Arrestato il comandante della Audacity of Hope

Come noto, il governo Papandreu  ha bloccato  tutte le 10 navi della Freedom Flotilla presenti in Grecia. A differenza di altre volte il blocco non riguarda quindi questa o quella nave, magari fermata con i più disparati pretesti burocratici. Questa volta il blocco è dichiaratamente politico, ed ha l’appoggio degli Usa, dell’Unione Europea e della stessa Russia.

Ieri, la nave americana della FF2 Audacity of Hope (foto) ha provato a forzare il blocco salpando dal porto di Atene, ma è stata immediatamente fermata dalla guardia costiera, mentre il suo comandante, John Klusmer, è stato addirittura arrestato. Pare gli vengano contestati due reati – non si sa quali – e che debba comparire in tribunale domani.

Giustamente, i responsabili della Freedom Flotilla stanno cercando di mettere in campo tutte le iniziative per denunciare quello che viene definito come «un assedio illegale nelle acque greche». Una di queste sarà probabilmente un’azione legale contro la decisione del blocco, una decisione chiaramente illegittima ed oltretutto motivata in base all’articolo 128 del Codice Navale ellenico che si riferisce a «situazioni di guerra o di gravi crisi internazionali».

Queste azioni sono doverose, come doverose sono le proteste contro il governo Papandreu, ma l’obiettivo della rimozione del blocco trova contro non solo il governo greco, peraltro immerso nella gravissima crisi del debito sovrano che attanaglia il paese. In realtà i veri nemici della Freedom Flotilla sono ben altri, sono coloro che hanno chiesto ed in certo senso imposto alla Grecia la decisione del blocco.

Si tratta ovviamente di Israele, degli Stati Uniti, dell’Unione Europea, ma non solo. E’ di ieri la dichiarazione del cosiddetto «quartetto» sul Medio Oriente (Stati Uniti, Unione Europea, Russia, Onu) apertamente contro la Flottiglia. Il «quartetto» ha chiesto a tutti i governi interessati di scoraggiare la partenza delle navi, con la motivazione che la Flottiglia oltre a «mettere in pericolo i suoi partecipanti», potrebbe provocare «un’escalation». Esattamente le stesse parole usate qualche tempo fa da Ban Ki Moon.

Inutile dire che, con questo schieramento di fronte, il blocco greco – che è evidentemente solo l’ultimo anello di una catena di comando che da Usa/Israele coinvolge la Nato con l’assenso russo – non potrà essere certo rimosso con le iniziative di questi giorni. La situazione che si è creata è il frutto della manovra a tenaglia avviata da Israele, con il pieno appoggio americano, già da diversi mesi. Una manovra che ha avuto nel dietrofront turco il punto di snodo decisivo.

In questo momento tutto il nostro sostegno va ai militanti presenti in Grecia ed alle loro azioni di protesta, ma non possiamo fare a meno di pensare a quanto sia stata sbagliata, inutile ed alla fine controproducente la linea del «basso profilo», del «politicamente corretto». Quella linea che ha portato qualche disgraziato di casa nostra a difendere la giornalista israeliana Amira Hass (vedi articolo) nel mentre si faceva strumento della campagna criminalizzatrice di Israele contro alcuni dei più importanti organizzatori della Flottiglia. Se qualcuno pensava in quel modo di avere il via libera per Gaza si è clamorosamente sbagliato.