Elezioni di sangue in Nigeria

Con i suoi 150 milioni di abitanti la Nigeria è il più popoloso paese del continente africano. La sua importanza strategica dipende tuttavia da altri due fattori. Esso, anzitutto grazie alla storica supremazia delle etnie, dei gruppi tribali, dei notabili e dei ladroni delle sette cattoliche (protestanti anzitutto), è una vera e propria roccaforte imperialista nell’instabile Africa. Il secondo motivo della sua straordinaria importanza è che la Nigeria è il sesto paese del mondo per esportazione di petrolio.
Facile dunque intuire quanto sia forte la presa delle potenze occidentali su questo paese, con gli USA in prima fila. Gli artigli imperialisti consistono nelle Sette sorelle, negli apparati militari e d’intelligence e, appunto, nell’aggressivo missionarismo delle sette religiose neo-protestanti (a cui i cattolici tengono il moccolo). Una presa che alimenta una giro di corruzione spaventoso, forse il più ingente del mondo — si calcola in migliaia di miliardi di dollari il fiume di denaro con cui l’Occidente unge la ruota nigeriana al fine di mantenerla sotto controllo (dati al-Jazeera).

Al tempo stesso la Nigeria è uno dei paesi in cui è più alta la percentuale della popolazione che vive sotto la soglia di povertà (secondo i dati ONU l’80%). Gran parte del paese non usufruisce di energia elettrica, di acqua, di vie di comunicazione. Come abbiamo avuto modo di segnalare tempo addietro è questa fratturazione del paese, che è non solo sociale e di classe, ma che segue linee etniche, tribali e religiose, che è alla base della acutissime tensioni che a cadenza regolare sconquassano il paese. Non parliamo solo della resistenza dei popoli del Delta, che animano da sempre un’indomita guerriglia contro la rapina petrolifera e la devastazione ambientale, ma pure di quella delle popolazioni più povere della Nigeria settentrionale, a maggioranza musulmana, che in nome dell’islam contestano il dominio della minoranza cristiana, ritenuta la longa manus della rapina occidentale.

E’ in questo contesto che in Nigeria si sta svolgendo una tornata elettorale generale che deve rieleggere il Presidente della repubblica,  i 469 membri del Parlamento federale, i governatori dei 39 stati ed infine centinaia di deputati delle assemblee legislative statali. Elezioni complesse, che avrebbero occupato l’intero mese di aprile. La prima tornata prevista per il 2 è stata rimandata al 9 aprile per difficoltà inerenti alla logistica,  e a diversi incidenti (attacchi armati ai seggi e bombe in varie località) ma secondo i gruppi di opposizione questo rinvio è dovuto anche ai maneggi e ai brogli, che in Nigeria assumono dimensioni industriali.

L’altro ieri sono stati resi noti i primi risultati e, come era previsto, è uscito vincitore, col 57% dei voti, l’uomo delle Sette sorelle e dell’Occidente, Goodlock Jonathan del Partito Popolare Democratico (PDP). Battuti i suoi rivali, tra cui il musulmano moderato Muhammadu Buhari del Congresso per il Cambiamento Progressista (CPC), che ha ottenuto il 31%, Nuhu Ribadu del Congresso di Azione della Nigeria – ACN (noto per le sue battaglie anticorruzione e forte nelle zone del Delta) e Ibrahim Shekaru governatore dello Stato settentrionale di Kano, musulmano anch’egli.

Appena resi noti i primi risultati, com’era prevedibile, gli sconfitti hanno denunciato numerosi casi di brogli e contestato la “vittoria”. Quel che è più grave è che in alcune città del nord del paese, anzitutto nello stato di Kaduna sono scoppiati violenti disordini, che in poche ore hanno fatto circa 200 morti e diverse centinaia di feriti. Le future tornate elettorali per i governatori e i parlamenti statali sono ora a rischio. I vincitori hanno subito accusato gli oppositori, anzitutto il candidato musulmano Buhari, di avere ordito un complotto per mandare all’aria le elezioni. Diversi testimoni, citati dalle agenzie africane e occidentali, sostengono tuttavia che questi moti di protesta, che hanno preso di mira oltre ai seggi diversi luoghi di culto cristiani, sono stati spontanei, per contestare i brogli e, come sempre, la dittatura della minoranza cristiana.