Ripubblichiamo gli articoli con le notizie ed i primi commenti sull’attacco israeliano del 31 maggio 2010
Esattamente un anno fa Israele attaccava la Freedom Flotilla 1, uccidendo 9 persone e ferendone molte altre. Quello di oggi è dunque un anniversario da ricordare, dato che quell’azione criminale ha segnato una tappa indelebile nella pur sanguinosa storia dello Stato sionista.
Abbiamo pensato di farlo ripubblicando gli articoli usciti su questo sito lo scorso anno. Nella sequenza dei cinque pezzi che seguono c’è di tutto: l’attesa della vigilia, le prime notizie sul massacro, le indecenti dichiarazioni del governo italiano, le notizie sul sequestro di massa degli attivisti, le mobilitazioni in Italia, l’ipocrita posizione dell’Onu.
LA FLOTTIGLIA VERSO GAZA
Domenica 30 Maggio 2010 17:22
Sarà probabilmente domani la giornata decisiva
Secondo le notizie che ci giungono dal mare tra Cipro e la Palestina, l’arrivo della Freedom Flotilla nelle acque antistanti la Striscia di Gaza è previsto per domani. Il convoglio è al completo e procede lentamente ma regolarmente.
Pare che la Marina israeliana voglia effettuare il blocco a 20 miglia nautiche dalla costa di Gaza. Tutto ciò è in linea con le dichiarazioni del governo israeliano che, non più tardi di ieri, così si è espresso per bocca del vice ministro degli esteri Dany Ayalon: «Questa missione è una provocazione…mette a rischio la sicurezza di Israele e quindi non passerà». Questa volta la posizione israeliana ha suscitato una protesta perfino da parte dell’Unione Europea, che ha dovuto chiedere «una immediata, ininterrotta e incondizionata apertura del passaggio per gli aiuti umanitari, dei prodotti commerciali e delle persone in uscita e in entrata a Gaza». (Nena news)
Israele ha invece reso noto un elenco di 2.000 oggetti ai quali è comunque interdetto l’accesso a Gaza. Sono compresi in questa lista gli aghi con il filo, le gomme per cancellare, i libri, stoviglie, coperte, occhiali, sedie a rotelle…. (la Repubblica online, 30 maggio).
Ricordiamo che le navi trasportano 10mila tonnellate di aiuti umanitari, tra i quali 500 sedie a rotelle elettriche, oltre a 700 persone, di 40 nazionalità.
Si prevede che la Marina israeliana intenda intimare il dietrofront alla Freedom Flotilla costringendola, in caso di rifiuto, a dirigersi verso il porto israeliano di Ashod. Insomma, quello che si profila, è un vero e proprio atto di pirateria da parte di Israele.
Intanto a Gaza cresce l’attesa per l’arrivo delle navi della solidarietà internazionalista.
In vista di questo evento Israele ha continuato a colpire giornalmente la Striscia nell’indifferenza dei media occidentali. Nei giorni scorsi le Dumb Bombs dell’aviazione israeliana hanno perfino distrutto un campo estivo per bambini che avrebbe dovuto aprire i battenti ai primi di giugno, comprensivo di parco giochi e piscina.
Così hanno commentato da Gaza, Vittorio Arrigoni e Radmila Stojanovic: «Tanto scalpore nel mondo aveva giustamente suscitato qualche giorno fa l’atto di vandalismo di un gruppo di estremisti salafiti ai danni di un campo estivo dell’Unrwa a Gaza, mentre la distruzione del centro ricreativo di Beit Hanoun è passato pressoché inosservato». (da Peacereporter)
L’attesa della Flottiglia è veramente grande, pur nella consapevolezza di quanto sarà difficile che le navi possano davvero arrivare a destinazione. Ecco cosa ha dichiarato il primo ministro palestinese, Ismail Haniye: «L’assedio israeliano a Gaza, in vigore dal 2007, finirà presto anche se lo stato ebraico riuscirà a bloccare la “Flottiglia” al largo delle coste della Striscia».
Ed ancora: «Il significato della Flottiglia è che il mondo intero si oppone all’assedio». «La Flottiglia è un momento storico per la fine dell’assedio. Se Israele impedirà alle navi di arrivare a Gaza, sarà un vero scandalo mediatico internazionale, e incoraggerà ancora più flottiglie a rompere l’assedio».
Vedremo gli sviluppi delle prossime ore, ma la crescita della solidarietà con Gaza assediata è sotto gli occhi di tutti. Ed Israele questa volta è davvero in difficoltà.
