A quasi cinque mesi dall’inizio dell’aggressione alla Libia, la crisi della strategia della Nato emerge con grande chiarezza. Di questo, e degli sviluppi della guerra nel paese nord-africano, ci parla l’articolo di Stefano D’Andrea (del sito Appelloalpopolo) che pubblichiamo di seguito. 

Mentre le news di La Repubblica, Il Corriere della sera, La Stampa e di tutti gli altri media ufficiali che quotidianamente stupidiscono milioni di italiani tacciono, lo stato libico – l’apparato politico e militare, il popolo e le tribù – sta ridicolizzando i codardi, traditori e criminali stati aggressori e sta per infliggere la sconfitta definitiva ai golpisti.

Qualunque fosse la strategia degli eserciti della NATO che hanno attaccato la Libia, quella strategia, in questi ultimi giorni, sta fallendo e anzi si sta sgretolando. Il dominio dei cieli, senza la volontà di invadere la Libia, si è rivelato totalmente inutile. Tanto minoritari erano i golpisti, che l’idea di condurli a Tripoli spianando ad essi la strada con i bombardamenti si è rivelata impraticabile. Il rapporto tra le forze in campo è tale che i rivoltosi avevano bisogno dell’aviazione della NATO per non essere sconfitti in pochi giorni. Non avevano invece alcun bisogno dell’aviazione straniera per marciare su Tripoli; perché la conquista dell’intero stato libico era fin dal principio completamente al di fuori dei più illusori obiettivi dei rivoltosi. Sarebbe stato come se, grazie all’aiuto dell’aviazione sovietica, verso la fine degli anni settanta, le brigate rosse, con gli uomini, le armi e l’appoggio esterno dei quali disponevano, avessero voluto conquistare il potere in Italia. Lo Stato italiano le avrebbe disintegrate, come la Libia sta disintegrando e disintegrerà le truppe fedeli ai golpisti. Le ultime notizie e immagini che giungono dalla Libia sono illuminanti.

Intanto, non soltanto l’avanzata dei ribelli è stata arrestata – ciò è accaduto già alcuni mesi fa, bensì, già da un paio di settimane, le truppe libiche avevano riconquistato il venti per cento del territorio precedentemente perduto (1). Ciò vuol dire che sul territorio riconquistato i ribelli non godevano dell’appoggio di una minoranza sufficiente della popolazione. Né avevano spie che potessero segnalare i posizionamenti delle truppe Libiche ai viscidi alleati che combattono dall’alto dei cieli. Vuol dire anche che i libici hanno scoperto un modo di attaccare che sfugge alle armi dell’aviazione e rende inutile il dominio dei cieli.

In secondo luogo, uno dei quattro capi dei ribelli è stato ucciso. Al Jazeera il 22 luglio aveva diffuso la notizia che il Generale Abdul Fattah Yunis fosse stato ucciso in battaglia a Brega (2). Ma le cose sembrano essere andate diversamente. Familiari e truppe del generale credono fermamente che quest’ultimo sia stato catturato, torturato e ucciso dai suoi sodali islamisti, i quali si sarebbero vendicati a causa di alcune voci secondo le quali il generale Yunis stava alleandosi di nuovo con l’esercito libico. Tanto più che nella violenta repressione degli islamisti avvenuta nel 1996, il Generale Yunis era ministro degli interni e quindi principale responsabile della strage (3). Può darsi che la versione alla quale credono familiari e truppe del generale sia vera. Può darsi anche che l’esercito libico sia riuscito nell’intento di far diffondere le voci sul cambio di casacca del Generale Younis, di uccidere il Generale traditore e di far credere a familiari e ribelli che il generale sia stato ucciso dai ribelli islamisti (si tratterebbe di un’operazione di guerra e di intelligence geniale e perfettamente riuscita). O può darsi semplicemente che ad uccidere il generale siano stati gli islamisti e che questo evento sia stato acutamente provocato dagli strateghi dell’esercito libico, tramite la diffusione delle voci relative al tradimento del generale Yunis. In ogni caso, familiari e truppe del generale credono alla prima versione. Perciò, durante i funerali del generale, non si è vista sventolare nemmeno una bandiera dei ribelli e anzi il figlio di Yunis, ha gridato alla folla “Vogliamo Muammar indietro! Vogliamo che di nuovo sventoli la bandiera verde”, pregando Gheddafi di tornare a garantire la stabilità (3). La notizia è stata confermata anche dal New York Times (4).

