La Siria come parte delle rivolte popolari arabe

La libertà è anti-imperialista, la verità è rivoluzionaria, l’intervento imperialista non è mai giustificato

Dichiarazione della sezione austriaca del Campo Antimperialista

Un nuovo spirito si sta diffondendo nel mondo arabo, prendendo forme diverse di movimenti per la democrazia, per la giustizia sociale e la sovranità nazionale. Anche se in ogni paese i movimenti sono alle prese con specifiche condizioni locali, un nuovo spirito arabo sta nascendo tra le masse popolari, che ancora una volta hanno mostrato un coraggio politico, un senso d’organizzazione e una chiarezza nelle loro richieste, non solo più alti del previsto, ma anche più alti di quelli della maggior parte delle élite d’opposizione fin qui esistite.

Questo spirito costituisce un’autentica minaccia contro i regimi capitalisti compradores della regione, e rappresenta la sfida più seria all’egemonia occidentale nella regione dagli anni ‘60.

Dopo il cruciale cambiamento di carattere conosciuto dalla “primavera democratica” con la ribellione libica, con la trasformazione da movimento di massa pacifico in un conflitto armato tra pezzi del regime accompagnato da un intervento occidentale, lo scoppio delle proteste in Siria aggiunge ulteriore confusione all’interno dello schieramento progressista e anti-imperialista. La situazione è davvero delicata.

In questo contesto, dobbiamo sottolineare quanto segue:

1. La rivolta siriana non può essere osservata in modo isolato, sganciata dagli sviluppi regionali. Essa consiste in un autentico movimento popolare per la libertà e la giustizia sociale, contro un regime capitalista burocratico-mafioso che protegge i mostruosi privilegi dei suoi sodali — il miliardario Rami Makhlouf, cugino di Assad, simboleggia questo sistema. Le richieste popolari, anche se dirette contro un regime sostenitore delle Resistenze antisioniste e antimperialiste, sono dunque legittime. Sul medio termine, solo una sovrana e democratica regione araba che controlli e sviluppi la sua economia basandosi sulle sue proprie forze, sarà in grado di vincere la battaglia  con l’imperialismo e il suo avamposto sionista.

2. Anche se molto simili in quanto tutti capitalistici, i diversi regimi arabi si differenziano tra loro per la rispettiva distanza verso l’Occidente. Ci sono quelli che hanno una dipendenza esistenziale estrema e sono alleati strategici (è il caso dell’Arabia Saudita e della Giordania), e quelli che hanno con l’Occidente un approccio pragmatico e di compromesso “condizionato”, come il Sudan e la Siria. Il regime siriano è stato sempre incluso tra quelli “chiusi”, sostenitore dei movimenti di resistenza allo scopo di consolidare la sua propria forza rispetto ad Israele e all’egemonia occidentale nella regione. L’atteggiamento occidentale versi i movimenti democratici nella regione non dipende solo dalla ostilità verso questi regimi, ma anche dalla capacità di questi di mantenere lo status quo.

3. Perciò è comprensibile che la rivolta popolare siriana contro il regime corrotto e repressivo di Assad, pone le forze antimperialiste in una posizione delicata: da un lato, è indispensabile sostenere le richieste legittime del popolo per la libertà e la giustizia sociale, d’altra parte è imperativo respingere l’intervento occidentale, soprattutto quando è contro uno stato sovrano che fa parte dell’ultimo schieramento regionale di Resistenza realmente esistente. La puntata può essere alta, ma ne vale la pena.

4. Noi, come sezione austriaca del Campo Antimperialista, sosteniamo le richieste di massa e denunciamo la violenza contro i manifestanti pacifici. Questa violenza eccessiva verso i manifestanti non può essere giustificata dal pretesto che il regime siriano sta dalla parte delle Resistenze. Accogliamo con favore l’incontro dell’opposizione siriana svoltosi a Damasco il 26 giugno: la formazione di una opposizione nazionale all’interno del paese e all’interno del movimento popolare è un buon segno, così come è un successo del movimento l’aver costretto il regime a consentire l’incontro.

5. Denunciamo tutti i tentativi dell’Occidente e dei suoi agenti regionali ad intervenire nella rivolta siriana, di utilizzare a proprio uso e consumo, ovvero a fini neo-coloniali, le richieste popolari. Denunciamo la strumentalizzazione della sollevazione siriana da parte delle forze sioniste e filo-imperialiste. La tragedia libica non deve ripetersi!

6. Denunciamo ogni tentativo di militarizzare il conflitto come le infiltrazioni esterne per destabilizzare il paese. Tali attività potranno avere, come effetto, quello di marginalizzare il movimento di massa e di aiutare il regime a sopprimerlo, quindi ad aprire la strada a un intervento straniero. Le minacce turche di creare una “zona di sicurezza” sul suolo siriano può essere spiegata solo in questo contesto.

7. Esortiamo il regime siriano a cessare immediatamente la repressione contro il movimento di protesta e ad accettare le legittime richieste democratiche. Chiediamo un dialogo vero e proprio per fare il primo passo verso un sistema democratico pluralistico, che conservi il posizionamento anti-imperialista della Siria, ma conceda la libertà, la giustizia sociale e apra la porta ad una assemblea costituente.

Libertà, democrazia e diritti umani sono la contraddizione di imperialismo e sionismo!
Per una Siria libera e sovrana e una regione araba unita!
Abbasso l’ordine imperialista degli Stati Uniti!

Campo Antimperialista (sezione austriaca)
Vienna, 15 Luglio 2011

traduzione a cura della Redazione