Il congresso del Partito Comunista Operaio della Tunisia
Resoconto del nostro inviato
Tunisi, 23 luglio 2011.
Nel grande Palazzo dello sport di Tunisi diverse migliaia di persone hanno partecipato al primo congresso del PCOT dopo decenni di esistenza sotterranea. E’ stato prima di tutto un evento per mostrare la propria forza e dare un segnale alla società che il PCOT è una opzione politica significativa. Questo scopo è stato certamente raggiunto.
C’è tuttavia da chiedersi se questa ostentazione identitaria non possa anche trasformarsi in un ostacolo per ottenere il consenso più ampio. Mentre il travolgente sostegno alla rivoluzione nella società è innegabile e quindi la richiesta di un’assemblea costituente gode di una chiara maggioranza, non si può certo dire che i simboli comunisti godano della medesima simpatia, tanto meno per la denominazione tipica della corrente internazionale stalinista-Hoxhaista. Non è un caso che alcuni all’interno del partito abbiano proposto di cambiare il nome in Partito dei Lavoratori.
Dopo un programma culturale che non solo ha sottolineato l’eredità comunista, ma anche ripetuto il sostegno alla causa palestinese, è venuto il discorso centrale di Hamma Hammami (foto), il leader del PCOT, ex prigioniero politico e figura ampiamente riconosciuta come fondamentale nella lotta contro la dittatura di Ben Ali. Egli ha toccato i punti centrali del conflitto in corso in Tunisia.
Ha insistito sul fatto che la rivoluzione democratica non può essere soddisfatta se non diventa anche sociale, anti-sionista e anti-imperialista. In verità il movimento ha già preso questa direzione, e non è un caso che i minatori abbiano aperto la strada alla caduta di Ben Ali. Hammami ha ricordato, tuttavia, che le vecchie élites hanno ancora il controllo del sistema e che il vecchio regime finora non è cambiato molto in termini di composizione sociale. I poveri continuano a rimanere poveri.
In realtà, ha detto Hammami, siamo di fronte a un regime controrivoluzionario [quello del Governo provvisorio, Ndr] che cerca di fermare la rivoluzione in tutti i modi. Per esempio, il Governo provvisorio è riluttante a preparare le elezioni per l’assemblea costituente e tacitamente sta anche cercando di far deragliare il processo elettorale. A questo punto Hammami ha chiamato il suo popolo a registrarsi per le elezioni e quindi a contribuire per trasformare l’Assemblea costituente in un organo rivoluzionario.
Nonostante questo sorgono comunque delle domande. Mentre il processo di iscrizione è previsto si chiuda all’inizio di agosto, per il momento solo una piccola percentuale di aventi diritto si è registrata. Certo è possibile votare anche solo mostrando la carta d’identità — così come sia il PCOT che Ennahda chiedono. Ma il regime è probabile che utilizzi questo basso tasso di iscrizione per delegittimare l’assemblea. Alcune persone pensano che il regime voglia addirittura provare a interrompere le elezioni. In queste condizioni la semplice tenuta delle elezioni con una forte partecipazione popolare sarebbe un atto di prosecuzione della rivoluzione. Per raggiungere questo obiettivo, una collaborazione con le forze islamiche che vogliono che l’Assemblea prenda forma, sembra necessaria.
Anche se Hammami, nel suo discorso, ha difeso Ennahda dalle accuse del regime di essere dietro alcuni episodi di violenza, egli si è tuttavia vivamente scagliato contro gli islamici di Ennahda sulla questione dello Stato islamico e della Sharia. Considerato il fatto che Ennahda ha abbracciato la tesi dello Stato democratico e quindi l’idea che la sovranità legislativa spetti al popolo, gli attacchi di Hammami sembrano riecheggiare i sentimenti di un certo radicalismo laicista e antislamico — che a quanto pare sono forti anche tra la base del PCOT. Ma oggi questo fa il gioco del vecchio regime, che tenta, come ai tempi di Ben Alì, di accreditarsi e di presentare se stesso come il paladino dello stato laico. In realtà il principale pericolo per l’Assemblea costituente e la continuità della rivoluzione è esattamente questo blocco laicista destra-sinistra che potrebbe anche causare l’aborto delle elezioni — non si dimentichi il precedente algerino.
Hammami ha chiuso il suo intervento denunciando l’intervento della Nato in Libia e rifiutando qualsiasi intervento imperialista anche sotto le mentite spoglie arabe. Ha poi ribadito il sostegno per la lotta di liberazione della Palestina dal sionismo.