Più di 7.000 prigionieri politici affollano le carceri della Colombia. Essi vivono, in molti casi, in situazioni drammatiche. Questo è quanto ha denunciato l’avvocato colombiano Ramiro Orjuela (foto) durante il suo soggiorno in Svizzera nell’ambito di un tour continentale.
Professore universitario e avvocato di detenuti politici, Orjuela coordina la difesa, tra gli altri, del giornalista svedese-colombiano Joaquín Pérez Becerra, il cui arresto e la rapida estradizione da Caracas a Bogotà nell’ultima settimana di aprile di quest’anno, sono stati in gran parte mediatizzati.
“La situazione delle persone detenute per motivi politici o di coscienza è una tragedia nascosta dai grandi mezzi di comunicazione nel mio paese”, sottolinea Orjuela durante una recente sosta a Berna.
Nella seconda metà di giugno l’avvocato colombiano ha visitato Svezia, Germania, Belgio, Svizzera e Spagna. Ha incontrato personalità politiche, la comunità colombiana di espatriati, parlamentari europei a Bruxelles così come funzionari di organizzazioni internazionali ed enti riconosciuti come il Consiglio Mondiale delle Chiese a Ginevra.
“Caso unico in America Latina”
Il numero dei prigionieri politici e le loro condizioni di detenzione “descrivono una delle peggiori situazioni in America Latina e in tutto il mondo”, sottolinea il difensore dei diritti umani.
Molti di loro sono contadini, operai, studenti, sindacalisti, leader sociali o associativi. Tuttavia, lo Stato, per penalizzarli, “li accusa di essere guerriglieri. Nel mio paese, qualunque voce di opposizione è criminalizzata, specialmente se appartiene a movimenti sociali”, dice.
Le condizioni carcerarie in molti centri penitenziari, secondo Orjuela, aumentano il dramma delle “migliaia di giovani, donne e anziani che le devono sopportare”.
E la lista degli abusi, secondo l’avvocato, è lunga. Tutto inizia già con gli ostacoli e i complessi meccanismi per complicare i procedimenti legali. “In Colombia è un luogo comune, per esempio, ricorrere al pagamento di falsi testimoni o usare prove false. Come nel caso esemplare di David Ravelo, leader sociale dei diritti umani del Magdalena Medio, accusato una prima volta di essere guerrigliero delle FARC. Rilasciato 27 mesi più tardi è stato di nuovo arrestato, questa volta utilizzando come pretesto le testimonianze di ex-paramilitari”.
Continuando la sua riflessione, Orjuela esemplifica un’altra delle condizioni abusive che danno un tocco di drammaticità alle prigioni: regime quotidiano disumano, trasferimento dei detenuti a migliaia di chilometri dal loro luogo originario di residenza, impossibilità di poter ricevere visite dai loro familiari a causa della distanza e l’insicurezza economica di molte delle famiglie dei detenuti…
La sinistra Valledupar
“E’ il caso, ad esempio, della prigione di Valledupar, nel Dipartimento di Cesar, che ha riunito diverse centinaia di prigionieri provenienti da regioni lontane, fino ad un migliaio di chilometri o più, cosa che rende quasi impossibile esercitare veramente il diritto di visita”, spiega.
La situazione che vivono i detenuti di questo centro penitenziario è stato denunciato di recente da prestigiose organizzazioni internazionali.
L’Organizzazione Mondiale contro la Tortura (OMCT), con la sua sede internazionale a Ginevra, ha reso pubblica una lettera inviata lo scorso maggio al presidente argentino Juan Manuel Santos, sottolineando la “seria preoccupazione per le deplorevoli condizioni di detenzione e dell’integrità personale dei prigionieri” di Valledupar.
Nella lettera-documento, l’OMCT ha chiesto l’intervento dell’esecutivo affinché prenda misure immediate per “garantire la sicurezza, l’integrità fisica e psicologica” dei detenuti … e perchè si superino “le attuali condizioni di detenzione, che possono essere classificate come inumane e costituiscono un trattamento crudele e degradante … La restrizione di acqua potabile sarebbe stata usata come punizione nei confronti dei detenuti”…
La lettera, inviata il 18 maggio affermava che “… per quasi 15 giorni, vi è una totale mancanza di acqua potabile nella prigione, che si trova in una regione di clima caldo con temperature superiori ai 35 gradi”.
Il documento dell’OMTC denunciava “…percosse violente con bastoni, pugni e calci… così come aggressioni con gas lacrimogeni lanciati contro le celle” di alcuni detenuti durante il sonno.
Il caso Perez Becerra
Il giornalista svedese di origine colombiana, Joaquín Pérez Becerra dirige dalla fine degli anni novanta l’agenzia alternativa ANNCOL (Agenzia di Notizie Nuova Colombia), con sede in Svezia. L’ANNCOL è accusata dalle autorità del paese sudamericano di far parte del fronte internazionale della guerriglia, cosa che il giornale ha negato ripetutamente.
Lo scorso 23 aprile all’atterraggio a Caracas proveniente da Stoccolma, Pérez Becerra è stato arrestato nell’aeroporto stesso, posto in isolamento ed estradato in meno di 48 ore verso Bogotà, dov’è ancora detenuto.
“Sfortunatamente la sua situazione giuridica si è impantanata a causa delle interferenze del potere esecutivo nel potere giudiziario, soprattutto in Procura. Il governo ha detto che Pérez Becerra è il comandante delle FARC”, spiega Ramiro Orjuela.
Sulla base dell’atto d’accusa, sostiene, i presunti dati trovati nel computer del leader guerrigliero Raul Reyes. “Tuttavia in altri procedimenti legali la Corte Suprema di Giustizia della Colombia ha respinto il valore di tali elementi di prova, ritenendoli illegali per la forma in cui sono stati ottenuti”, dice l’avvocato.
“Giuridicamente, la detenzione del mio cliente è debole … Ma in Colombia, tutto può succedere. Possono pagare testimoni per creare nuove accuse. Possono tirar fuori altre prove non si sa dove. Sono convinto che la Procura farà delle manovre per impedire che si faccia realmente giustizia e si ordini il rilascio del giornalista svedese”, sottolinea.
Una situazione complessa, “poiché non vi è alcuna base giuridica per l’arresto ed è un caso eminentemente politico Risultato di un atto illegale delle autorità venezuelane che violando le leggi di quel paese e le convenzioni internazionali estradarono Pérez Becerra in Colombia”, conclude Orjuela.
Per concessione di Argenpress.info
Fonte: http://www.argenpress.info/2011/06/la-tragedia-oculta-de-las-prisiones.html
URL dell’articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=5315
Tradotto da Alba Canelli