Affrontare i problemi è l’unico modo noto di risolverli. Discuterne apertamente è il modo migliore per affrontarli.

Come noto, la Freedom Flotilla 2 prenderà il mare in direzione di Gaza nella seconda metà di giugno. Dunque ormai ci siamo. Quasi un anno di lavoro giunge alla sua fase decisiva. Il successo dell’iniziativa dipenderà da molti fattori, tra questi saranno fondamentali la chiarezza e la determinazione politica. Chiarezza e determinazione non solo nel sostegno alla causa palestinese, ma anche alla resistenza contro l’occupazione sionista. Ed è proprio per contribuire al pieno successo della Flottiglia 2011, che riteniamo utile affrontare alcuni problemi politici emersi in quest’ultima fase. Del resto, affrontarli è l’unico modo per risolverli, e discuterne apertamente è il modo migliore per venirne a capo.

E’ dal luglio 2010 che il Campo Antimperialista è pienamente impegnato nel lavoro di preparazione della Freedom Flotilla 2 (FF2). Fin dalla sua costituzione abbiamo fatto parte del coordinamento nazionale italiano. Al pari delle altre componenti della coalizione abbiamo promosso incontri pubblici, assemblee, iniziative di propaganda ed attività di raccolta fondi. Del resto, da sempre siamo stati in prima fila nell’azione politica contro l’assedio di Gaza, basti ricordare che fummo i promotori del primo appello “Gaza vivrà” (settembre 2007) che riscosse un notevole successo di adesioni.

Fin dall’estate scorsa abbiamo dovuto contrastare i tentativi di boicottaggio della FF2 provenienti da alcuni settori della sinistra “politicamente corretta”. Quelli, per intenderci, che storcono la bocca solo a sentir parlare di Hamas, che si dicono per la Palestina ma che snobbano la resistenza e che in alcuni casi non fanno certo mistero della loro islamofobia. E’ stato questo, ad esempio, il caso di alcuni esponenti della Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese, che lavorando un po’ allo scoperto, un po’ con la diffamazione hanno cercato di ostacolare la FF2 in tutti i modi.

Questi tentativi sono stati sconfitti grazie anche alla compattezza del coordinamento, ma l’impostazione “politicamente corretta”, cioè politicamente disarmata, ha trovato altre vie per emergere.

Arriviamo così ai problemi attuali. Problemi che consistono nella volontà di sfumare il profilo antisionista della nave italiana, emarginando contestualmente la componente antimperialista e quella delle comunità palestinesi e musulmane. Come si manifesta questo tentativo di emarginazione è presto detto: col veto a far salire a bordo della nave esponenti di spicco del movimento di solidarietà alla Resistenza palestinese . C’è insomma una tendenza – presente anche in certi settori della coalizione internazionale – a far scomparire la matrice antisionista della FF2, ciò che non solo a noi pare un cedimento agli ambienti dominanti che stabiliscono un segno di equipollenza tra l’antisionismo e l’antisemitismo.

Per quanto ci riguarda questa tendenza va battuta. Nuoce alla causa palestinese e nuoce anche a chi l’accetta credendo di poterla controllare.
Sia chiaro, noi del Campo Antimperialista siamo sempre stati favorevoli all’allargamento delle adesioni, così come siamo ben favorevoli a lavorare – che è poi quello che abbiamo fatto in questi mesi nel coordinamento e fuori – in maniera unitaria, su una base comune, assieme a componenti che esprimono visioni generali diverse dalla nostra. Del resto, i fronti e le coalizioni si costruiscono necessariamente tra diversi.
Quello che invece non accettiamo e non accetteremo mai è la pretesa di far scomparire la componente antimperialista, antisionista ed a sostegno delle resistenze.

Abbassare il profilo della FF2, imbarcare una delegazione “politicamente corretta”, non è soltanto inaccettabile, il che è ovvio; è anche totalmente sbagliato dal punto di vista delle prospettive future del movimento a sostegno della causa palestinese.

Quale sia il nodo politico ce lo dicono i nostri avversari, che alla fine sanno usare un argomento e soltanto quello. Qual è questo “argomento”? Che a Gaza governa Hamas ed Hamas è un’«organizzazione terroristica» sulle liste nere americana ed europea.
Si può rispondere a questo argomento facendo finta che non ci riguardi? Noi pensiamo che sia assurdo, peggio opportunistico ed in definitiva ridicolo oltre che controproducente.

Noi non pretendiamo certo che tutta la coalizione abbia le stesse opinioni sulla situazione palestinese. Sarebbe assolutamente sbagliato. Ma pensiamo anche che all’argomento di cui sopra si debba rispondere in maniera chiara ed aderente alla realtà. Come abbiamo scritto recentemente, «Hamas è la principale organizzazione della legittima resistenza contro l’occupazione della Palestina. Hamas ha vinto regolarmente ed in maniera nettissima le elezioni legislative del 2006. Le ha vinte in tutti i territori occupati da Israele nel 1967, dunque anche in Cisgiordania e non soltanto a Gaza. Hamas governa dunque più che legittimamente e gode tutt’oggi – nonostante le tremende condizioni di assedio – del sostegno della maggioranza della popolazione».

Non tutta la coalizione può condividere queste affermazioni? D’accordo, ma che addirittura si voglia marginalizzare chi le sostiene, chi cioè è più vicino al comune sentire della popolazione palestinese, questo non potrà mai passare. L’assedio di Gaza è quanto mai violento e disumano non solo per le privazioni materiali che provoca, ma anche perché mirato al rovesciamento dell’esito di una competizione elettorale democratica.

A chi ci parla di Hamas, dobbiamo rispondere non con la «apoliticità» (sic!), come qualche irresponsabile è giunto a sostenere, ma dicendo che sono le «liste nere» dell’imperialismo a dover essere cancellate. Se oggi l’accordo del Cairo tra Hamas e Fatah apre nuove prospettive alla lotta di liberazione, questo lo si deve anzitutto alla tenacia – che certo non esclude errori – con la quale il Movimento di Resistenza Islamica ha saputo resistere in questi anni.

Come ognuno può facilmente comprendere i problemi sono squisitamente politici, e se ci vediamo costretti a sollevarli è perché altri preferiscono purtroppo, per effimeri vantaggi, occultarli. Tenere fermi la solidarietà alla Resistenza palestinese (non solo ad una astratta “causa”), la condanna dell’islamofobia e quindi del sionismo come teoria e pratica razziste e colonialiste, sono questioni di principio che riguardano tutto il movimento di sostegno alla lotta di liberazione del popolo palestinese.

Noi siamo con la Freedom Flotilla 2, per il suo pieno successo. Proprio per questo denunciamo i pericoli contenuti in una linea di basso profilo che reputiamo sbagliata e controproducente. E’ con questo spirito, unitario ma determinato, che saremo comunque con e sulla FF2.

Sinceri auguri di buon lavoro a tutti, anche a chi la pensa in maniera diversa dalla nostra!