In Colombia un vero «genocidio sindacale»

In seguito allo sciopero indetto a  Puerto Gaitán, nel dipartimento del Meta, affinché la multinazionale spagnola CEPSA rispetti i diritti dei lavoratori, centinaia di affiliati e attivisti dalla USO (Unione Sindacale Operaia, settore petrolchimico) hanno subito minacce di morte, così come i loro familiari. L’intensificazione delle minacce contro i sindacalisti coincide sempre con le mobilitazioni in difesa dei lavoratori. Purtroppo, notoriamente, tali minacce spesso non cadono nel vuoto: la Colombia, infatti, mantiene il triste record di paese in cui sono assassinati ogni anno più sindacalisti al mondo.

Solo nei primi sei mesi del 2011 sono stati assassinati 20 sindacalisti; secondo la CUT, confederazione sindacale colombiana, “in Colombia si commette il 60% degli omicidi di sindacalisti in tutto il mondo”, cosa che rappresenta “una violenza storica, strutturale, sistematica e selettiva”.

Il terrorismo di Stato, dal 1986 ai giorni nostri, è responsabile di un bilancio terrificante: “2778 sindacalisti assassinati, 196 sparizioni forzate ed oltre 1196 fatti di violenza, che costituiscono un genocidio contro il movimento sindacale colombiano”.

Risultano demagogiche e ridicole, pertanto, le affermazioni di chi asserisce che “il governo Santos intende sconfiggere il paramilitarismo”; i gruppi paramilitari, infatti, non sono altro che la manodopera utilizzata dal regime per difendere gli interessi dell’oligarchia e delle multinazionali, a danno del popolo colombiano e dei lavoratori, cui sono negati i più elementari diritti umani e sindacali.

 

da Associazione Nazionale Nuova Colombia