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UN’AZIONE DI GUERRA, UN CRIMINE CONTRO L’UMANITA’
Lunedì 31 Maggio 2010 09:04
Una strage deliberata per fermare la crescente solidarietà con Gaza
Siamo di fronte ad una strage. Una strage – al momento il bilancio delle vittime parla di 20 morti – che va ben al di là di quanto ci si poteva aspettare. Il blocco israeliano era stato annunciato, l’azione di commando per dirottare le navi della Freedom Flotilla era prevedibile, la strage no.
Si è trattato infatti di una strage cercata, voluta deliberatamente per fermare la crescente solidarietà con Gaza e con il popolo palestinese, studiata anche per colpire in maniera mirata la Turchia.
Da questo punto di vista si tratta di una vera e propria azione di guerra, compiuta peraltro in acque internazionali, in spregio ad ogni norma del diritto internazionale.
Vedremo nelle prossime ore la reazione in Palestina, quella in Turchia (il cui governo è riunito in seduta d’emergenza) e nel mondo intero.
Forte si preannuncia l’azione della comunità arabo-palestinese che vive in Israele. Tra l’altro pare che nell’attacco israeliano sia stato ferito gravemente lo sceicco Raed Salah, presidente del Movimento Islamico nei territori occupati nel 1948.
Mentre scriviamo, apprendiamo dai nostri compagni presenti alla Conferenza di Haifa per il Diritto al Ritorno che si stanno dirigendo insieme a centinaia di persone verso il porto per tenervi una manifestazione. E’ infatti ad Haifa – per evitare il porto di Ashod dove sono presenti i media internazionali – che sono state dirottate le navi della Flottiglia.
Da Damasco la prima reazione di Hamas: «L’attacco israeliano contro il più grande convoglio umanitario destinato alla Striscia di Gaza è un crimine contro l’umanità. Le incursioni con cui sono stati presi di mira attivisti internazionali, i morti e i feriti che Israele ha deliberatamente causato, sono reati gravissimi».
«Gli occupanti sionisti sono totalmente responsabili per quanto è accaduto e l’attacco ha voluto colpire dei civili impegnati in una missione di pace per alleviare le sofferenze della popolazione di Gaza. Se il mondo resterà silente davanti all’accaduto, e a quanto sta avvenendo in queste ore, allora Israele sarà ancor più determinato nel continuare a lasciare perire il nostro popolo assediato».
Hamas, che ha invitato a protestare davanti a tutte le ambasciate israeliane nel mondo, chiede che «la comunità internazionale prenda i giusti provvedimenti imputando a Israele la piena responsabilità di quest’azione di pirateria in acque internazionali».
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MANDIAMO A CASA FRATTINI E MANTICA!
Lunedì 31 Maggio 2010 13:18
Condannare e isolare Israele come “Stato canaglia”!
Partecipiamo tutti alla manifestazione di Roma che si svolgerà oggi, 31 maggio, a Piazza S. Marco, alle ore 17,00.
In risposta al sanguinoso blitz compiuto questa notte dalle truppe speciali israeliane contro la flottiglia che stava portando aiuti alla popolazione di Gaza, sono in corso decine di manifestazioni di protesta in svariate capitali europee e mediorientali. Oltre alla Turchia, che ha dichiarato che l’azione sionista avrà conseguenze incalcolabili, numerosi governi europei, per non parlare di quelli arabi, hanno richiamato ufficialmente gli ambasciatori israeliani ed espresso dure condanne del massacro compiuto ai danni di cittadini europei ed arabi inermi e disarmati, colpevoli solo di volere portare aiuti aggirando l’illegale e genocida blocco israeliano contro Gaza.
Davanti alla tragedia, che potrebbe (non abbiamo notizie poiché gli israeliani hanno impedito ogni comunicazione) aver coinvolto anche pacifisti e antimperialisti italiani, il governo tricolore si è immediatamente distinto per il suo scandaloso avallo all’attacco israeliano.
Non è stato richiamato l’ambasciatore israeliano.
Frattini Franco, il ministro-bamboccio, ha saputo solo dire che “serve un’inchiesta”!
Mantica Alfredo, sottosegretario agli esteri, ex-missino e ora berlusconiano, ha fatto però le sue veci.
Ecco la sua scandalosa dichiarazione diffusa dalle agenzie alle ore 10:49
Mantica: “Pensavano Israele non avrebbe reagito?”
