratori richiedono la liberazione in cambio del rilascio di Arrigoni, siano proprio tra coloro che vennero arrestati nell’agosto del 2009. La qual cosa tuttavia non è chiara, anche perché il gruppo che ha rivendicato il rapimento di Arrigoni risulta sconosciuto. Si tratta di una nuovo gruppuscolo o, come si sostiene negli ambienti di HAMAS a Gaza, il sequestro è opera del Mossad?
Il problema è che di gruppi jihadisti salafiti (ovvero combattenti che si attengono al più stretto rigorismo puritano sunnita), per quanto minuscoli, ne esistono altri nella Palestina occupata, anzitutto a Gaza, tutti clandestini — gli altri quattro noti, oltre alla presunta Cellula di al-Qaida: Jaish al-Islam, Ansar al-Sunnah, Jama’at al-Tawhid wa al-Jihad – Bayt al-Maqdis, Ma’sada al-Mujahideen fi Filastine). E’ un fatto che la maggior parte di questi gruppi sono sorti dopo l’avvicinamento di HAMAS all’Iran. E’ quindi più che plausibile che essi siano sostenuti dalla rete wahabbita che fa capo ai sauditi. Altri non escludono che ci sia anche lo zampino di al-Fatah.
Sia come sia la vita del compagno Arrigoni è davvero in pericolo, essendo egli diventato una posta dello scontro senza quartiere tra HAMAS e i suoi nemici fondamentalisti. Non è infatti Vittorio che i salafiti vogliono punire, quanto portare un attacco ad HAMAS, la spina dorsale della Resistenza palestinese. Speriamo che tutto ciò aiuti i tanti amici della causa palestinese i quali non perdono tuttavia occasione, in nome di un malinteso laicismo, di gettare fango su HAMAS. Da ben altro lato, come si vede, vengono i pericoli del cosiddetto “fondamentalismo”.
Mentre seguiamo con palpitazione la vicenda drammatica di cui è vittima Vittorio, augurandoci che si concluda al più presto e nel migliore dei modi, noi condanniamo con fermezza questo sequestro che mentre mette a rischio la vita di un sincero amico del popolo palestinese, è un atto che non danneggia solo HAMAS ma l’intera causa della Resistenza antisionista.
Il Comitato Esecutivo della sezione italiana del Campo Antimperialista