Mission impossible?

Che la Freedom Flotilla 2 costituisca una grana per Israele e per i suoi potenti alleati internazionali non è un mistero. E’ quindi facilmente immaginabile quanto potenti siano le pressioni politiche e diplomatiche sulle autorità greche. Non c’è stato fino ad oggi alcun atto di divieto ufficiale da parte del governo Papandreu alla partenza dai suoi porti delle navi della FF2. Tuttavia è evidente che dietro al silenzio ufficiale sulla Flottiglia, si cela la volontà di non farla salpare per Gaza.

I nostri lettori avranno già letto dei sabotaggi ad almeno due navi. Non si tratta solo di questi “dispetti”, che comunque, mettendo fuori uso due imbarcazioni creano alla missione difficoltà logistiche e tecniche enormi. Per poter avere il semaforo verde alla partenza ogni imbarcazione abbisogna di specifiche autorizzazioni da parte delle autorità portuali, tra cui il corrispettivo delle capitanerie di porto, le quali fanno riferimento al Ministero degli interni. Da giorni vengono sollevati numerosi cavilli, amministrativi, sanitari, assicurativi.

Le motonavi vengono ispezionate e gli addetti scoprono, o per meglio dire si inventano, irregolarità di vario tipo, non solo quelle che trasportano i militanti, ma pure a quella che dovrebbe trasportare il cemento. La tattica è chiara: prendere tempo allo scopo di stancarci, di innervosirci, forse sperando che prima o poi si spenga la fiaccola della solidarietà e che si svuotino le tasche dei singoli militanti che son qui di tasca loro, e che già adesso devono centellinare nelle spese per resistere più a lungo possibile. E se le autorità greche la tirassero per le lunghe? In quanti avrebbero la possibilità di resistere un giorno in più di queste ultime?

Malgrado il morale sia alto, tutti partecipino alle riunioni, facciano i turni di guardia alle navi, quest’attesa è francamente demoralizzante. E se alla fine di questo tira e molla ci venisse formalmente impedito di salpare? La mia personale impressione è che questo esito sciagurato sia quello più probabile. Se fosse così diventa evidente la ragione di questa tattica dilatoria: fare in modo di indebolirci al fine di impedirci di dare una risposta dura all’eventuale interdizione.

Siamo già sparpagliati su diverse località della Grecia, l’attenzione mediatica va già scemando. Che risposta potremmo mettere in campo se dopo quest’attesa arrivasse un diniego formale? C’è da sperare che si mobiliti l’opinione pubblica greca, anzitutto la sinistra solidale con la causa antimperialista.

Quanto forte potrà essere la reazione? Questa è un’altra incognita. In questo paese la durissima crisi economica non è un fenomeno che aleggia nell’aria, la senti fisicamente discutendo con la gente, è una cappa pesantissima. La Palestina appare molto lontana. E sbaglia chi pensa che il paese sia in preda ad una crisi rivoluzionaria. Fatto salvo lo zoccolo duro di chi da due anni ormai si mobilita, come per lo sciopero generale conclusosi ieri e durato 48 ore, prevale tra i greci la demoralizzazione, il disincanto, un fatalismo triste. E man mano che ci si allontana da Atene, scema l’onda d’urto della protesta sociale.

Un clima generale, insomma, che aiuta gli apparati di sicurezza e di intelligence greci, che vogliono impedire la partenza della FF2, visto che Papandreu è in tutt’altre incombenze affaccendato. Non si deve dimenticare che la Grecia fa parte della NATO, e che attraverso la NATO la Grecia è alleata di Israele. Se ha ceduto Erdogan (con un Pil che cresce all’8% annuo e con un governo forte del 50% dei voti) alle pressioni sioniste e imperialiste, quante possibilità ci sono che la piccola e malandata Grecia resista? Ognuno si dia la risposta.

Sappiamo che in vari paesi d’Europa il movimento di solidarietà con la Palestina oggi ha svolto presidi sotto le ambasciate e i consolati greci, allo scopo di mettere il fiato sul collo al governo di Atene. Iniziative giustissime, che speriamo sortiscano l’effetto di sbloccare la situazione, affinché la FF2 parta per Gaza prima possibile, prima che cali su di essa il silenzio, prima che la snervante attesa, come un implacabile assedio, prenda tutti i militanti per stanchezza.

Se la FF2 alla fine salperà, tutta la FF2 non solo le imbarcazioni meno sgradite al nemico, sarà un successo grandioso, il cui merito andrà ascritto agli organizzatori e a tutti i coraggiosi militanti e attivisti. In caso contrario, in caso di sconfitta, nessuno potrà evitare di tirare un bilancio, e mettere in luce gli errori commessi.

 

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