Pubblichiamo qui sotto l’intervento che Danilo Zolo ha inviato ai promotori della manifestazione per la scarcerazione dei tre studenti libici svoltasi a Perugia il 29 luglio scorso.

Cari amici del Comitato per la liberazione dei tre patrioti libici,
sono lieto e onorato di poter esprimere pubblicamente la mia solidarietà con la vostra iniziativa e di denunciare l’illegalità dell’arresto dei tre giovani cittadini libici da parte del governo italiano. Si tratta di un governo che opera da tempo, in Afghanistan come in Libia, in palese violazione del diritto internazionale oltre che della Costituzione italiana.

Gravemente illegale è stata anzitutto la decisione di intervenire con la forza delle armi contro il legittimo governo libico guidato dal leader Moumar Gheddafi, qualunque giudizio si possa esprimere nei confronti della sua politica interna. Per cogliere la grave lesione della Carta delle Nazioni Unite è sufficiente una scorsa alla risoluzione 1973 (del 17 marzo 2011) del Consiglio di Sicurezza con la quale gli Stati Uniti hanno di fatto imposto il “No-Fly Zone” contro la Libia. La violazione della Carta è conclamata, se si tiene presente che il comma 7 dell’art. 2 stabilisce che “nessuna disposizione del presente Statuto autorizza le Nazioni Unite ad intervenire in questioni che appartengono essenzialmente alla competenza interna dello Stato”.

È dunque indiscutibile che la “guerra civile” interna alla Libia non era un evento di competenza del Consiglio di Sicurezza e che non violava il diritto internazionale. Altrettanto può dirsi per la partecipazione italiana alla successiva decisione della NATO di scatenare una guerra vera e propria contro la Libia, pur non avendone la minima competenza politica, né l’autorizzazione giuridica. Infine, non si può non denunciare severamente la decisione del governo italiano di rendersi attivo collaboratore dell’aggressione della NATO mettendo a disposizione le sue basi militari e partecipando ai bombardamenti sulla città di Tripoli.

Ma una seconda ragione che rende criminale l’uccisione di persone innocenti da parte dell’Italia è la violazione della Carta costituzionale italiana. L’art. 11 della Costituzione sostiene che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. L’art. 52 legittima l’uso della forza soltanto in “difesa della patria”, mentre l’art. 78 stabilisce che nel caso dello scoppio di una guerra le Camere devono formalmente deliberare “lo stato di guerra” e attribuire al Governo i poteri necessari.

Se tutto questo ha un fondamento sul terreno del diritto internazionale e del diritto interno, allora è doveroso concludere che i tre giovani libici oggi in carcere hanno diritto ad una immediata liberazione: la loro unica colpa è di essere di nazionalità libica. Ed è altrettanto doveroso sostenere che i massimi esponenti politici italiani, a cominciare dal presidente del consiglio, dal ministro degli esteri e dallo stesso presidente della Repubblica meritano di essere severamente criticati e forse meriterebbero anche di essere destituiti a causa della loro violazione del diritto internazionale. L’iniziativa spetterebbe al Procuratore della Corte penale internazionale – Luis Moreno Ocampo – che invece in tutta fretta ha incriminato Moumar Gheddafi. Ma purtroppo sappiamo che il diritto internazionale è ormai nient’altro che carta straccia macchiata di sangue. Non è il diritto ma il potere delle armi che comanda il mondo, in particolare lo strapotere nucleare degli Stati Uniti d’America.

Nonostante le molte difficoltà, io penso che dobbiamo schierarci energicamente a favore dei giovani patrioti libici che meritano la nostra solidarietà, la nostra stima, il nostro impegno per la loro immediata liberazione.

Danilo Zolo
29 luglio 2011