“Non ho ancora elementi sufficienti per capire cosa sia successo ma la questione era nota da giorni. Questa vicenda si può classificare come una voluta provocazione: aveva un fine preciso, politico”. Così Alfredo Mantica, sottosegretario agli Esteri, commenta l’assalto di Israele alle navi dirette a Gaza. “Possiamo discutere sulla reazione israeliana – osserva – ma pensare che tutto avvenisse senza una reazione di una qualche natura era una dilettantesca interpretazione di chi ha provocato questa vicenda. Credo che in operazioni di guerra così delicate queste azioni spettacolari servano solo a peggiorare la situazione e a rendere ancora più impraticabile la strada del dialogo”. “Mi pare – prosegue Mantica – che sia in atto una voluta provocazione per vedere fino a che punto Israele reagisce. Poi, sul merito della reazione israeliana, non do giudizi perchè ancora non conosco bene i fatti ma sperare che Israele non reagisse era un’illusione. Il principio della rappresaglia israeliana – conclude – è un principio conosciuto nel mondo».
Si tratta di affermazioni gravissime, che mentre denunciano la sudditanza del governo italiano verso uno Stato canaglia e addirittura il dissenso verso la pur timida condanna espressa dall’Unione Europea, prefigurano un vero e proprio attentato alla Costituzione, se non addirittura il reato di collusione col terrorismo internazionale. La cosiddetta opposizione parlamentare – che per ora (specie il Pd) ha tenuto un profilo ponziopilatesco – è tenuta, se possiede ancora un minimo di dignità politica e morale, a chiedere le dimissioni di Frattini e Mantica.
Viva la Freedom Flotilla!
Solidarietà col popolo e la Resistenza palestinesi!
Porre fine al blocco israeliano di Gaza!
Condannare Israele come Stato terrorista!
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ISRAELE E’ UNO STATO CRIMINALE
Lunedì 31 Maggio 2010 20:32
Dopo la strage, il sequestro degli altri attivisti della Freedom Flotilla
Manifestazioni in tutto il mondo – Ottimo successo di quella di Roma
Proviamo a fare il punto della situazione a quasi 24 ore dall’inizio dell’attacco israeliano.
Innanzitutto, cosa sta succedendo agli attivisti della Flottiglia sequestrati da Israele?
Nessuno lo sa con precisione. Quel che è certo è che non è possibile parlare con loro. Cellulari e satellitari sono stati evidentemente sequestrati.
Pare che tutte le navi siano arrivate nel porto israeliano di Ashod, nel sud del paese. La notizia secondo cui si stavano dirigendo verso Haifa era evidentemente un diversivo per rendere più incerta l’effettiva destinazione.
Il porto di Ashod è stato dichiarato zona militare, e come tale interdetto alla stampa. Le forze israeliane hanno trasferito gli attivisti internazionali nella prigione di al-Khiyam. Riportiamo, da Infopal, quanto ha dichiarato Riyadh al-Ashqar, direttore dell’ufficio stampa del Comitato nazionale Supremo di sostegno ai prigionieri: «Gli occupanti hanno intenzionalmente trascinato la Flotta delle navi della libertà al porto di Ashdod, imprigionando i passeggeri di diverse nazionalità che si trovavano a bordo delle navi nella prigione n. 26, che è stata attrezzata a tale scopo due settimane fa: una grande sezione di tende preparate per sequestrare oltre 700 sostenitori». Al-Ashqar ha poi detto che le squadre dell’intelligence israeliana li stanno ora interrogando e che c’è da temere il ricorso alla tortura.
Su questo sequestro di massa in troppi tacciono, a partire dal vergognoso governo italiano, che sembra non aver niente da dire neppure sul trattamento riservato ai propri cittadini facenti parte della missione umanitaria.
I familiari di Angela Lano, direttrice di Infopal, hanno giustamente deciso di denunciare il fatto che: «la Farnesina e l’Ambasciata d’Italia in Israele non sono in possesso di informazioni al riguardo». «I cittadini italiani a bordo della Freedom Flotilla sono pertanto “spariti” a tutti gli effetti». «Israele si rifiuta inoltre di fornire la nazionalità dei sequestrati, pertanto le stesse ambasciate in Israele non possono comunicare alcuna informazione precisa al riguardo».
Israele continua dunque nella sulla linea della durezza estrema. Una conferma che quello di questa notte non è stato un “incidente”, bensì un attacco deliberato, figlio di una cultura che si pensa superiore alle altre e, soprattutto, di una precisa scelta politica: quella di gettare benzina sul fuoco dell’intera situazione mediorientale.