Le truppe del Generale Yunis stanno già combattendo al fianco dell’esercito libico e, considerato il posizionamento, sono ormai la testa di ariete pronta per lo sfondamento. Le ultime notizie, da verificare ma ben presto sapremo in che misura sono vere, addirittura riferiscono che le truppe di Yunis già controllano Benghazi e che l’esercito libico starebbe avanzando verso l’ex roccaforte dei ribelli; persino l’edificio sede del “governo” fantoccio sarebbe stato dato alle fiamme (5).

Nello stesso tempo, la numerosissima tribù dei Werfalla, presente a Benghazi e che aveva potuto rifiutare di schierarsi con i ribelli in ragione del fatto che la maggioranza degli appartenenti alla tribù vive in territori sotto il controllo dell’esercito libico, avrebbe subito l’uccisione di 120 membri, compresi donne e bambini, da parte degli islamisti. Vera o falsa che sia la notizia, e a prescindere dagli eventi che possono aver provocato una condotta tanto suicida da parte dei golpisti islamisti, la tribù dei Werfalla si è sollevata a Beni Walid, dove il 31 luglio Gheddafi, dinanzi ad un’immensa folla osannante, ha tenuto un discorso chiedendo ai membri della tribù di non recarsi a combattere a Benghazi ma di ripulire dai ribelli le zone attorno a Beni Walid (6). Intanto, Abu Bakr Yunis Jaber “Segretario Generale Interno della Commissione per la difesa” di Muammar Gheddafi ha richiamato gli ufficiali, i sottufficiali e i soldati in grado di combattere nella Provincia Orientale (7). Sembra quindi che l’esercito libico stia per lanciare l’attacco definitivo contro i golpisti.

D’altra parte, che Benghazi non sia totalmente controllata dai golpisti sembrerebbe testimoniato da alcune immagini reperibili in rete e relative ad episodi avvenuti il 29 luglio, nelle quali si vedono sostenitori di Gheddafi manifestare per le vie della città (8).

Che farà ora la Nato? Bombarderà il popolo, le milizie tribali e l’esercito libico mentre spazzano via gli ultimi rimasugli delle truppe fedeli ai golpisti? Assicurerà a queste ultime vie di fuga verso le montagne? Abbandonerà gli alleati dopo averli creati (9)? L’evoluzione della situazione sul campo sembra andare in una direzione diversa e ancor più favorevole al Governo, all’esercito e al popolo libico rispetto alla prospettiva segnalata qualche giorno fa da Seif El Islam Gheddafi, nella prima intervista rilasciata a un giornale arabo (10). Non soltanto Gheddafi (padre) rimarrà; non soltanto la Libia non sarà divisa, né in due stati né in due zone di influenza. Le forze della NATO si troveranno davanti all’imbarazzante alternativa: continuare a bombardare senza alcun altro scopo che quello di terrorizzare; invadere la Libia quando tutto il mondo ha compreso che la gran parte del popolo libico sostiene il governo e non i golpisti e quando ormai i golpisti sono stati abbandonati da quella parte di essi (le truppe fedeli al generale Yunis) che non è fondamentalista; oppure fuggire con la coda tra le gambe.

