Israele e la lobby sionista cercano di fermare con ogni mezzo la Flotilla per il suo messaggio politico di pieno sostegno alla lotta per la liberazione della Palestina

L’appuntamento con la Freedom Flotilla 2 si avvicina. In Italia questo avvicinamento avrà una tappa importante nella manifestazione di sabato prossimo, 14 maggio, a Roma.
E’ naturale perciò che si intensifichino gli attacchi a questa missione, sia da parte di Israele che da quella della lobby sionista internazionale, lobby piuttosto attiva anche nel nostro Paese.

L’iniziativa di quest’anno avrà luogo in un panorama mediorientale diverso da quello dell’anno precedente. L’oppressione del popolo palestinese non è certo cambiata, né è cambiata la situazione di Gaza, non solo ancora sotto assedio, ma quotidianamente sotto le bombe dei killer israeliani, basti pensare che nel solo mese di aprile sono stati 22 gli abitanti della Striscia uccisi dai bombardamenti.
E’ cambiato però il contesto regionale. Le sollevazioni arabe, al di là delle loro specificità nazionali, hanno contribuito ad isolare Israele, mentre il pur contraddittorio Egitto post-Mubarak ha favorito l’accordo tra Hamas ed al-Fatah. Come abbiamo già scritto, non dipenderà dai soli palestinesi se questo accordo potrà effettivamente concretizzarsi, ma senza dubbio siamo ad un passaggio politico serio che potrebbe cambiare le sorti della lotta di liberazione di questo popolo.

Il successo della Freedom Flotilla 2 (FF2), nella quale siamo fortemente impegnati, dipenderà quindi dalla capacità di rispondere colpo su colpo agli attacchi ed alle provocazioni in corso, non solo sul piano pratico – cioè mettendo in mare le imbarcazioni dirette a Gaza -, ma anche su quello politico, contrattaccando senza infingimenti agli argomenti che ci vengono scagliati contro.
Per capire la portata della posta in gioco è certamente utile ripercorrere, sia pure sinteticamente, gli attacchi alla FF2 degli ultimi mesi, per poi concentrarsi sulla sostanza politica dell’offensiva propagandistica della lobby sionista.

Da Netanyahu a Berlusconi, dall’Onu a Gasparri & C…

Intorno al 20 di marzo (vedi articolo) il governo israeliano, attraverso il ministro degli esteri Lieberman, si rivolge a tutti i governi dei paesi coinvolti nella FF2 con un invito ben preciso: «Fate desistere i vostri cittadini dal visitare la Striscia di Gaza, per terra e per mare». Il senso del messaggio è chiaro: impedite la partenza delle navi della Flotilla con ogni mezzo.

Questa richiesta trova orecchi ben disponibili in Italia, dove tre settimane dopo Berlusconi (vedi articolo) affermerà di voler lavorare «per impedire che una flotilla diretta a Gaza parta nelle prossime settimane», aggiungendo di «essere guidato dalla convinzione che la flotilla non sta lavorando per sostenere la pace nella nostra regione».

Di lì a poco Gaza verrà sconvolta dall’omicidio di Vittorio Arrigoni, interpretato – e non solo da noi – come un segnale di Israele nei confronti della FF2, alla quale Arrigoni collaborava attivamente. Sta di fatto che diversi organi di stampa riprendono immediatamente gli attacchi alla Flotilla. In Italia si distingue in questo lavoro sporco Il Foglio di Giuliano Ferrara, che chiama a scrivere sull’argomento nientemeno che l’ineffabile Pio Pompa, cioè il responsabile di quella sorta di «Disinformazjia» che il Sismi di Pollari aveva allestito per pilotare un buon numero di pennivendoli a libro paga. (Ed il Campo Antimperialista ne sa qualcosa, viste le campagne di denigrazione e calunnia che da quell’ufficio passarono per colpirci in quanto sostenitori della resistenza irachena).

E’ il 20 aprile, quando – dopo che in precedenza si era avuta notizia di un’esplicita richiesta di Netanyahu a Ban Ki moon – la Freedom Flotilla approda addirittura al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Scrivemmo in quell’occasione:

«L’ambasciatore israeliano all’Onu – il rappresentante cioè di quello stato che ha assaltato un anno fa, per giunta in acque internazionali, la Freedom Flotilla 1, provocando la morte di 9 persone ed il ferimento di molte altre – ha potuto tranquillamente sciorinare le sue mostruosità. Il signor Meron Reubon, così si chiama, è arrivato a sostenere che “molti partecipanti hanno rilasciato dichiarazioni inquietanti esprimendo la loro volontà a diventare martiri”.
Se le assurdità ed i pretesti di questo rappresentante dello stato sionista non hanno bisogno di commenti, ancora più grave l’atteggiamento assunto dagli ambasciatori di Germania e Stati Uniti, che hanno spalleggiato la pretesa israeliana di fermare le navi della solidarietà con Gaza assediata. Il rappresentante di Berlino all’ONU, Peter Wittig, ha detto che la Flottiglia potrebbe “contribuire ad un’escalation della tensione nella regione”, mentre l’americana Susan Rice ha affermato che “esistono altri mezzi per consegnare gli aiuti”. Già, peccato che sia l’assediante a decidere cosa far arrivare ai prigionieri del lager di Gaza…»

