Palestinesi in lotta contro l’occupazione nel 63° anniversario della Nakba

Per i palestinesi, quello di ieri non è stato un anniversario tra i tanti. Non solo a Gaza e in Cisgiordania, ma anche dal Libano, dalla Siria, dalla Giordania e dall’Egitto, migliaia di profughi hanno manifestato contro lo Stato sionista.

Come sempre, la risposta di Israele è stata la repressione: 14 manifestanti sono stati uccisi ai confini con il Libano e la Siria, dove si sono registrati diverse decine di feriti. Circa 200 i feriti in Cisgiordania, dove altri 150 manifestanti sono rimasti intossicati dai lacrimogeni, mentre il bilancio a Gaza è di un ragazzo ucciso dai militari israeliani e di ben 135 feriti.

I soldati israeliani hanno sparato dall’alto su manifestanti in grado di rispondere solo con le pietre, con una ferocia che certo non stupisce, ma che segnala anche lo smarrimento di Israele di fronte ad una mobilitazione ben superiore al previsto. Una mobilitazione che sembra aver sorpreso la stessa intelligence sionista. Il richiamo dei riservisti, lo schieramento di diecimila poliziotti, il cordone di sicurezza imposto in Cisgiordania ed a Gerusalemme; tutto questo non ha fermato la volontà di lotta dei palestinesi, mentre la marcia dei profughi verso i confini sembra aver trovato impreparate le forze israeliane.

Molti giustamente si chiedono se la giornata di ieri non segni il possibile inizio di una Terza Intifada, e gli stessi commentatori israeliani sembrano molto preoccupati della situazione.

Solo il tempo potrà dirci se siamo davvero di fronte all’inizio di una nuova stagione della lotta di liberazione del popolo palestinese, ma i fatti di ieri dicono già con chiarezza alcune cose:
in primo luogo la scesa in campo dei profughi dimostra quanto sia centrale ed irrinunciabile l’affermazione del diritto al ritorno;
in secondo luogo è chiaro come la repressione continua e lo stesso assedio di Gaza non abbiano certo fiaccato la volontà di lotta contro l’occupazione;
in terzo luogo viene confermato quanto sia potente la spinta che proviene dalle sollevazioni arabe e quanto queste abbiano già cambiato il quadro politico regionale.

Come ha detto Isma’il Haniyah: «L’unità palestinese e il risveglio della resistenza araba e palestinese sono il preludio per la liberazione definitiva dall’occupazione israeliana».
E’ in questo contesto di lotta che andranno a calarsi le prossime iniziative di solidarietà con la causa palestinese, a partire dalla Freedom Flotilla 2.

Un legame ed un sostegno alla Resistenza che dovrà essere ancora più forte nel nostro Paese, di fronte ad un governo totalmente schierato con Israele e ad un presidente della repubblica vergognosamente filo-sionista, che nell’anniversario della Nabka non ha trovato niente di meglio da fare che recarsi in Israele per ritirare il premio «Dan David», un premio già assegnato in passato al guerrafondaio Blair ed a Magdi Allam. Della serie: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei…