Georgia, rivoluzione inopportuna

Soffocata nel sangue la ‘rivoluzione d’argento’ contro il regime filo-americano di Mikheil Saakashvili. La diplomazia occidentale non condanna l’uso della forza contro i manifestanti di Tbilisi, in maggioranza anziani pensionati: “La protesta impediva la parata ufficiale”.

Non tutte le rivoluzioni escono col buco. Quelle contro i regimi amici degli Stati Uniti hanno il brutto vizio di venire brutalmente stroncate sul nascere, nel silenzio della stampa occidentale. E’ successo a marzo nell’Azerbaigian di Ilham Aliyev. E’ successo di nuovo ieri nella Georgia di Mikheil Saakashvili.

Da giorni migliaia di georgiani protestavano nel centro della capitale Tbilisi, chiedendo le dimissioni del presidente ‘Misha’, accusato di ignorare il progressivo impoverimento della popolazione – afflitta da crescente disoccupazione, aumenti prezzi e tagli alle pensioni e ai servizi sociali – e di governare in maniera sempre più autoritaria e repressiva. C’erano molti giovani, studenti e disoccupati, decisi a imitare le rivoluzioni arabe, ma soprattutto molti anziani pensionati dai capelli bianchi, tanto che i giornali hanno parlato di ‘rivoluzione d’argento’.

Mercoledì i dimostranti si erano radunati davanti al parlamento occupando Viale Rustaveli, decisi a impedire la tradizionale parata militare dell’indomani, Giorno dell’Indipendenza. Poco dopo la mezzanotte, centinaia di poliziotti antisommossa appoggiati da blindati hanno attaccato il presidio da due lati, senza lasciare scampo ai manifestanti, sparando granate fumogene e proiettili di gomma a distanza ravvicinata e picchiando selvaggiamente persone già a terra, anche anziane.

Decine i feriti, centinaia gli arrestati. Un’auto del convoglio della leader dell’opposizione Nino Burjanadze, in fuga dalle cariche, ha travolto un agente e un dimostrante, uccidendoli.

La pioggia notturna ha ripulito il sangue dal selciato di Viale Rustaveli, su cui poche ore dopo hanno sfilato colonne di carri armati e truppe dell’esercito georgiano – tutti mezzi e armi forniti dagli Stati Uniti – sotto lo sguardo marziale del presidente Saakashvili. ”Ogni cittadino ha libertà di esprimersi e di protestare – ha dichiarato dal palco – ma i fatti di questi giorni non hanno nulla a che vedere con questa libertà: sono provocazioni orchestrate all’estero, secondo un copione scritto fuori dalla Georgia, dal nostro nemico e occupante”. Il riferimento esplicito è alla Russia, le cui forze armate stanziano nelle repubbliche separatiste di Abkhazia e Sud Ossezia (quest’ultima al centro della breve guerra Russo-Georgiana dell’agosto 2008, scatenata e persa da Saakashvili).

La brutale repressione poliziesca della ‘rivoluzione d’argento’ aveva ottenuto l’implicito via libera da parte dei rappresentanti diplomatici dei governi occidentali a Tbilisi.

Mercoledì, parlando ai giornalisti, l’ambasciatore americano John Bass aveva dichiarato: ”Sono preoccupato dal fatto che tra i manifestanti vi siano elementi più interessanti allo scontro violento che alla protesta pacifica”.

”Hanno il diritto di manifestare, ma la protesta deve cessare entro domani perché non hanno il diritto di impedire una parata ufficiale”, parola dell’ambasciatore francese Eric Fournier.

L’ex alleata di Saakashvili e oggi leader dell’opposizione, Nino Burjanadze – tutt’altro che filorussa – ha smentito ogni sostegno da parte di Mosca, affermando che ”l’azione punitiva” di mercoledì notte non fermerà il corso della ”rivoluzione democratica” georgiana.

Ma l’Occidente non sembra proprio interessato a sostenere un altro cambio di regime in Georgia dopo quello ottenuto nel 2003 con la ‘rivoluzione delle rose’ che ha portato al potere il fido Saakashvili: soggetto tutt’altro che democratico, ma molto attento agli interessi politici ed economici occidentali.

 

da Peacereporter