Non sappiamo ancora quali sviluppi potrà avere l’iniziativa all’Onu, mentre sappiamo invece come si sta muovendo il partito filo-israeliano in Italia. In data 5 maggio una quarantina di parlamentari della destra (primo firmatario Gasparri, ma si notano fra le altre anche le firme di De Gregorio, Ramponi, Gramazio e Ciarrapico) presentano un’interrogazione al presidente del consiglio ed al ministro degli esteri per sapere:

«In quale modo il Governo intenda tener ferma la posizione espressa dal Presidente del Consiglio dei ministri nelle scorse settimane alla radio israeliana; con quali iniziative si riprometta di far valere tale posizione a livello internazionale (alle Nazioni Unite, nei rapporti con gli altri Paesi dell’Unione europea e con la Turchia);
con quali mezzi proverà a scongiurare, comunque controllandone la presenza di armi a bordo, l’ipotesi di navi italiane nella Freedom Flotilla 2;
come intenda evitare che l’Italia venga a trovarsi coinvolta in un imbarazzante incidente diplomatico e politico laddove la provocazione ai danni di Israele determinasse reazioni da parte di quel Paese».

Ci soffermeremo tra breve sugli argomenti utilizzati in questa interrogazione, non senza sottolineare, però, come si tratti degli stessi argomenti adoperati dal manipolatore di professione Pio Pompa e da tutti gli articolisti della stampa più smaccatamente filo-sionista. Argomenti ripresi anche nell’articolo de Il Foglio del 6 maggio dal titolo: «Bindi non aderisce a Flotilla 2, dove qualcuno vuole boicottare Vendola».

Scopo evidente di questo articolo – all’inizio del quale viene citata un’imbarazzata Rosy Bindi che dichiara che «c’è stata una forzatura, non c’è una mia formale adesione all’iniziativa di Freedom Flotilla 2» – è quello di incrinare il sostegno espresso, ovviamente a vari livelli, da diversi esponenti dell’opposizione parlamentare alla FF2.

La vera materia del contendere: il ruolo di Hamas dopo l’accordo con al-Fatah

A questo punto sarà chiara la portata politica della Flotilla 2011. Sarà chiaro che, senza niente togliere a tutte le altre preziosissime iniziative di solidarietà, il profilo della FF2 ha ben altra rilevanza politica.

Quale sia il nodo della questione ce lo dicono i nostri avversari. Certo, essi cercano di dimostrare che a Gaza non c’è una vera emergenza umanitaria, provocano insinuando la presenza di armi e di shahid a bordo delle navi, ma al dunque l’argomento vero è uno e soltanto uno: a Gaza governa Hamas ed Hamas è un’«organizzazione terroristica», dal 2004 inserita nella «lista nera» dell’Unione Europea.

E’ a questo argomento che bisogna rispondere con fermezza. Hamas è la principale organizzazione della legittima resistenza contro  l’occupazione della Palestina. Hamas ha vinto regolarmente ed in maniera nettissima – come attestato dagli stessi osservatori internazionali – le elezioni legislative del 2006. Le ha vinte in tutti i territori occupati da Israele nel 1967, dunque anche in Cisgiordania e non soltanto a Gaza. Hamas governa dunque più che legittimamente e gode tutt’oggi – nonostante le tremende condizioni di assedio – del sostegno della maggioranza della popolazione.

Identica fermezza deve essere usata per denunciare la violenza dell’assedio. Un assedio violento e disumano non solo per le privazioni materiali che ha comportato e tutt’ora comporta, ma anche perché volto a rovesciare brutalmente l’esito di una competizione elettorale democratica, con la punizione di un intero popolo colpevole di aver votato in maniera diversa dai desideri sionisti, americani ed europei.

La Freedom Flotilla dovrà servire anche a questo: a portare un potente messaggio internazionale di pieno sostegno alla causa palestinese ed alla resistenza contro l’occupante. Sono le «liste nere» dell’imperialismo a dover essere cancellate. Il Movimento di Resistenza Islamica ha retto per tutti questi anni, ed ora l’accordo del Cairo con al-Fatah apre forse nuove strade alla lotta di liberazione nazionale. Non comprendiamo cos’altro dovrebbe fare il movimento di solidarietà con la causa palestinese, se non contribuire fattivamente a questa prospettiva che non a caso spaventa così tanto i governanti di Tel Aviv.

PS – Nell’elencazione degli attacchi alla FF2 ci siamo occupati di Israele, del governo italiano, dell’Onu e della stampa. Non ci siamo invece soffermati su altri attacchi, provenienti da ambienti del “politicamente corretto” di “sinistra”. Attacchi alla Freedom Flotilla in generale, ma anche in maniera più mirata ad alcuni dei suoi promotori: al Campo Antimperialista, al Forum Palestina, all’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese (ABSPP). Non ci dilungheremo su queste piccole e spesso miserevoli azioni di disturbo, se non per segnalarne la convergenza oggettiva con l’azione di sabotaggio del partito filo-israeliano. Una convergenza che non può sfuggire a nessuno, neppure a chi avesse eventualmente qualche difficoltà con l’Abc della politica…