Oggi si sono tenute importanti manifestazioni in ogni angolo del mondo. E’ stata una prima risposta a caldo che possiamo giudicare positivamente. Il presidio che si è tenuto a Roma nel tardo pomeriggio è pienamente riuscito e, vista l’ottima partecipazione, si è trasformato in un corteo che ha raggiunto Piazza Montecitorio dove i manifestanti hanno gridato “Vergogna! Vergogna!” all’indirizzo del governo e di una classe politica largamente filo-sionista.
Domani sciopereranno gli arabi residenti nei confini israeliani del 1948. Si attende una grande partecipazione e si annuncia una giornata particolarmente calda.
Ma particolarmente importanti saranno anche due riunioni che si terranno nelle prossime ore. Quella del Consiglio di sicurezza dell’Onu che si terrà stasera, nella quale vedremo a quali artifici si vorrà ricorrere per attenuare i termini della condanna dell’azione banditesca di Israele; quella della Nato, prevista per domani e richiesta dalla Turchia quale Stato membro.
Quest’ultima riunione si presenta per alcuni aspetti ancora più interessante di quella dell’Onu. La Turchia potrebbe infatti chiedere di considerare l’azione di Israele come un attacco ad uno Stato membro. Una situazione piuttosto paradossale, che vedrebbe gli Usa costretti a difendere un alleato non appartenente alla Nato contro un componente dell’Alleanza stessa.
Un bel segnale del rimescolamento delle carte che si profila all’orizzonte. A volte la diplomazia riesce a smussare anche gli scontri più aspri, ma questa volta sarà ben difficile che possa farcela.
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UNA VERGOGNA CHIAMATA ONU
Martedì 01 Giugno 2010 12:47
Ci chiedevamo ieri a quale formula astrusa sarebbe ricorso il Consiglio di sicurezza dell’Onu pur di attenuare la condanna dell’azione banditesca di Israele.
Ebbene, la risposta è arrivata questa mattina: l’Onu «condanna gli atti che hanno avuto come esito la perdita di vite di civili».
Insomma, c’è stata una strage ma manca il nome del responsabile.
C’erano forse altre navi militari nel tratto di mare in cui il massacro è avvenuto? Non è stato proprio lo stesso governo israeliano a rivendicare la propria azione assassina?
E non è forse acclarato che l’attacco è avvenuto in acque internazionali? Perché nessuna condanna di questa clamorosa violazione del diritto internazionale, anch’essa rivendicata dai criminali israeliani?
Per l’ennesima volta gli Stati Uniti, al di là delle divergenze tattiche e contingenti con Israele, hanno imposto la loro legge al Palazzo di vetro. Se tutto ciò non stupisce, tanta arroganza di fronte all’evidenza dei fatti chiarisce almeno quale sia la reale politica mediorientale di Barack Obama.
E che dire della vicenda delle centinaia di attivisti sequestrati ed imprigionati ad Ashod? E’ vero, l’Onu ne ha richiesto il rilascio, ma senza esprimere una chiara condanna di Israele.
Non siamo di fronte, anche in questo caso, ad un’azione brigantesca? Come qualificare diversamente la cattura di civili inermi in acque internazionali?
Domande ingenue? Forse, ma domande che non bisogna stancarsi di porre.
Quel che vale per l’Onu vale ovviamente per l’indecente governo italiano, quello che – come abbiamo sottolineato ieri – si è distinto come il più filo-sionista tra quelli europei.
Questa mattina il ministro degli esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha dichiarato che si consulterà con il collega Frattini, ricordando che «tra i prigionieri ci sono anche degli italiani di cui non si sa più nulla»… Insomma, per rammentare all’abbronzato ministro il sequestro di diversi cittadini italiani, c’è stato bisogno di una telefonata da Ankara…
Per quanto riguarda Angela Lano, la sua famiglia ha fatto sapere (citiamo da Infopal) che: «l’Unità di Crisi della Farnesina ha comunicato che sta bene ed è in stato di fermo da parte delle autorità israeliane, in un luogo imprecisato». E gli altri?
Quel che si sa è che delle 686 persone a bordo della Freedom Flotilla, 643 sono in stato di arresto, mentre altre 43 sono in procinto di essere espulse.
La maggioranza dei partecipanti alla Flottiglia ha infatti rifiutato l’espulsione, negando così qualsivoglia legittimità all’azione di Israele.
Ad Angela, ed a tutti gli altri attivisti arrestati, va la nostra solidarietà ed il nostro sostegno.