Si profila una pagina meravigliosa nella storia dell’antimperialismo. Anche gli italiani più stupiditi da La Repubblica, Il Corriere della sera , La Stampa, ecc. scopriranno che i vari Napolitano e Berlusconi, Bersani e La Russa, D’Alema e Tremonti, Bossi e Vendola, non soltanto sono violatori della Costituzione (Napolitano, per primo) e della di per sé illegittima risoluzione dell’ONU n. 1973 (La Russa); non soltanto sono ipocriti imperialisti che si prefiggono di voler cancellare i dittatori dal mediterraneo (Vendola) o viscidi traditori di Trattati di pace fra Italia e Libia e di amicizie personali (Berlusconi); non soltanto, tutti insieme, hanno sacrificato, senza alcuna strategia o vantaggi alternativi, gli interessi economici degli italiani in Libia – degli italiani (e quindi non solo dell’ENI), che a migliaia lavoravano in Libia o avrebbero potuto lavorare in Libia e che commerciavano con la Libia; non soltanto sono a capo di nazioni codarde che bombardano senza voler scendere a combattere sul campo. No, a queste già immense colpe della nostra sciagurata classe dirigente va aggiunta la peggiore. Si sono affidati ad un gruppo di golpisti eterogeneo, che andava dal ministro degli interni di Gheddafi – il quale, a suo tempo, represse la rivolta degli islamisti – agli islamisti medesimi e che comprendeva sette di fanatici torturatori, che impalano, sodomizzano e torturano in vario modo. Adesso speriamo soltanto che la nostra classe dirigente, dopo aver autorizzato i bombardamenti del popolo libico e aver sostenuto gruppi di fanatici fondamentalisti, non indossi i panni “umanitaristi” e lasci che il popolo libico tratti i ribelli-golpisti-secessionisti nella maniera che meritano e che è testimoniata da tutti i casi simili della storia (compresa la guerra di secessione che si svolse negli Stati uniti): il medesimo trattamento che dovremmo riservare ai leghisti qualora tentassero la secessione.

Quanto al popolo italiano e alla sua classe politica, quest’ultima ha dimostrato di aver ormai raggiunto livelli talmente bassi e miserabili che comincio ad aver fiducia che tra breve, magari aiutato dalla crisi, il popolo italiano riesca a farla fuori tutta: quella di centrodestra e quella di centrosinistra e soprattutto che il popolo italiano ripudi le idee (comuni) del centrodestra e del centrosinistra. A Dio piacendo, la storia ci sorprenderà.

(1) Maurizio Blondet, Omaggio ai libici che resistono alla NATO, http://www.appelloalpopolo.it/?p=4015 e Michele Paris, Libia, la retromarcia NATO http://www.altrenotizie.org/esteri/4190-libia-la-retromarcia-nato.html
(2) Gilguy, Abdul Fattah Yunis – L’uomo che morì due volte… in 6 giorni, http://gilguysparks.wordpress.com/2011/07/30/abdul-fattah-yunis-luomo-che-mori-due-volte-in-6-giorni/
(3) Gilguy, Abdul Fattah Yunis – L’uomo che morì due volte… in 6 giorni, cit.
(4) http://www.nytimes.com/2011/07/30/world/africa/30libya.html?pagewanted=2&_r=1&sq=Libya%20Yunes%20son%20july%202011&st=cse&scp=1
(5) Gilguy, Aggiornamento: Libya on the ground 01.08.2011 (00:08 a.m.), http://gilguysparks.wordpress.com/2011/08/01/aggiornamento-libya-on-the-ground-01-08-2011-2/
(6) Gilguy, Libya / Benghazi: La sollevazione delle tribù, oggi 31 Luglio 2011 http://gilguysparks.wordpress.com/2011/07/31/libya-benghazi-la-sollevazione-delle-tribu-oggi-31-luglio-2011/
(7) Gilguy, Abu Bakr Yunis Jaber richiama gli ufficiali, i sottufficiali e i soldati in grado di combattere nella Provincia Orientale http://gilguysparks.wordpress.com/2011/08/01/abu-bakr-yunis-jaber-richiama-gli-ufficiali-i-sottufficiali-e-i-soldati-in-grado-di-combattere-nella-provincia-orientale/
(8) http://www.youtube.com/watch?v=JdcT0nJMbbE&feature=share
(9) Seif El Islam Gheddafi, nella prima intervista rilasciata a un giornale arabo, ha dichiarato, senza successivamente essere smentito dalla Francia, e riferendosi ad un episodio accaduto durante le trattative tra governo libico e francesi, che “ Il presidente francese ha detto molto schiettamente al nostro inviato che “siamo noi ad avere creato questo Consiglio e senza il sostegno, i capitali e le armi francesi, esso non esisterebbe neppure”: http://www.eurasia-rivista.org/la-prima-intervista-rilasciata-da-seif-el-islam-gheddafi-a-un-giornale-arabo/10465/
(10) http://www.eurasia-rivista.org/la-prima-intervista-rilasciata-da-seif-el-islam-gheddafi-a-un-giornale-arabo/10465/