Miseria delle cosiddette democrazie occidentali

Più killer che combattenti: la crisi dell’occidente vista attraverso le forme della guerra

ANSA 6 maggio 2011 ore 11,24: “Tel Aviv, 6 mag. Sull’esempio dell’uccisione di Osama Bin Laden, e confortato dalle reazioni favorevoli della comunità internazione, Israele potrebbe colpire il leader degli Hezbollah Hassan Nasrallah. Lo dice l’ex capo dell’intelligence militare Aharon Zeevi-Farkash. «Non siamo una superpotenza e non tutto quello che è lecito per gli USA viene consentito anche a noi – spiega -. Tuttavia c’è un cambiamento graduale nelle regole della guerra al terrorismo, e si è aperta più libertà di manovra»”.
Dunque, perfino Israele, che già si è sempre distinta nella pratica dell’uccisione di leaders  palestinesi, nota che c’è un ulteriore “passo in avantinella lotta al terrorismo, che “si è aperta più libertà di manovra”.
Ed è vero, è terribilmente vero.

Negli ultimi giorni l’aviazione della Nato (o dei “volenterosi”…) ha ripetutamente cercato di uccidere Gheddafi, riuscendo tuttavia “soltanto” ad uccidere il suo figlio più giovane e tre piccolissimi nipotini; così, comunque, suscitando il giubilo dei cosiddetti ribelli di Bengasi, armati e sostenuti dalle nazioni occidentali, Italia compresa.
Gli USA, inoltre, hanno deciso di inviare, sui cieli della Libia, i famigerati droni, e tale decisione, anche a detta di insospettabili commentatori, è evidentemente finalizzata all’esecuzione del tanto cercato “omicidio mirato”.

Giubilo “imperiale”, si è poi oscenamente manifestato negli Stati Uniti in seguito alla affermata uccisione di Osama Bin Laden. E “giustizia è stata fatta”, ha proclamato il democratico presidente Obama.
In Italia, La Repubblica, il quotidiano “democratico” per eccellenza, lo stesso 6 maggio ha titolato, a pagina 13: “I Navy Seals di nuovo a caccia”.
E poiché nelle parole, nel modo di usarle, c’è un senso politico e morale, non si può non esprimere profonda indignazione di fronte a questo abbruttimento.

La volontà di uccidere i personaggi politici a loro ostili, gli USA, e gli Stati loro complici, la hanno sempre avuta, e sempre hanno cercato di realizzarla. Basti pensare a quante volte Fidel Castro è sfuggito ai loro infami tentativi di omicidio.

Ma tale pratica è sempre stata occultata, mai rivendicata apertamente o affermata, nei fatti (nonostante le smentite formali), con spudorata chiarezza come è nel caso degli obiettivi militari che la Nato sostiene di voler colpire, quando invece colpisce abitazioni abitate da bambini, perché lì le democratiche armate occidentali ipotizzano si trovi Muammar Gheddafi.

Ci tocca, così, di assistere al passaggio dalla rivendicazione – avvenuta negli scorsi anni – dell’utilità della tortura alla esaltazione, come massima forma di giustizia, delle esecuzioni sommarie.

Tutto questo è un segno di forza dell’Occidente?
Senz’altro è un segno della violenza che può dispiegare, e che ha sempre dispiegato. Ma non manifesta, certo, capacità di egemonia.
In realtà è abbandono di quelle costruzioni ideologiche e culturali, come il diritto, che, nella loro ipocrisia e strumentalità, realizzano tuttavia un metodo di dominio in grado di ricoprire di parziale consenso l’uso della violenza.

Se oggi, cioè, il potere del sovrano va oltre l’uso della forma legale del dominio, e dimentica l’importanza, per la conservazione di se stesso, del mito della legalità, lancia un segnale di debolezza, svelando, nella sua decadenza, la sua costitutiva barbarie.
E se non è, allora, più questione di rispetto per forme e convenzioni, abbandonate proprio da chi ne è stato sempre – a parole – il vigile controllore, tutti dovranno porre al centro la sostanza dei beni della vita.

E dubbi più non potranno essere posti, più non si potrà confondere, caduto ogni mascheramento, chi lotta per la propria libertà, contro il dominio dei pochi, e chi ferocemente difende il proprio dominio e il proprio disumano privilegio.

PS della redazioneQuesto articolo è stato scritto ieri, 9 maggio. Proprio stamattina le cronache dalla Libia parlano di un nuovo tentativo delle forze Nato di uccidere Gheddafi, una conferma plateale della linea del  killeraggio che ormai l’occidente non solo pratica, ma teorizza in maniera spudorata.